Informazione, faro della democrazia. Editoria fuori dalla crisi solo se punta sulla qualità - QdS

Informazione, faro della democrazia. Editoria fuori dalla crisi solo se punta sulla qualità

Informazione, faro della democrazia. Editoria fuori dalla crisi solo se punta sulla qualità

giovedì 19 Dicembre 2019

L’impegno del Governo Conte 2 per “Editoria 5.0”, la riforma organica del settore attesa ormai da troppo tempo. Istat, in Sicilia la lettura è un’abitudine solo per una persona su quattroCresce il divario tra Nord e Sud anche nel mercato dell’editoria digitale

ROMA – “Garantire all’opinione pubblica la verità, portando alla luce ogni oscurità che va a minare i nostri diritti, le nostre libertà e la giustizia sociale”. È questa la vera “missione dei giornalisti” secondo il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Andrea Martella, il quale sta cercando di dare le risposte ad un settore, quello dell’editoria per l’appunto, che in Italia vive ormai da troppi anni una profonda crisi, economica e “d’identità”.

Crisi che in parte è dovuta anche al duro colpo che i siti online di informazione hanno dato alla vendita dei quotidiani cartacei. Infatti, l’avvento di internet, grazie al quale possiamo essere informati 24 ore su 24 su qualunque cosa succeda nel mondo, ha cambiato profondamente la funzione dei giornali i quali non possono più occuparsi, per ovvi motivi, di dare “l’ultima notizia”. Alla carta stampata, dunque, è delegata la funzione dell’approfondimento: il web dà la notizia, i giornali la spiegano.
L’era digitale ha cambiato profondamente anche il ruolo del giornalista, che deve compiere un lavoro di mediazione e di contestualizzazione della notizia.

Ha certamente ragione il direttore del settimanale “Internazionale”, Giovanni De Mauro, secondo cui ai giornali non resta che “puntare sulla qualità per salvarsi”. Rinnovarsi, fare inchieste giornalistiche di spessore, approfondire quanto più possibile le notizie per cercare di fornire al lettore un punto di vista ampio: sono queste le “armi” del cartaceo nella lotta contro web e social , troppo spesso ricettacolo di disinformazione e fake news.

“I giornali non sono una cosa del passato – ha detto il direttore di Rainews24, Antonio Di Bella, al QdS -perché una società senza giornali è una società più povera e meno libera”.

A sostegno di un settore in profonda crisi come quello dell’informazione, il Sottosegretario Martella nei giorni scorsi, ha annunciato diverse misure che a breve dovrebbero vedere la luce. Tra tutte la revoca del taglio dei fondi per l’editoria, che invece era stato introdotto dal Governo Conte 1. “L’intervento pubblico a favore dell’editoria – ha dichiarato Martella, ricordando una sentenza della Corte di cassazione del luglio 2019 – e del sistema dell’informazione non è solo giustificato, ma imposto dal legislatore ai fini del rispetto del pluralismo”.

Inoltre, a dimostrazione del crescente dialogo tra associazioni di categoria e istituzioni, Martella ha annunciato una misura di sostegno alle agenzie di stampa per 40 milioni di euro con “l’acquisizione da parte della Presidenza del Consiglio, non attraverso una gara d’appalto come nell’ultima circostanza, ma attraverso un sistema diverso, che possa consentire di trattare la notizia in maniera differente dagli altri beni”. Un altro progetto, in questo momento allo studio con il Miur, a cui il Governo sta lavorando, è quello di portare quotidiani e riviste all’interno delle scuole italiane per sostenere l’attività didattica e l’educazione civica.

“Il mercato dell’editoria – ha dichiarato Martella – è un settore troppo importante per la nostra società perché possa fallire”. Insomma, il Governo giallorosso sta cercando di tirare fuori dalla crisi un settore che, oggi più che mai, è un faro per la democrazia italiana.

Intanto, però, l’attesa spasmodica è per la riforma organica del settore editoriale. Una legge attesa per settembre ma che è naufragata insieme al governo gialloverde.
“Una nuova legge di sistema – ha spiegato Martella – paragonabile per impatto a ‘Industria 4.0’. Una legge che potremmo definire Editoria 5.0”. I professionisti, intanto, attendono.

Una piccola boccata d’ossigeno è arrivata dalla riconferma, anche per il 2019, del bonus pubblicità (legge n. 81/2019): la misura che prevede un ritorno del 75% degli investimenti pubblicitari incrementali, sotto forma di credito d’imposta, effettuati su quotidiani, periodici e sulle radio e tv locali. Un’agevolazione fiscale che va a sostenere non solo le aziende che si occupano di informazione, ma anche tutte le Pmi che scelgono di fare campagne pubblicitarie sui quotidiani.

Per chi fa attività giornalistica online, invece, una vera e propria svolta potrebbe arrivare dal recepimento della direttiva Ue sul copyright (Direttiva 2019/790/Ue, in vigore dal 6 giugno 2019), che è stata inserita solamente nell’impianto legislativo francese.

