Inchiesta Black Job, corruzione all'Ispettorato: le condanne - QdS

Scandalo all’Ispettorato del Lavoro di Catania, arrivano le condanne del processo Black Job

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Scandalo all’Ispettorato del Lavoro di Catania, arrivano le condanne del processo Black Job

Simone Olivelli  |
mercoledì 24 Gennaio 2024

Condanne per l'ex deputato Forzese e l'ex direttore sanitario Luca: ecco cosa hanno deciso i giudici a oltre cinque anni dal caso di corruzione.

Cinque anni e mezzo dopo lo scandalo che, nel 2018, travolse l’Ispettorato del lavoro di Catania, arriva la sentenza nel processo nato dall’inchiesta Black Job. Il pronunciamento è arrivato ieri pomeriggio dai giudici della terza sezione penale.

Sono otto le condanne, e non mancano i nomi noti: a partire dall’ex deputato regionale Marco Forzese e dall’ex direttore sanitario dell’Asp di Catania Franco Luca.

L’indagine, condotta dai militari della Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle, fece luce su una serie di trattamenti di favore che avrebbero caratterizzato le attività all’interno degli uffici etnei dell’Ispettorato del lavoro. La Procura aveva contestato a Forzese – e con lui all’ex direttore dell’ufficio Domenico Amich e all’imprenditore Salvatore Calderaro – il reato di corruzione. Accusa poi ritirata dal pm Fabio Regolo, con il tribunale che ha assolto i tre imputati.

Inchiesta Black Job, i verdetti

La storia che vedeva protagonisti Forzese, Amich e Calderaro riguardava la sparizione di un fascicolo riguardante l’impresa di quest’ultimo. Occultamento che secondo gli investigatori e la Procura sarebbe avvenuto con il contributo di Forzese, il quale in cambio avrebbe incassato la promessa di essere sostenuto alle elezioni regionali del 2017 da Calderaro. L’imprenditore si sarebbe detto nelle condizioni di convogliare su Forzese pacchetti di voti dal territorio di Castel di Judica. Una tesi che però non ha retto fino alla fine, portando alla richiesta di assoluzione.

Per i tre, però, è arrivata la condanna per la distruzione del fascicolo che conteneva i rilievi seguiti a un’ispezione effettuata nei locali della società di cui Calderaro era legale rappresentante. La pena più rilevante, frutto del coinvolgimento anche in altre vicende, è arrivata per Amich. L’ex direttore dell’Ufficio territoriale del lavoro è stato condannato a sette anni; tre invece gli anni di reclusione disposti per Forzese e Calderaro.

Il tribunale ha condannato per corruzione, a sei anni e un mese, Maria Rosa Trovato e Giovanni Patti. La donna, originaria di Acireale, all’epoca dei fatti era responsabile dell’ufficio legale dell’Ispettorato: secondo i giudici, in cambio di fiori e piante, avrebbe contribuito all’archiviazione di sei sanzioni precedentemente inflitte al titolare di alcune società seguite da Giovanni Patti, nella veste di professionista.

Ammonta a sei anni la pena per Franco Luca e Ignazio Maugeri. Entrambi sono stati coinvolti nell’inchiesta Black Job per il ruolo di vertice ricoperto in momenti diversi all’interno dell’Ente Acli Istruzione Professionale (Enaip). Per i giudici, Luca e Maugeri avrebbero corrotto Amich, spingendolo ad adottare atti nell’interesse dell’Enaip, in cambio della promessa di assumere all’ospedale San Marco – all’epoca dei fatti ancora non inaugurato – una persona vicina al dirigente dell’Ispettorato del lavoro. Condannato infine a un anno, con pena sospesa, Giovanni Franceschino.

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Le assoluzioni

Oltre all’assoluzione dall’accusa di corruzione per Forzese, Amich e Calderaro, il tribunale ha assolto l’ex consigliere comunale Antonino Nicotra, imputato insieme a Domenico Amich e Maria Rosa Trovato in un presunto caso di corruzione. L’accusa però è stata poi derubricata dallo stesso pm e per Nicotra è arrivata l’assoluzione perché “il fatto non è previsto dalla legge come reato”. Assoluzione “per non aver commesso il fatto” anche per Anna Maria Catanzaro: la donna era stata coinvolta nella vicenda che ha portato alla condanna di Franceschino e riguardante la presunta apposizione di un numero di protocollo precedente rispetto a quando in realtà i documenti erano stati presentati all’Ufficio territoriale del lavoro.

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