L’aggressione all’Ucraina è una enorme infamità senza se e senza ma. E come le altre guerre americane è un grande errore
L’aggressione all’Ucraina è una enorme infamità senza se e senza ma. E come le altre guerre americane è un grande errore, in questo caso, anche per la Russia, come Putin ha, forse, iniziato a capire.
Non illudiamoci. La soluzione sarà lunga e difficile, anche se le possibilità di un onorevole compromesso appaiono chiare e possibili. Ma per andare in questa direzione è necessario che l’Europa prenda le distanze dalla guerra dell’America, dai perversi obiettivi della Nato e dell’America e trovi una sua strada nella direzione indicata per l’Europa da Romano Guardini nel 1962, ma ancora prima, per tutti, in due saggi formidabili del 1950 e 1951: La Fine dell’Epoca Moderna e Il Potere, (Morcelliana, 1984), nei quali Guardini illustra che l’esplosione della potenza tecnologica accompagna l’uomo in un’epoca nuova per la quale non c’è ancora un nome ma nella quale il punto centrale sarà nell’imparare a gestire la potenza: “Il problema centrale attorno a cui dovrà appoggiarsi il lavoro della cultura futura e dalla cui selezione dipenderà non solo il benessere o la miseria, ma la vita civile morale, è la potenza. Non il suo aumento ché questo avviene da sé, ma la via di domarla e farne un retto uso”.
La guerra in corso in Ucraina ci pone di fronte a questo dilemma assoluto con grande chiarezza. Se le useremo in modo costruttivo e consapevole, le sofferenze del popolo ucraino non saranno state vane e le armi americane, pur indispensabili per far fallire l’anacronistica aggressione russa (come furono fondamentali per la vittoria sovietica sui nazisti di Hitler) verranno riposte nella auspicata prospettiva di un accordo generale di disarmo nel quadro di un nuovo assetto internazionale che ponga al centro le grandi sfide cui le nuove generazioni si trovano di fronte: fronteggiare le nuove pandemie, liberare quelle parti del mondo che ancora ne soffrono da fame, sete e miseria, mutamenti energetici, sovrappopolazione in certe zone e super-invecchiamenti in altre con conseguenti immigrazioni.
Per fronteggiare tutte queste sfide sarà necessario un accordo generale per il disarmo per indirizzare verso obiettivi di vita almeno parte delle enormi risorse attualmente utilizzate per le armi e quindi per fini di morte. E se un nuovo assetto di pace riuscirà a prendere corpo, non vi è dubbio non solo che l’interesse dell’Europa non è quello di farsi trascinare nella guerra di Biden, ma anzi di avere un rapporto collaborativo con la Russia che sopravviverà al putinismo.
Ai pochi segnali italiani di resilienza ne aggiungo uno dalla sfilata nella Piazza Rossa. Ad un certo punto Putin è sceso per sfilare insieme alle mamme che avanzavano portando le fotografie dei loro figli caduti in guerra. Esperti mi dicono che non era mai successo prima. È un segnale piccolo piccolo, forse un imbroglio, forse solo propaganda. Ma la disciplina dell’analisi aziendale ci ha insegnato di prestare sempre attenzione ai segnali piccoli e prenderli, quando sono positivi, come segnali di speranza senza farli affondare nello scetticismo.
Per l’Italia non so che direi, se non augurare che, rapidamente si ripristini una democrazia piena, rispettosa di tutta la nostra Costituzione, e con un Parlamento che ritorni a fare il Parlamento. Il Parlamento, cuore della democrazia, per quanto scassato e umiliato come il nostro, è sempre meglio di un banchiere in pensione, che vuol fare il Putin de’ noantri.