La norma, che dovrebbe essere oggetto di uno dei prossimi Cdm, “stabilisce – ha spiegato il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti – puntuali obblighi di informazione in capo ai fornitori di servizi di comunicazione online per una valutazione trasparente della remunerazione e della sua ripartizione agli editori”.

Anche a livello locale la politica ha dimostrato particolare interesse per l’editoria. All’Ars, sede del Parlamento siciliano, è stato incardinato in commissione Attività produttive, il Disegno di legge n. 589 “Disposizioni per l’editoria. Modifiche alla legge regionale 30/12/2013, n.24”, che ha come primo firmatario Luca Sammartino (Italia Viva).

Un disegno di legge che introduce alcune misure di sostegno all’editoria locale, introducendo fra le finalità quella del sostegno all’occupazione, alla conservazione e sviluppo delle professionalità accanto al supporto all’innovazione organizzativa e tecnologica.

Il testo prevede, tra le altre cose, che le pubbliche amministrazioni pubblichino sulle testate cartacee e online non solo gli atti delle procedure di gare, ma anche tutti gli avvisi post informazione per cercare di ridurre la corruzione e aumentare contestualmente la trasparenza delle istituzioni locali.

I tempi biblici del Parlamento più antico del mondo, però, sono noti a tutti, senza contare che i conti in rosso della Regione siciliana lasciano presagire che il cammino di questo provvedimento sarà tutto in salita.


I quotidiani colpiti maggiormente dalla crisi editoriale
Mattarella in difesa dell’articolo 21 della Costituzione

Il settore più colpito dalla crisi editoriale è sicuramente quello dei quotidiani. Tutto questo a scapito dell’informazione che è stata a giusto titolo definita dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Andrea Martella, “asse fondamentale della democrazia”.

La tutela del pluralismo dell’informazione e della libertà di stampa, infatti, è garantita dalla Costituzione italiana.
In particolare, l’articolo 21 recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

L’importanza del ruolo svolto dai quotidiani, inoltre, è stata più volte sottolineata anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha fatto appello a tutti i professionisti del settore affinché si impegnino “a coniugare l’innovazione con i valori di pluralismo, trasparenza, confronto della veridicità dei contenuti”, il tutto per garantire “un’autentica informazione di qualità a presidio della democrazia”.

Come ha sottolineato anche il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Verna, “finché ci sarà un presidente come Sergio Mattarella la libertà di stampa in Italia non è a rischio, ma è soggetta a cannoneggiamento”.


Istat, in Sicilia la lettura è un’abitudine solo per una persona su quattro
Cresce il divario tra Nord e Sud anche nel mercato dell’editoria digitale

La crisi editoriale, deriva anche dalla scarsa propensione alla lettura degli italiani, come fa notare l’ultimo rapporto Istat sull’editoria. Infatti, meno della metà della popolazione (40,6%), ha dichiarato di leggere almeno un libro all’anno. In controtendenza, tuttavia, nel 2018, la produzione editoriale è cresciuta dell’1,1%, con 75.758 opere pubblicate.

In Sicilia, in particolare, la situazione risulta essere drammatica, in quanto solamente una persona su quattro legge d’abitudine, ovvero il 24,9% della popolazione.

Inoltre, dal rapporto, è emerso che un’elemento discriminante è la dimensione del Comune: la lettura è più diffusa nelle zone centrali delle aree metropolitane (il 49,2% dei cittadini è un lettore) a discapito dei Comuni con meno di duemila abitanti, in cui la quota scende al 36,1%. In una realtà regionale come quella siciliana, composta per la maggior parte proprio da piccoli Comuni, questo dato non è certo di buon auspicio per il mercato editoriale.

Un altro dato significativo che emerge dal rapporto è che solamente il 5,1% degli editori attivi ha sede nelle Isole. Ancora una volta si nota un gap quasi incolmabile tra il Sud e il Nord, dove, invece, ha sede il 50% degli editori italiani. Anche per quanto riguarda il consumo di prodotti editoriali digitali, come e-book o libri online, si nota una differenza sostanziale tra il settentrione e il meridione del Paese. Infatti, il 10,9% dei “lettori digitali” vengono dal Nord-Ovest, mentre solo il 5,5% viene dal Sud.

In generale, tuttavia, il mercato digitale dell’editoria ha confermato, anche quest’anno, un trend in crescita. Le opere disponibili in versione digitale, infatti, sono cresciute di 4,2 punti percentuali dal 2016 al 2018, attestandosi a quasi il 40%. Sono soprattutto i grandi editori, che corrispondono solamente al 15,2% degli editori attivi, ma che coprono quasi l’80% della produzione, a investire nel mercato dell’editoria digitale. Infatti oltre il 90% delle loro opere si può trovare in formato e-book.

Insieme agli e-book e ai prodotti digitali, sono in crescita anche i prezzi di copertina, i quali risultano essere in lieve aumento rispetto all’anno precedente. Infatti, il costo medio di un libro è passato da 19,65 euro a 20,04 euro.

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