Il 13 e il 14 del mese di adar sono i giorni di una delle fondamentali feste della tradizione ebraica
Il 13 e il 14 del mese di adar, data del calendario ebraico che quest’anno corrisponde all’8 e 9 marzo, sono i giorni della ricorrenza di Purim, una delle fondamentali feste della tradizione ebraica, con la quale si celebra, in modo allegro e chiassoso, la gioia per lo scampato pericolo da un eccidio. La festa viene preceduta da un giorno di digiuno, in ricordo di quello fatto dalla giovane regina, protagonista della storia, per implorare l’aiuto del Signore. I fatti che hanno dato origine all’avvenimento, sono collocati, intorno al 480 a.C., nella città di Susa, una delle quattro capitali dell’impero persiano e sono narrati nell’ultimo libro della Bibbia ebraica, detto il libro di Ester.
È scritto che ai tempi del re persiano Assuero, nei suoi domini, vivesse in cattività una folta comunità ebraica. Il perfido primo ministro di corte Haman detestava questa comunità, che aveva dipinto agli occhi del re come fanatici religiosi, inosservanti del culto della persona del sovrano, aveva ottenuto che venisse decretato il loro sterminio.
A questo punto, quando tutto sembrava oramai deciso, ed era stata fissata, tramite un sorteggio, la data in cui gli ebrei sarebbero stati passati per le armi, a causa del succedersi di fatti fortuiti venne sovvertita questa infausta situazione. La protagonista della storia, Ester, una tanto bella quanto determinata fanciulla ebrea, orfana e di umili origini, che per imprevedibili eventi, era divenuta la moglie del re Assuero, con l’aiuto di suo zio Mordekhai, un dignitario di corte, la cui rivalità aveva indotto Haman a progettare il genocidio, riuscì a convincere il monarca della innocenza del suo popolo, che così venne salvato, mentre Haman, riconosciuto responsabile di gratuita malvagità, finì giustiziato.
La buona sorte aveva indotto Ester a rivelare al re le sue origini ebraiche, che per timore, in precedenza, aveva tenute nascoste, e quindi ad impegnarsi con coraggio, per salvare il suo popolo, per giungere alla salvezza e alla gioia dello scampato pericolo. In questo carosello di cambi e scambi Mordakai si troverà a corte al posto del perfido Haman caduto in disgrazia.
In realtà questa antichissima festa della tradizione costituisce un’occasione per ricordare agli ebrei, che c’è sempre un Amalek, il primo nemico degli ebrei (Esodo 17), pronto a distruggere il giusto. La ricorrenza di Purim è antesignana di numerose altre commemorazioni simili ed in particolare della Giornata della Memoria, che si celebra il 27 gennaio, data in cui furono aperti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz.
Anche quest’anno la festività di Purim è stata osservata, ma nell’ambito delle mura domestiche, come prevede la tradizione si è data lettura del rotolo delle Scritture che narra questa miracolosa vicenda, si è banchettato, ci si è mascherati e non sono mancati i doni agli amici e la elargizione di elemosine ai poveri. Ma tutto rigorosamente a casa, in quanto, a causa dell’emergenza sanitaria le porte delle sinagoghe sono rimaste serrate e quindi la lettura del Libro di Ester è avvenuta privatamente, anche se via web è stato possibile il collegamento di un gran numero di persone nel corso delle letture. Questo isolamento, per motivi di profilassi, aveva avuto qualche precedente, negli anni bui della peste, che a partire dall’anno 1347 si è ripresenta periodicamente, sino alla fine del XVI secolo, in diverse parti d’Italia.
L’Osservanza delle disposizioni sanitarie impartite in questi giorni dal governo, che impongono ai cittadini la generalizzata osservanza di un periodo di isolamento, sono risultate in assoluta sintonia, con gli insegnamenti del Talmud, che possono riassumersi in questa affermazione: “Se in città c’è pestilenza, ritira i tuoi passi”, cioè rinchiuditi in casa.