Lavoro, ecco il ddl del M5S per la parità retributiva

Lavoro, ecco il ddl del M5S per la parità retributiva: “Sostenere il lavoro femminile”

Lavoro, ecco il ddl del M5S per la parità retributiva: “Sostenere il lavoro femminile”

Simone Olivelli  |
mercoledì 11 Ottobre 2023

Conosciamo meglio il disegno di legge presentato all'Ars dal Movimento 5 Stelle

Abusi e molestie, stipendi più bassi, minori opportunità di carriera. Per le donne, il mondo del lavoro continua a essere un ambiente ostile. Accanto alle statistiche che raccontano le disparità di trattamento, a partire dalle differenze salariali che secondo gli ultimi dati di Eurostat si attestano intorno al 5% in meno per le donne, c’è l’esperienza quotidiana di chi si trova ad affrontare ostacoli derivanti semplicemente da una questione di genere. In tal senso la Sicilia, dove quello occupazionale è un problema che rimane comunque trasversale, non fa eccezione. È questo il punto di partenza su cui si muove il disegno di legge presentato all’Ars dal Movimento 5 stelle per sostenere misure di finanziamento a favore della parità retributiva. La proposta che oggi è all’ordine del giorno in commissione Affari istituzionali ha come prima firmataria la deputata etnea Jose Marano.

Incentivi e certificazioni per le imprese

Dal trattato sul funzionamento dell’Unione europea al codice delle pari opportunità, finendo – si fa per dire – all’articolo 3 della Costituzione, le basi giuridiche per affermare la necessità di garantire un equo trattamento a uomini e donne nel mondo del lavoro non sono poche. Tuttavia, la realtà dice altro. “I dati pubblicati, nello scorso novembre, dall’Istat attestano l’occupazione femminile al 51% mentre quella maschile è pari al 69,4% collocando l’Italia in penultima posizione tra i paesi dell’Ue”, si legge nella relazione che accompagna il testo legislativo.

Per i cinquestelle, l’inversione della rotta dovrebbe partire da misure economiche specifiche a sostegno dell’occupazione femminile. Tra queste c’è l’idea di istituire un albo regionale destinato a quelle imprese che adottano misure per favorire la parità salariale, con l’obiettivo anche di creare corsie preferenziali – in termini di punteggi – in sede di partecipazione ai bandi indetti dalla Regione. Il ddl prevede anche l’istituzione di una certificazione destinata tanto alle aziende pubbliche quanto a quelle private che servirà a fornire dati per determinare il livello di uguaglianza tra i generi all’interno delle stesse, e di conseguenza favorire la distribuzione di fondi a favore delle realtà più virtuose. “Tale meccanismo è fondamentale per innescare un cambiamento culturale ed ambientale all’interno delle aziende – si legge nella relazione – Un alto indice di parità potrà naturalmente corrispondere una maggiore attrattività dell’impresa stessa”.

Tre milioni in tre anni

A fronte di contributi economici, quantificati in tre milioni per il triennio 2023-2025, per favorire lo sviluppo infrastrutturale delle imprese in modo da diffondere il lavoro da remoto, nella consapevolezza che uno dei principali ostacoli per l’accesso al posto di lavoro è rappresentato dal carico di oneri che ricadono ancora oggi sulle donne nella gestione familiare, il Movimento 5 stelle spinge affinché la Regione istituisca voucher diretti ai lavoratori per l’acquisto di servizi di baby-sitting domestici e di assistenza ad anziani ma anche adotti protocolli con l’Associazione Bancaria Italiana per favorire l’accesso al credito alle donne che vogliono avviare un’impresa. Prevista, inoltre, l’adozione di misure per contrastare il licenziamento delle donne che si trovino nel periodo compreso tra il congedo di maternità obbligatorio e il primo triennio di puerperio. “La promozione della parità di genere rappresenta un valore cardine dell’Ue ed oltre ad esserne uno degli obiettivi sostanziali, costituisce un vettore di crescita economica tanto da promuoverla in ogni sua attività”, scrivono i deputati.

Gettone per le consigliere di parità

A essere inserita nella legge è anche una norma che prevede l’introduzione di un’indennità per le donne che svolgono il ruolo di consigliera di parità sia alla Regione che nelle ex Province. Si va da un minimo di 390 a un massimo di 780 euro lordi per le consigliere regionali alla cifra simbolica di 68 euro per chi opera nelle Città metropolitane e nei Liberi consorzi. “Appare del tutto incoerente e inappropriata l’attuale situazione della Regione Siciliana che non riconosce nessuna indennità alle consigliere di parità poiché svolgono la loro funzione a titolo gratuito”, sottolineano i pentastellati facendo riferimento a una deliberazione del 2019 della Conferenza Stato-Regioni.

Marano: “Auspichiamo condivisione dalla maggioranza”

“Il M5s aveva presentato questo ddl anche nella passata legislatura, si era arrivati fino alla votazione dei singoli emendamenti in commissione ma poi non si è riusciti ad andare fino al voto in aula, adesso speriamo che le cose vadano diversamente”. A dichiararlo al QdS è Jose Marano, la deputata prima firmataria della proposta di legge. Il testo che al momento si trova in commissione Affari istituzionali è stato aggiornato rispetto a quello originario. “Contiene già gli emendamenti che erano stati votati nell’era Musumeci e gli uffici stanno lavorando anche per unificare il testo alla luce della presentazione di un ddl simile da parte del Pd – prosegue Marano – Da parte nostra riteniamo fondamentale intervenire per introdurre correttivi ben precisi a favore della parità di genere. Per questo speriamo che anche da parte dei partiti che sostengono questo governo arrivi il contributo per approvare il prima possibile la legge”.

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