Ma quale aria pulita? In città e zone industriali i veleni restano oltre i limiti consentiti dalla legge - QdS

Ma quale aria pulita? In città e zone industriali i veleni restano oltre i limiti consentiti dalla legge

Ma quale aria pulita? In città e zone industriali i veleni restano oltre i limiti consentiti dalla legge

sabato 07 Settembre 2019

L’Arpa segnala un miglioramento dei valori, ma i dati spesso sono incompleti. Intanto i grandi Gruppi hanno iniziato una battaglia contro il Piano regionale

PALERMO – La qualità dell’aria in Sicilia migliora, ma non basta. Lo dice la relazione Arpa 2019, con dati aggiornati all’anno precedente, all’interno della quale si evidenziano tutte le criticità legate ai limiti di legge per gli ossidi di azoto e per l’ozono. E mentre si attende l’applicazione completa del Piano regionale di tutela della qualità dell’aria che è indispensabile per ripulire i polmoni isolani, la Regione ha attivato, lo scorso giugno, dei gruppi tecnici di lavoro che saranno coordinati da un tavolo tecnico, proprio per valutare l’avanzamento delle 25 misure contenute. Su tutto incombono i ricorsi delle aziende al piano, presentati nel corso dell’ultimo anno, e che vedranno un’ulteriore tappa del percorso soltanto alla fine di novembre, quando sarebbe stata fissata la prima udienza al Tar Sicilia.

UN BILANCIO
Nel corso del 2018, sono stati registrati superamenti dei valori limite per la concentrazione media annua di biossido di azoto (NO2), dei valori obiettivo per l’ozono (O3) e per l’arsenico. Quest’ultimo superamento è stato registrato nell’Aerca (area a elevato rischio di crisi ambiente) di Siracusa.

MANCA LA RACCOLTA MINIMA DEI DATI
Il rapporto Arpa evidenzia in apertura che in molti casi, per diversi gestori, si è “verificato il mancato rispetto degli obiettivi di qualità, in particolare della raccolta minima dei dati, che, in base a quanto previsto nell’Allegato 1 del D.Lgs. 155/2010, dovrebbe essere pari al 90% per tutti gli inquinanti monitorati”. In linea di massima, spiegato dall’Arpa, considerato che “l’adeguamento della rete non è ancora stato completato e che i dati attualmente disponibili con una copertura >90% non consentirebbero un’analisi omogenea e significativa del territorio regionale, sono stati presi in considerazione anche i dati degli analizzatori per i quali la raccolta dei dati è risultata inferiore al 90%, ma non inferiore al 30%, sempre quindi ben al disopra del 14%, periodo minimo di copertura previsto dal D.Lgs. 155/2010 per le misurazioni indicative”.

OSSIDI DI AZOTO
In Sicilia si è registrato un trend di “riduzione delle concentrazioni medie annue su tutto il territorio regionale”, tuttavia, analogamente agli anni precedenti, si verificano “superamenti del valore limite nelle stazioni da traffico ubicate nell’agglomerato di Palermo, nell’agglomerato di Catania e nella Zona aree industriali”. Il maggiore responsabile, così come era stato già evidenziato nell’Inventario delle Emissioni del 2012, resta il traffico veicolare (in particolare il traffico nelle strade urbane determinato dai veicoli pesanti maggiori di 3.5 t e dalle automobili a gasolio).

OZONO
L’Arpa Sicilia spiega che per l’ozono si registra il “superamento del valore obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana in 8 su 18 stazioni della rete in cui viene monitorato, con una diminuzione rispetto al 2017 sia in termini di numero di superamenti che di numero di stazioni interessate dai superamenti”. Trattandosi di un inquinante secondario, spiegano gli esperti, le politiche di risanamento devono necessariamente riguardare la riduzione delle emissioni degli inquinanti precursori, quindi una particolare rilevanza rivestono le misure di contenimento delle emissioni sia “convogliate che diffuse di idrocarburi non metanici provenienti dagli impianti presenti nelle aree industriali (raffinerie, centrali termoelettriche e cementerie)”.

