Indagine di Unioncamere, Anpal e Cgia: a livello nazionale grande richiesta nei settori del legno, arredo e moda
PALERMO – Un ricambio generazionale necessario nel mondo del lavoro, che darà spazio ai giovani o a chi, meno giovane, è alla ricerca di nuove occasioni nel mondo del lavoro.
Secondo l’ufficio studi della Cgia, che ha elaborato i dati di Unioncamere e Anpal, raccolti attraverso il sistema Excelsior, tra il 2023 e il 2027 solo in Sicilia saranno disponibili oltre 250 mila posti di lavoro. Di questi, 155 mila saranno sostituzioni di precedenti lavoratori che andranno a terminare il proprio percorso lavorativo. Con questi numeri, si pone all’ottavo posto tra le regioni, su un totale nazionale di poco meno di 4 milioni di assunzioni previste. Per macroterritori, il Sud e le Isole si pongono al secondo posto, con poco più di un milione di assunzioni previste, superate di pochissimo dal Nord Est, al primo posto con uno scarto di appena 50 mila unità.
I settori che presenteranno il maggior fabbisogno occupazionale sono il commercio e il turismo, seguiti da servizi pubblici e privati come le attività immobiliari, il noleggio/leasing, la vigilanza/investigazione, i servizi per edifici e paesaggio (pulizia, giardinaggio, ecc.), e la pubblica amministrazione (esclusa sanità/assistenza sociale, istruzione). In totale, dei 2,7 milioni di addetti totali che nei prossimi anni scivoleranno verso la quiescenza, la metà, poco meno di 1,4 milioni, interesserà i dipendenti privati e oltre 670 mila ciascuno il pubblico impiego e il mondo del lavoro autonomo.
Tuttavia, in termini di incidenza della domanda sostitutiva sul totale del fabbisogno occupazionale, in ciascuna delle tre posizioni professionali analizzate (dipendenti privati, dipendenti pubblici e indipendenti), il valore più elevato, pari al 91,6% del totale, riguarderà il pubblico impiego.
“Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana sta provocando un grosso problema al mondo produttivo – scrivono dalla Cgia -. Da tempo, ormai, gli imprenditori denunciano la difficoltà di trovare sul mercato del lavoro personale altamente qualificato e figure professionali di basso profilo”. Se per i primi le difficoltà di reperimento sono strutturali a causa del disallineamento che in alcune aree del Paese si è creato tra la scuola e il mondo del lavoro, per le seconde, invece, sono opportunità di lavoro che spesso i nostri giovani, peraltro sempre meno numerosi, rifiutano di occupare e solo in parte vengono “coperti” dagli stranieri. Una situazione che nei prossimi anni è destinata a peggiorare: in primo luogo, per gli effetti della denatalità e in secondo luogo per la cronica difficoltà ad incrociare la domanda e l’offerta di lavoro. La stima proposta dalla Cgia ha come riferimento il quadro programmatico del governo contenuto nell’aggiornamento della Nadef (novembre 2022), e incorpora gli effetti sull’economia italiana di tutti gli interventi legati alle risorse del piano Next Generation Eu, nella sua formulazione concordata con la UE. Quindi, include circa 9 miliardi di extragettito realizzato nel 2022 (frutto principalmente dell’effetto positivo dell’inflazione sul debito) e circa 21 miliardi di euro destinati nel 2023 alle misure di contrasto all’aumento dei costi energetici. Pertanto, questo scenario prevede una crescita economica dello 0,6% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024, per poi stabilizzarsi all’1,3% negli anni successivi.
Nello scenario avverso che prevede recessione tecnica nel 2023 (-0,2%) e una crescita negli anni successivi sensibilmente più contenuta (+1% nel 2024 e +0,5% nel triennio successivo), invece, le stime prevedono un fabbisogno occupazionale di 3,4 milioni di lavoratori nel periodo 2023-2027.