La procura di Palermo ha "ereditato" l'indagine dai colleghi di Trapani che se ne sono poi spogliati per incompetenza territoriale
I dati sulla pandemia in Sicilia, comunicati nei mesi scorsi dall’assessorato regionale alla Salute, influenzarono le decisioni del Comitato tecnico scientifico e del Governo sull’inserimento dell’isola in una zona di rischio piuttosto che in un’altra?
E’ l’interrogativo a cui cercherà di rispondere la Procura di Palermo che ora ha la titolarità dell’inchiesta sui dati falsi consegnati dalla Regione all’Istituto Superiore di Sanità che ha portato agli arresti domiciliari la dirigente Maria Grazia Di Liberti, il funzionario regionale Salvatore Cusimano e un dipendente della società che gestisce i servizi informatici. A tutti e tre la misura, anche su richiesta dei pm palermitani, è stata revocata. I due funzionari della Regione sono stati sospesi per un anno dal servizio. Per il terzo indagato nessuna misura cautelare è stata decisa.
La procura di Palermo ha “ereditato” l’indagine dai colleghi di Trapani che se ne sono poi spogliati per incompetenza territoriale.
La risposta agli accertamenti sugli effetti dei dati falsi sulle decisioni del Governo condizionerà pesantemente le sorti dell’indagine già piuttosto ridimensionata rispetto all’originale impianto costituito dalla Procura di Trapani che l’ha cominciata.
I capi di imputazione da 36 sono passati a 7. E sono state eliminate tutte le contestazioni relative alle false comunicazioni sui decessi il cui computo non influisce sul passaggio in zona rossa delle regioni. Come non sarebbero stati rilevanti per le decisioni del Governo i report giornalieri resi noti dall’assessorato, atti che, a dire anche del gip che ha revocato i domiciliari agli indagati, hanno solo valore informativo. Ora i pm, analizzando bene le carte, cercheranno di capire se i bollettini settimanali con le cifre sbagliate sui contagi, comunicate all’ISS, abbiano o meno influito sulla collocazione nelle fasce della Sicilia: se così non fosse verrebbe meno infatti l’ipotesi del falso per induzione e il reato da contestare sarebbe il falso materiale e ideologico.