BENZENE E IDROCARBURI NEI LIMITI MA ELEVATI
Nel corso dello scorso anno le medie annue di benzene (idrocarburo aromatico), sia nelle aree urbane che in quelle industriali, hanno fatto registrare una riduzione rispetto al 2017, anche se proprio nelle aree industriali permangono “concentrazioni medie orarie di picco molto elevate”. Per quanto riguarda gli idrocarburi non metanici (idrocarburi leggeri emessi principalmente da impianti petrolchimici e raffinerie), si è confermata la riduzione, in quasi tutte le stazioni, della concentrazione media annua, del “valore massimo di concentrazione media oraria e del numero di concentrazioni medie orarie superiori a 200µg/m3 (valore soglia scelto come riferimento indicativo per la valutazione della qualità dell’aria), seppure tali superamenti risultino sempre molto significativi”.

LE PROCEDURE DI INFRAZIONE
La Regione è da tempo nel mirino dell’Ue. La Sicilia, infatti, rientra tra le regioni sottoposte alla procedura di infrazione n. 2015/2043 per i superamenti del valore limite per gli ossidi di azoto (NOx) e alla procedura di infrazione n. 2014/2147 per i superamenti del valore limite per il particolato fine PM10 e per la mancata attuazione di interventi di risanamento della qualità del’aria.

LA RISPOSTA DELLA REGIONE SICILIANA
Per risanare l’aria siciliana, la Regione ha adottato, con la delibera n.268 del 18 luglio 2018, il Piano Regionale di Tutela della Qualità dell’Aria, le cui “azioni, se attuate, consentiranno nel medio e lungo termine, in ottemperanza al D.Lgs. 155/2010, il risanamento della qualità dell’aria nel territorio regionale, ed in particolare nelle zone e negli agglomerati dove sono stati registrati superamenti dei valori limite e dei valori obiettivo”.
L’attuazione degli interventi è una tappa che gli addetti ai lavori considerano “fondamentale ed improcrastinabile per superare le criticità ancora presenti in materia di qualità dell’aria”, peccato che ci vorrà ancora del tempo per capire in che maniera si dovrà procedere. Alla fine di giugno l’assessore Cordaro aveva già incontrato i rappresentanti degli organismi pubblici coinvolti in primo piano nell’attuazione delle misure antinquinamento (Anci, Arpa, Autorità portuali, dipartimenti regionali, etc…) per fare un primo punto della situazione in vista di quelli che sono gli standard ambientali virtuosi da raggiungere con Agenda 2030. A seguire la vicenda ci saranno dei tavoli tecnici per aggiornare sulla crescita.

I RICORSI SUL PIANO
Sul futuro del piano incombono diversi ricorsi, presentati dapprima proprio dalle aziende del polo industriale di Priolo-Augusta, circa un anno fa, alle quale si sono poi aggiunte anche tutte le altre aziende coinvolte. Il piano regionale, infatti, prevede nuove prescrizioni per le autorizzazioni integrate ambientali. Nel mirino, da parte delle aziende, ci sono i dati utilizzati nel piano e le strumentazioni di monitoraggio previste. In particolare, riprendendo la documentazione fornita dalla Raffineria di Milazzo – all’interno di una nota inviata al Mattm lo scorso aprile e presenta sul sito del ministero dell’Ambiente – si legge che il piano deve considerarsi “illegittimo sotto plurimi profili”, facendo riferimento, tra le altre cose, a “zonizzazione illegittima” e a “dati di monitoraggio comunque obsoleti”.

Inoltre, si specifica che “mentre le misure a carico degli enti pubblici risultano avere carattere sostanzialmente solo programmatico, quelle invece a carico di (solo pochi) impianti industriali pongono a carico solo di essi oneri sproporzionatamente gravosi e ingiustificati”. La prima udienza pubblica è fissata al 28 novembre al Tar di Palermo. Il futuro è ancora lontano.

Rosario Battiato


PARLA IL PARROCO DI AUGUSTA
“Le morti per tumore stanno aumentando”

AUGUSTA – “I numeri del registro tumori dell’Asp non corrispondono alla realtà”. Don Palmiro Prisutto, cittadino attivo e parroco di Augusta, si dice sicuro: “Non c’è alcuna tendenza alla stabilizzazione, le morti per tumore stanno aumentando”. Impegnato in una ruvida battaglia ambientalista che lo ha portato a contrasti con le istituzioni, anche ecclesiali, Don Palmiro annota, sin dagli anni ‘70, tutti i decessi per tumore nella Rada di Augusta. Un elenco con migliaia di nomi affiancati dal nome della patologia che li ha portati al decesso. “Ma la lista – sottolinea Prisutto alla nostra testata – rappresenta solo il 10 per cento delle morti per cancro”. Sì, perché il parroco della chiesa Madre del territorio segnato dalla presenza di uno dei maggiori petrolchimici d’Europa, annota solo i nominativi che gli vengono forniti dai familiari.

