Contro i roghi 15 squadre in campo dal 10 giugno al 10 settembre. Parla il comandante provinciale, Giuseppe Biffarella: "Un software ci dirà quali sono le risorse più vicine al luogo dell’intervento"
Il recentissimo incendio a Stromboli ha anticipato, di fatto, quella che ogni estate è l’emergenza più temuta in Sicilia: gli incendi. Che divorano e devastano porzioni di territorio, economia e speranze, distruggendo case, campi, paradisi naturalistici e mettendo in fuga gli animali. È ancora ben visibile la devastazione lasciata dal vastissimo rogo che, lo scorso anno, ha minacciato Catania, distrutto alcuni stabilimenti balneari e compromesso l’Oasi del Simeto. Eventi che mettono a dura prova la tenuta del sistema di soccorso antincendio che vede i Vigili del fuoco impegnati in prima linea.
L’antincendio boschivo quest’anno, però, potrà contare su alcune importanti novità che potranno consentire interventi più efficaci e un utilizzo più sapiente delle risorse, come spiega il comandante del comando provinciale di Catania, Giuseppe Biffarella. “In Sicilia è difficile intervenire con risorse esterne dall’esterno verso l’isola – dice. Il nostro è un dispositivo ordinario di soccorso abbastanza rodato al quale si aggiungono risorse straordinarie”. Per quanto riguarda l’aspetto dell’antincendio boschivo – il cosiddetto AB – il dispositivo vero e proprio non è ancora partito, sottolinea il comandante: scatterà, infatti, il 10 giugno fino al 10 settembre.
“È frutto di una convenzione tra la Direzione regionale dei Vigili del fuoco, il corpo forestale dello stato e il Dipartimento di Protezione civile regionale – prosegue. È una forma di rinforzo del dispositivo di soccorso ordinario attraverso ulteriori 13 squadre composte da 5 unità, che vanno a disporsi nei comandi provinciali e supportano le attività di spegnimento ordinario con lo scopo di intervenire proprio sugli incendi boschivi. Esistono anche risorse straordinarie che si che si mobilitano nelle giornate clou, ovvero quelle in cui si verificano code di interventi che vanno dalle 50 alle 150 chiamate inevase”.
Alle 15 squadre che mette in campo il comando di Catania ogni giorno, dunque, se ne somma una da convenzione. “Probabilmente ce ne sarà un’altra perché, annualmente, si fa una convenzione con la Città metropolitana che consente di allestire per alcuni giorni un’ulteriore squadra – aggiunge Biffarella, che spiega come ulteriori rinforzi possano arrivare attraverso il reclutamento del personale libero o da altri comandi.
Le novità del 2022
Quest’anno, però, il dispositivo si arricchirà di alcune importanti novità, in ordine alla formazione del personale e dell’innovazione tecnologica. “La Direzione regionale dei vigili del fuoco, il corpo Forestale e Dipartimento regionale di protezione civile, hanno istituito in questi mesi dei gruppi lavoro che si sono occupati di elaborare un piano di formazione per i volontari di protezione civile in modo da renderli operativi. In questo modo avremo l’ausilio sul campo di 500-600 volontari di protezione civile che non saranno passivi come negli anni scorsi ma potranno agire di iniziativa”.
“Per quanto riguarda la tecnologia – continua il comandante – è stato predisposto un asset tipografico da tutte le risorse di tutti gli enti che partecipano all’antincendio boschivo. Avremo così un software che ci dà il quadro delle risorse disponibili, sul territorio, quali sono le più vicine e questo può servire ad accorciare i tempi di intervento e a ottimizzare le risorse stesse. C’è poi un ulteriore supporto – afferma ancora: il collegamento con due satelliti che danno informazioni termiche sul territorio. Gli operatori potranno così leggere le mappe dalle quali si riescono a vedere i picchi di temperatura causati dai roghi. E questo è importantissimo perché ci consente di dare delle priorità e fare previsioni per ottimizzare l’intervento”.
