Irma Testa: "Per l'oro ho sacrificato tutto. Ecco qual è il mio segreto"

Irma Testa al QdS: “Per l’oro ho sacrificato tutto. Ecco qual è il mio segreto”

Antonino Lo Re

Irma Testa al QdS: “Per l’oro ho sacrificato tutto. Ecco qual è il mio segreto”

Sandy Sciuto  |
giovedì 06 Aprile 2023

Da passione la boxe si è trasformata in dedizione, costanza e determinazione

Il 25 marzo scorso a Nuova Delhi, in India, Irma Testa saliva sul podio più alto della sua categoria e diventava Campionessa mondiale di boxe. Una vittoria, l’ennesima, che arriva dopo un periodo intenso e denso di sacrifici e impegno a cui l’atleta è abituata dall’età di 12 anni. Da passione la boxe si è trasformata in dedizione, costanza e determinazione. Dopo i primi anni a Torre Annunziata sotto gli insegnamenti del Maestro Zurlo, a 14 anni Irma Testa si è trasferita ad Assisi. Da lì in poi ha costruito la sua ascesa, non senza qualche cedimento.

  • Irma Testa campionessa boxe

Credito foto: Gabriele Seghizzi / Le Coq Sportif

Oggi è la prima pugile italiana ad aver vinto una medaglia olimpica (Tokyo 2020), è campionessa europea nella categoria pesi piuma 57 kg riconfermando il titolo conquistato nel 2019 ad Alcobendas ed è campionessa mondiale di boxe. Tornata dall’India, QdS.it l’ha intervistata. Irma Testa è determinata a realizzare il sogno di tutta una vita.

L’Oro ai Campionati Mondiali di boxe si aggiunge agli altri titoli conquistati. Che valore ha?

“Ho lavorato tantissimo per questa medaglia. Durante la preparazione del torneo non ho visto la mia famiglia né i miei amici. Mi sono isolata per lavorare al meglio senza pensare ad altro. Ho sacrificato tutto per questo titolo e ha un valore incredibile”.

Tra le prime cose fatte di ritorno da Nuova Delhi, c’è il ritorno a Torre Annunziata dal suo Maestro Zurlo. Cosa rappresenta per lei?

“Il maestro Zurlo rappresenta il mio passato a Torre Annunziata, dove sono cresciuta. Sono tornata subito da lui, in palestra, e mi hanno organizzato una festa davvero piacevole. È sempre bello tornare a casa, dopo tanti viaggi, tanti tornei. E sicuramente la Boxe Vesuviana mi accoglie sempre a braccia aperte, come se fosse una seconda famiglia”.

È servito crescere a Torre Annunziata?

“Crescere a Torre Annunziata è servito perché mi ha fortificata come pugile e come donna. Non scambierei per nulla al mondo il mio luogo di nascita, dove ancora oggi lascio il mio cuore. Non è una città facile in cui vivere ma penso sia importante che i ragazzi capiscano che, proprio perché è una città difficile, bisogna prendersene cura”.

Donne e pugilato è un binomio che ancora crea pregiudizi. Mi dice per lei cosa è stato e cosa è il pugilato e, nel frattempo, sfatiamo anche alcuni miti?

“Sì, crea ancora pregiudizi ma mi piace l’idea di star modificando un po’ questa tendenza con le mie medaglie e il mio buon esempio. In molti Paesi la boxe femminile è più importante di quella maschile. In Italia siamo un po’ indietro ma sono fiduciosa che prima o poi ci arriveremo anche noi. In Italia abbiamo collezionato molte medaglie nel pugilato femminile. Abbiamo voglia di vincere, grinta, coraggio e ci alleniamo molto. È sbagliato associare il pugilato ad uno sport prettamente fisico. In realtà è uno sport di testa e noi donne siamo molto capaci a ‘usare la testa’”.

Cosa o a chi pensa prima di salire sul ring?

“Di solito mi isolo, non voglio sentire niente e nessuno. Succede a volte che ascolti nelle cuffie le colonne sonore dei film epici che mi hanno accompagnata durante l’infanzia. Mi aiuta a concentrarmi e a prendere con serietà il match”.

Affronta la sua vita con la stessa grinta e audacia che ha sul ring?

“Nella vita di tutti i giorni cerco di essere il più tranquilla possibile. Ho bisogno di serenità per poter poi focalizzarmi esclusivamente sui miei obiettivi sportivi. Serve sempre il giusto equilibrio e da qualche anno mi sembra di riuscire a padroneggiarlo”.

Come gestisce le sconfitte?

“Credo che, come tutti, cerco di non abbattermi. Alla fine, una sola sconfitta non dice niente del percorso sportivo in generale. L’obiettivo resta quello e, anzi, viene voglia di raggiungerlo con ancor più impegno. La capacità sta nel rendere la sconfitta un motivo per lavorare di più e lavorare meglio, andando subito a capire cosa è andato male, cosa non ha funzionato e cercare di correggerlo. Può succedere a tutti, in ogni ambito di vita. Non dev’essere una tragedia o un limite”.

C’è già stato un momento in cui si è detta: “Ce l’ho fatta”?

“A Nuova Delhi mi sono sentita molto appagata perché avevo lavorato tanto per questa medaglia. Dirò ‘Ce l’ho fatta’ quando impugnerò la medaglia d’oro a Parigi 2024. Fino ad allora preferisco mantenere un profilo basso (siamo un po’ scaramantici qui a Napoli) e fare al meglio il mio lavoro”.

Cosa vuol dire vincere per Irma Testa?

“Ogni medaglia rappresenta un passo in avanti verso qualcosa di grande, che ancora non riesco bene a mettere a fuoco, ma so che sarà incredibile. Sono fiduciosa nei confronti del futuro, perché so che sono accompagnata da un team e da un paese che tifa per me. Vincere per me è dare al mio team, al mio paese, alla mia città e alla mia famiglia il giusto riconoscimento per tutto ciò che hanno fatto per me, per tutto il supporto che mi hanno dato. Inoltre, credo che sia importante che con queste vittorie io riesca a comunicare a chi mi legge e ascolta l’importanza per una donna di non arrendersi di fronte ad alcune convenzionalità, tra cui quella che le donne non debbano fare pugilato oppure, semplicemente, che le donne non possano sentirsi libere di prendere le proprie scelte in autonomia e, non da meno, ottenere delle vittorie, come ho fatto io”.

Quali sono i prossimi obiettivi?

“Ho le qualificazioni olimpiche a giugno, a Cracovia, e poi massima concentrazione per Parigi 2024. Sarà meraviglioso”.

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