Imprese energivore, in Sicilia possibili risparmi per quasi 100 mln - QdS

Imprese energivore, in Sicilia possibili risparmi per quasi 100 mln

Michele Giuliano

Imprese energivore, in Sicilia possibili risparmi per quasi 100 mln

venerdì 01 Settembre 2023

Studio del Cerved analizza l’impatto dei contratti a lungo termine per la fornitura di elettricità. La provincia di Siracusa, con i suoi distretti industriali, tra le aree con i maggiori benefici

PALERMO – Uno strumento che potrebbe permettere alle imprese energivore di risparmiare migliaia e migliaia di euro, oltre che utilizzare fonti di energia rinnovabili e non inquinanti, nell’ottica di una economia che tende alla sostenibilità, battendo tutte le strade possibili in questa direzione. Si tratta dei Ppa, contratti a lungo termine che regolano la fornitura di energia elettrica rinnovabile. A metterne in evidenza pregi e possibilità è uno studio effettuato da Cerved Rating Agency, l’agenzia di rating del Gruppo Cerved, la tech-company particolarmente impegnata nella ricerca di opportunità per una economia più sostenibile.

In Sicilia possibile risparmio di 94,1 milioni di euro in solo un anno

In Sicilia è stato stimato un possibile risparmio di 94,1 milioni di euro in solo un anno. Se si scende ancora più nello specifico, tra le province che ne potrebbero maggiormente beneficiare troviamo Siracusa, che rappresenta, con i suoi distretti industriali, il 2,3% della produzione totale nazionale. L’applicazione di tali forme contrattuali definisce, secondo Cerved, un trend di risparmio a livello nazionale che, nel giro di appena due anni, va da un minimo di un miliardo e mezzo di euro ad un massimo di 4 miliardi, in base all’andamento del mercato dell’energia elettrica, che ad oggi ha raggiunto prezzi importanti che incidono non poco sui bilanci delle imprese.

Il Power purchase agreement (Ppa) è un accordo di fornitura di energia elettrica rinnovabile a prezzi definiti, che permette alle aziende di raggiungere più velocemente gli obiettivi di sostenibilità e di coprirsi, almeno in parte, dall’impatto sui costi energetici delle fluttuazioni dei prezzi di mercato. I Ppa sono ideali, si legge nello studio, per circa lo 0,4% delle aziende italiane, ma che generano 40 miliardi di valore aggiunto (6%), impiegano 450.000 addetti e soprattutto, rappresentano un quinto dei consumi energetici nazionali. Si tratta attualmente di circa 3.715 imprese a livello nazionale che generano attorno ai 40 miliardi di euro di valore aggiunto, concentrate prevalentemente nei settori plastica e imballaggio, materiali da costruzione e metalli. Sono aziende di dimensioni medio-grandi che si concentrano nella parte settentrionale della Penisola ma hanno una presenza significativa anche in alcuni distretti industriali del Sud.

A livello settoriale, il risparmio maggiore in termini assoluti si avrebbe nei metalli (392 milioni di euro in 3 anni), nella chimica (376 milioni) e nella plastica (371), mentre considerando l’incidenza sulla redditività gli effetti più rilevanti si avrebbero nell’agroalimentare (8,9%) e nell’industria casearia e della carne (8,1%), ma anche in quella estrattiva (7,3%) e nella plastica (6,4%). “Nel segmento delle imprese energivore, soprattutto di grandi dimensioni, il Ppa si configura come uno strumento strategico e vantaggioso – commenta Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved – perché favorisce l’utilizzo di fonti energetiche pulite, in particolare il fotovoltaico, supporta la transizione verso gli obiettivi ambientali, consente la stabilizzazione dei costi e la diversificazione dell’approvvigionamento energetico, migliora la competitività delle aziende che lo sottoscrivono”.

Incrociando i dati relativi alla disponibilità di superfici per l’installazione dei pannelli fotovoltaici e la quantità di energia necessaria all’azienda, è l’Abruzzo a segnare la maggiore possibilità di risparmio per il 2023, attestandosi al 7,3%, con una cifra assoluta di 56 milioni di euro; a seguire la Toscana, al 6,8% e 154 milioni di euro, e l’Umbria, al 6,4% e 67 milioni di euro. La media italiana si attesta al 4,8%.

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