La progressione di patologie tumorali è un dato. Ad aggravare il quadro c’è la totale indifferenza delle Istituzioni. “Si riempiono la bocca – continua – sostenendo che gli interventi sono stati effettuati o sono in corso di realizzazione, ma noi cittadini non abbiamo nessun mezzo per poter verificare”. Un esplicito riferimento, quello del parroco, alla cattiva gestione da parte degli organi competenti. “Per gli interventi bonificatori nella Rada – spiega Don Prisutto – erano stati stanziati 774 milioni di euro, ma sono spariti nell’etere”. Complice anche l’inerzia di chi doveva controllare e non lo ha fatto. “Come l’Arpa”, aggiunge.

Don Prisutto punta il dito contro i grandi colossi industriali. “Anche se le aziende del petrolchimico sono ormai quasi tutte straniere – sostiene -, sul piano industriale abbiamo un potere molto forte, ma di fronte alle grandi fabbriche, il cittadino non può fare nulla se non lottare contro uno Stato che, non solo è assente, ma è il vero nemico della popolazione”.

Sfiduciato e amareggiato, dopo anni di battaglie, Don Palmiro non risparmia colpi neanche alla criminalità organizzata. “Prima ancora che il Consiglio comunale di Augusta venisse sciolto per infiltrazioni mafiose – racconta – mi è stato chiesto: ‘Ad augusta c’è la mafia?’”. Una domanda, forse banale, a cui Prisutto risponde senza mezzi termini: “Certo che sì, però non dobbiamo pensare alla mafia classica con coppola e lupara, qui Cosa nostra controlla gli appalti, gestisce le discariche e il business dello smaltimento dei rifiuti”. Quella mafia in giacca e cravatta che, spesso, trova un fido compagno in chi amministra la cosa pubblica. “Ma se anche la magistratura – continua -, che dovrebbe essere un organo al di sopra delle parti, penso a Siracusa, si scopre collusa, noi cosa possiamo attenderci ancora?”, si chiede il parroco di Augusta.

Una vera e propria emergenza – i cui elementi fanno pensare a una situazione irreversibile – che mette in serio rischio la salute della popolazione del comune siracusano, affogata da metalli pesanti e gas tossici, e che rischia di coinvolgere lo stesso parroco protagonista di mille battaglie a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. “Le dico solo che sottoponendomi ad analisi, sebbene non sia esposto come altri alle sostanze inquinanti – spiega Don Prisutto -, ho scoperto di avere anche io livelli di mercurio, cromo, piombo e alluminio superiori ai limiti tabellari”.

Gabriele Patti


LE SCHEDE DETTAGLIATE DEI QUATTRO SIN (SITI DI INTERESSE NAZIONALE) PRESENTI IN SICILIA

PRIOLO (OPERATIVO DA 12 ANNI)
Tumori più frequenti che nel resto del Sud

Il progetto di bonifica della falda del sito multisocietario di Priolo, operativo sin dal 2007, prevede un sistema di contenimento a presidio del mare e del sottosuolo, costituito da una barriera fisica immorsata nel substrato argilloso e da barriere idrauliche, grazie alle quali le acque di falda vengono convogliate in un impianto depuratore Taf. L’Arpa ha richiesto la predisposizione da parte delle coinsediate di un Protocollo di monitoraggio unitario, operativo sin dal 2016, per la verifica dell’efficacia idrochimica e dell’efficienza idraulica dell’impianto. I dati hanno confermato l’efficienza idraulica del sistema. La bonifica dell’area “Ex vasche di zavorra” della Enimed in Penisola Magnisi, consistente nella rimozione dei terreni frammisti alle ceneri di pirite e il riempimento delle aree collaudate, è stata completata a marzo 2017. Tuttavia nel corso degli scavi sono stati rinvenuti reperti archeologici e pertanto si è reso necessario presentare una variante.

