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Mafia, confiscati i beni al cognato di Messina Denaro

redazione web

Mafia, confiscati i beni al cognato di Messina Denaro

martedì 23 Giugno 2020

A Gaspare Como, commerciante di Castelvetrano detenuto per associazione mafiosa. La confisca riguarda anche una fiorente attività commerciale nel settore dell'abbigliamento che sarebbe, in realtà, della "primula rossa" superlatitante

Gaspare Como, cognato del boss latitante Matteo Messina Denaro, ha avuto confiscati beni per un valore di 250 mila euro da parte della Dia di Trapani, oordinata dalla procura di Marsala.

Como, commerciante di Castelvetrano, è il marito di Bice Maria Messina Denaro.

Già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, attualmente è detenuto per associazione a delinquere di tipo mafioso.

La confisca segue la condanna definitiva di Como a tre anni e sei mesi di reclusione, per trasferimento fraudolento di valori.

Per concorso nel medesimo reato sono stati condannati Gianvito Paladino (un anno e 6 mesi) e Bice Maria Messina Denaro. I beni sottoposti a confisca, già sequestrati dalla Dia nel 2013, sono un’attività commerciale di abbigliamento, un locale di circa duecento metri quadrati intestato a Valentina Como (sorella di Gaspare) e un’auto di grossa cilindrata.

Gaspare Como, mentre scontava la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, dopo aver espiato una lunga detenzione in carcere, aveva avviato una fiorente attività commerciale a Castelvetrano e continuato a fare investimenti in beni mobili e immobili, nonché in aziende, intestando tutto a terze persone.

Ma si è arrivati al vero proprietario grazie all’esame delle movimentazioni bancarie degli indagati (sui cui conti operava esclusivamente il Como, apponendo anche firme false) e alle intercettazioni telefoniche sulle utenze delle aziende.

Nel 2018, è stato nuovamente sottoposto a sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, su proposta del direttore della Dia, e arrestato, insieme a Rosario Allegra (altro cognato di Matteo Messina Denaro, poi deceduto) e numerosi altri presunti affiliati a Cosa nostra, perché ritenuto il reggente della famiglia mafiosa di Castelvetrano.

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