La voce del silenzio è vera forza - QdS

La voce del silenzio è vera forza

Carlo Alberto Tregua

La voce del silenzio è vera forza

mercoledì 10 Giugno 2020

Ricordate la bella canzone il cui testo è stato scritto da Paolo Limiti e portata al successo da Mina, La voce del silenzio? Un ossimoro che è anche una grande verità, cui pochi credono e, soprattutto, usano.
Perché il silenzio è la vera forza di fronte all’insulto, agli improperi e ad altre forme di aggressioni non fisiche? Perché costringe chi ascolta il mutismo a riflettere ed anche a sorprendere, in quanto si tratta di una non reazione che non si attende.
Di solito, chi aggredisce sta anche sulle difensive perché ritiene di ricevere una risposta per le rime. Per cui, quando tale risposta è di segno opposto, appunto il silenzio, disorienta, scompensa, mette l’aggressore nelle condizioni di non sapere cosa fare.
Per litigare bisogna essere in due: quando uno dei due non vuole litigare, il litigio non nasce. Se alcuni facessero questa riflessione, ci sarebbe più tranquillità fra le persone, meno animosità e, soprattutto, più capacità di comprendere.

La voce del silenzio, ecco la vera forza. Però, non tutti sono capaci di usarla, perché l’istinto animalesco che soggiorna in ciascuno di noi, ci porta sempre a reazioni, appunto, di tipo animalesco.
Vedete voi quante aggressioni verbali, e non solo, si verificano spesso nelle strade. Uomini e donne alla guida dei loro autoveicoli hanno espressioni arcigne, quasi sempre seccate contro il mondo intero.
Come sarebbe bello, invece, vedere guidatori col volto disteso, in pace con tutti, disponibili al colloquio e pronti ad aiutare il prossimo.
Un’utopia? Forse. Però ciascuno di noi deve sempre tendere all’utopia o, ùtopia, come scrisse Thomas More (1478-1535) nel suo libretto pieno di valori positivi.
Perché essa fa anche sognare, con la conseguenza che i sogni sostengono la realtà, a condizione che si tengano gli occhi ben aperti e i piedi benpiantati a terra.
In fondo, dovremmo tendere a smaterializzare la nostra vita e riempirla di progetti di ogni tipo, sia lavorativo che affettivo o anche di tipo sociale. Sono i progetti, se ben fatti, credibili e ben realizzati, che danno un senso a quel lampo nel tempo che è il momento in cui si nasce e il momento in cui si muore.
Eccepire il silenzio, sognare, fare progetti e realizzarli, essere comprensivi, avere tolleranza, sono alcuni dei requisiti che dovrebbero aiutarci a vivere meglio e aiutare la collettività a vivere meglio.
Certo, per capire queste semplici cose occorrono tante letture e tante conoscenze a cominciare da quella fonte inesauribile del massimo sapere che è la Bibbia dove, a leggere i 77 libri, si apprendono cose a prima vista incredibili.
Chi ha un minimo di cultura non si sogna di pronunciare le parole latine plus, bus, iter, sine die con “plas”, “bas”, “aiter” e “saine daie”, la saga dell’ignoranza e della supponenza di chi pensa di sapere e non ha invece la cognizione che non sa nulla.
Il che non è la stessa cosa di chi invece pronunziò la celebre frase “So di non sapere” (Socrate 470 a.c.-399 a.c.). E poi, aggiunse qualche tempo dopo un altro grande filoso, Renéé Des Cartes: Je pense, donc je suis.
Attingere alle fonti è essenziale per capire la vita, o meglio, per tentare di capirla.

“Tutto ciò che non sappiamo, può essere”. L’Umanità non sa il 96% dell’esistente, con la conseguenza che tutto funziona in base a supposizioni o a intuizioni, che poi diventano innovazione e, quindi, progresso per la stessa.
Purtroppo, chi ha intuizioni non è creduto, anzi, spesso, viene preso per pazzo. Solo dopo che le intuizioni si sono trasformate in atti concreti, ci sono i riconoscimenti. Ma è sempre vero il detto: “Nemo profeta in patria”. Con la conseguenza che spesso il riconoscimento di chi ha avuto un intuito, avviene dopo la scomparsa del medesimo.
In tutto questo percorso, giocano un ruolo la fortuna e la sfortuna. Chi doveva dire ad un professore di diritto che sarebbe diventato presidente del Consiglio o ad un ex venditore di bibite negli stadi che sarebbe diventato ministro degli Esteri o ad un ex deejay che avrebbe ricoperto il ruolo di Guardasigilli?
Buon per loro, ma non certo per chi subisce le loro azioni perché non supportate dai saperi, indispensabili a fare cose buone.
Fra cui, ribadiamo, la consapevolezza che tacere è meglio che parlare a vanvera o reagire.

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