MORTALITÀ. La mortalità generale nella popolazione del sito risulta in linea con la media regionale. Per le malattie dell’apparato digerente è in eccesso in entrambi i generi, così come quella per malattie dell’apparato urinario, anche se per queste l’eccesso negli uomini è basato su una stima incerta. Risulta in difetto, rispetto al riferimento regionale, la mortalità per malattie dell’apparato respiratorio sia negli uomini, sia nelle donne. Tra le patologie con evidente associazione con esposizioni ambientali, il mesotelioma della pleura risulta in eccesso in entrambi i generi. Così come la mortalità per il tumore del polmone tra le donne, e per malattie respiratorie acute tra gli uomini.

INCIDENZA. L’incidenza complessiva dei tumori maligni, esclusi quelli della pelle, risulta in eccesso rispetto alla popolazione delle regioni del Sud e Isole in entrambi i generi nel periodo 2006-2012. Il tumore del polmone è in eccesso tra le donne e, sulla base di una stima incerta, anche tra gli uomini. L’incidenza del tumore del colon retto è in eccesso negli uomini e in difetto tra le donne. (gp)

BIANCAVILLA (Operativo da 18 anni)
Qui fa più paura il cancro alla pleura

Biancavilla è stata inserita tra i Siti d’interesse nazionale (Sin) con decreto ministeriale del 18 settembre 2001 n. 468, la cui perimetrazione è stata approvata con decreto ministeriale del 18 luglio 2002 pubblicato in Gu 231 del 2 ottobre 2002. All’interno del perimetro, oltre all’intero centro abitato, è inclusa una vasta area incolta e disabitata posta a Est del centro urbano.
L’istituzione del Sin ha permesso l’avvio dei lavori di Messa in sicurezza (Mise) e bonifica. Per risolvere la problematica ambientale è stato predisposto, in seguito ad apposite conferenze di servizio, un piano di intervento mirato a salvaguardare la salute pubblica e l’ambiente.

MORTALITÀ. La mortalità per mesotelioma maligno della pleura mostra un eccesso sia negli uomini che nelle donne. Diminuisce invece il tumore dell’ovaio, ma si riscontra un eccesso per tumore maligno della pleura in entrambi i generi. Si sono registrati 13 casi di tumori maligni nel complesso delle età considerate (0- 29 anni), dei quali 6 in età pediatrica e 3 nel primo anno di vita. I nati nel periodo 2010-2015 sono stati complessivamente 1.624; nello stesso periodo sono stati osservati 36 casi con malformazione congenita

INCIDENZA. Negli uomini si riscontra un difetto per tutti i tumori. Si evidenziano per diverse neoplasie deficit di incidenza con un’incertezza della stima, in particolare per i tumori del pancreas, della laringe, della cute, della prostata, del testicolo, del rene, della vescica, del tessuto linfoemopoietico, del linfoma di Hodgkin e della leucemia negli uomini.
Diminuiscono i tumori dello stomaco, del fegato e del pancreas nelle donne. È aumentata l’incidenza di tumori dei tessuti molli (non sarcomi), dei sarcomi dei tessuti molli, del corpo dell’utero, della vescica, delle leucemie mieloidi acute nelle donne. Anche qui il mesotelioma della pleura e il tumore del polmone a seguito di esposizione ambientale, ammorbano la popolazione. (gp)