L’organico
Uno dei vulnus del comando etneo è da qualche anno la carenza di organico. Anche se Biffarella sottolinea come a mancare siano soprattutto alcune figure. “Noi abbiamo personale operativo che è composto da qualificati, capi reparto e capisquadra – dice. Catania, purtroppo, negli ultimi anni è carente di personale qualificato per circa il 30%. Ne manca uno su tre. Per quanto riguarda il personale operativo, però, i numeri sono diversi: mancano 7 unità su 366. Non c’è carenza neanche per quanto riguarda il personale amministrativo”. Ma Catania è u caso solo in Sicilia, sottolinea Biffarella: “al nord le carenze sono ancora superiori”.
Il caso Palagonia
Chiuso per anni per mancanza di personale, il comando di Palagonia ha aperto i battenti da poco. “La distribuzione delle risorse non era pianificata in maniera da rispettare gli organici ministeriali – spiega Biffarella. C’era esubero in centrale. Noi noi abbiamo assegnato il personale alle sedi periferiche così abbiamo ripreso l’organico che in passato era stato assegnata a Palagonia ma che era distribuito in altri servizi”.
Le sedi
Sono 15 nella provincia e, molte, avrebbero bisogno di interventi. “Ci sono alcune carenze logistiche senza dubbio – ammette Biffarella -. Occorrerebbe una serie di interventi per le manutenzioni e occorrerebbero delle somme ma sono difficili da reperire. A oggi, i fondi arrivati non ci consentono di fare nulla. L’unica sede in affitto è la Centrale, che è di proprietà della Città metropolitana che non ha le risorse per gli interventi di manutenzione necessari”. Biffarella, a Catania da un anno, ha proposto l’acquisto. “È stata fatta una valutazione sommaria – evidenzia: c’è stato un carteggio, la Provincia si è dimostrata disponibile alla vendita, il Ministero si è dimostrato disponibile all’acquisto. Io mi sono fatto carico di essere tramite per questo acquisto in maniera che, una volta acquisita al patrimonio demaniale, le fonti di finanziamento possano essere certe. E più numerose”. Anche il distaccamento Sud, nella zona industirale, potrebbe essere acquistato.
“In questo momento ha una serie di problematiche – dice Biffarella – tra cui la mancanza del collegamento idrico. Questa sede, però, non è mai stata formalizzata. È stata oggetto di occupazione da parte vigili del fuoco sulla base di accordi informali, di conseguenza noi non abbiamo un contratto. Anche in questo caso ho proposto l’acquisto ma, al momento, il consorzio Asi è in liquidazione. È stato nominato un commissario ad acta con il quale abbiamo avviato l’interlocuzione. Lo scopo – sottolinea – è quello di trasformare locazioni passive in proprietà, perché i fondi sull’acquisto ci sono mentre sulle manutenzioni ce n’è di meno.
I mezzi
L’arrivo di mezzi nuovi ha incrementato il parco a disposizone. Ma mantenerli è difficile. “Noi gestiamo circa 120 automezzi e la gestione è difficile perché molti sono vetusti e noi dobbiamo garantirne l’efficienza – chiosa. Man mano che il parco invecchia, diventa sempre più difficile e anche inutile spendere soldi su mezzi che non lo meritano più. Alcuni mezzi nuovi sono arrivati, ma le sedi si chiudono per mancanza di autisti”.
La pianificazione
“La problematica antincendio boschiva è di tutti – tuona Biffarella – e tutti devono fare la propria parte, a partire dai sindaci che devono pianificare. Non solo emanare le ordinanze ma farle rispettare e provvedere a quel minimo di pulizia delle sedi stradali e delle aree comuni. Attraverso la loro struttura e per le capacità economiche devono essere anche loro attori in questa problematica, così come i cittadini comuni. Ognuno di noi deve avere dare il proprio contributo”.