MILAZZO (Operativo da 14 anni)
Da 9 anni si attendono le bonifiche nel sito

Il Sin di Milazzo è stato istituito con la legge 23 dicembre 2005. Coincide con l’area di sviluppo industriale di Gianmoro e interessa i Comuni di Milazzo, San Filippo del Mela, Pace del Mela, San Pier Niceto e Monforte San Giorgio, già dichiarati “Aree a elevato rischio di crisi ambientale del comprensorio del Mela” ai sensi del dlgs 112 del 1998.
In merito alle aree private, nel Sin insiste un polo industriale che ospita diverse tipologie di insediamenti produttivi, come la raffinazione di petrolio (Raffineria di Milazzo – Ram); la produzione di elettricità (Centrale elettrica Edipower ex Enel, Centrale elettrica Termica Milazzo ex Sondel); la siderurgia (profilati in ferro – Duferdofin); la produzione di apparecchiature elettriche (Ets); lo stoccaggio di elettrodomestici (stabilimento Messinambiente Spa), oltre a diversi depositi di prodotti petroliferi e discariche di rifiuti industriali.
Dalle indagini nell’area è emerso che la vera piaga del Sin di Milazzo è lo stato di contaminazione della matrice del suolo, prevalentemente legata alla diossina per la combustione di rifiuti. A farla da padrone sono discariche abusive o abbandonate, stabilimenti industriali dismessi, e una presenza di notevoli quantità di materiale contenente amianto.
Per quanto concerne l’utilizzo delle risorse, l’accordo di programma per la bonifica è stato siglato nel lontano 23 febbraio 2011 tra il ministero dell’Ambiente, la Regione e le Province interessate per un importo 4, 5 mln di euro. A fronte dello stanziamento, alla data del 31 dicembre 2014, la Regione ha impegnato e speso, rispettivamente, 197.069 e 113.369 euro. Dei fondi residui non c’è traccia nella contabilità speciale della Regione.

MORTALITÀ. Non si discosta dalla media regionale, tranne per le malattie dell’apparato urinario, in eccesso in entrambi i generi. Tra le patologie la cui evidenza è stata definita “limitata o sufficiente”, risultano in eccesso tra le sole donne i tumori dello stomaco e del polmone, le malattie respiratorie croniche e l’asma.

INCIDENZA. L’incidenza dei tumori maligni nel loro complesso, esclusi quelli della cute, è in eccesso tra le donne e in difetto tra gli uomini. Tra le patologie associate all’ambiente, si osservano in eccesso il tumore del colon retto in entrambi i generi e, nelle sole donne, i tumori dello stomaco e del polmone. (gp)

GELA (Operativo da 19 anni)
Dal mercurio al piombo Cosa appesta il suolo

Il sito di interesse nazionale di Gela è stato perimetrato con decreto del ministero dell’Ambiente del 10 gennaio 2000 e ricade totalmente nel territorio dichiarato “Area a elevato rischio di crisi ambientale” con delibera del Consiglio dei ministri del 30 novembre 1990. L’area è costituita dai territori dei comuni di Gela, Butera e Niscemi.
La contaminazione riscontrata nei suoli e nelle acque sotterranee si presenta molto varia. In molte aree interne alla Raffineria di Gela è stata rilevata la presenza di diverse famiglie di contaminanti:
– nei suoli: idrocarburi, Ipa, mercurio, composti alifatici clorurati cancerogeni, ammoniaca, benzene, etilbenzene, toluene, p-xilene, idrocarburi totali, Pcb;
– nelle acque di falda, tra gli altri: alluminio, vanadio, arsenico, boro, manganese, cadmio, piombo, piombo tetraetile, ferro, cobalto, solfati, crisene, nichel.
Nella raffineria di Gela sono pervenuti a conclusione due procedimenti di bonifica: la “Nuova Unità Recupero Zolfo 2” e il “Nuovo impianto Steam Reforming”. Per entrambe le aree, la bonifica prevede lo scavo dell’intero spessore di terreno insaturo, mentre per la falda acquifera è già operativo dal 2007 un progetto di bonifica multisocietario mediante doppio sistema di barrieramento (idraulico e fisico). Particolare importanza assume la bonifica dell’area Steam Reforming in quanto, nel futuro assetto della “green refinery”, finalizzato alla produzione di biocarburanti, tale impianto sarà deputato a produrre fino a 40.000 Nm3 /h di idrogeno.

MORTALITÀ. Come risulta dal rapporto Sentieri, il profilo di mortalità mostra un eccesso di rischio in entrambi i generi per tutte le cause: l’insieme dei tumori, le malattie dell’apparato urinario e, solo tra le donne, per le malattie del sistema circolatorio. Tra le cause di morte per le quali vi è a priori un’evidenza “sufficiente o limitata di associazione con le fonti di esposizione ambientale”, le stime di rischio sono tendenzialmente in eccesso. Un eccesso è presente in entrambi i generi per i tumori maligni dello stomaco, colon retto e polmoni.

INCIDENZA. Tra le cause di incidenza oncologica per le quali vi è a priori un’evidente “associazione con le fonti di esposizione ambientale”, le stime di rischio per i tumori dello stomaco, del colon retto e del polmone sono in eccesso in entrambi i generi. (gp)

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