Mafia nell'agrigentino, decapitati i vertici: operazione Condor, i nomi

Mafia nell’agrigentino, decapitati i vertici: i nomi degli arrestati nell’operazione Condor

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Mafia nell’agrigentino, decapitati i vertici: i nomi degli arrestati nell’operazione Condor

Irene Milisenda  |
mercoledì 11 Gennaio 2023

Dieci misure cautelari che colpiscono gli assetti mafiosi nel territorio di Favara e Palma di Montechiaro.

Estorsioni, minacce e controllo di alcune attività commerciale. E’ un duro colpo quello inferto alla criminalità agrigentina dalla DDA con l’operazione Condor, eseguita all’alba dai carabinieri. Dieci misure cautelari che colpiscono gli assetti mafiosi nel territorio di Favara e Palma di Montechiaro, dove convivevano Cosa nostra e formazioni criminali simili alla Stidda (Paracchi). Oltre 100 i carabinieri di Agrigento e del Ros in azione che sono stati supportati dai colleghi di Palermo, Trapani, Caltanissetta, Enna e dallo squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia. Sono state eseguite anche 20 perquisizioni.

“Obiettivo: liberare la provincia dalle infiltrazioni mafiose”

“L’Arma dei Carabinieri  ha colpito in maniera importante le organizzazioni mafiose che interferiscono con la serenità, la libertà e il buon andamento di questo territorio. Il nostro obiettivo è quello di liberare la provincia di Agrigento, ma in generale la nazione dai fenomeni criminali che rendono meno serena la nostra Terra.”  Così il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Agrigento, colonnello Vittorio Stingo, a margine dell’operazione “Condor” dei carabinieri del Ros di Palermo e del reparto operativo del comando provinciale di Agrigento che ha portato all’esecuzione di dieci misure cautelari firmate dal gip su richiesta dei magistrati della Dda di Palermo coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

“E’ importante sottolineare come i nostri obiettivi siano i capi della mafia, quelli che si atteggiano a reggenti e figure di spicco dell’organizzazione. Tagliando le teste ai vertici riusciamo a liberare le città e restituiamo ai cittadini la forza di denunciare estorsioni, incendi, danneggiamenti”, ha concluso il colonnello Stingo.

I nomi degli arrestati

Mediazione sui prodotti agricoli e controllo del gioco on line illegale, questi erano due degli obiettivi dei boss agrigentini finiti in carcere tra quei Nicola Ribisi, 42 anni, di Palma di Montechiaro, che ha già scontato una condanna a 5 anni e 4 mesi per associazione mafiosa dopo un arresto nel 2009, ed è stato di recente tirato in ballo dal pentito Giuseppe Quaranta, e Giuseppe Sicilia, 43 anni, di Favara, già detenuto per vicende di mafia. l’operazione, rappresenta la continuazione dell’inchiesta “Xydi” che ha avuto nell’avvocato Angela Porcello il principale personaggio. In carcere sono finiti pure: Giuseppe Chiazza, 42 anni, di Palma; Domenico Lombardo, 31 anni, di Agrigento e Baldo Carapezza, 27 anni, di Palma, operaio. Ai domiciliari Ignazio Sicilia, 48 anni, fratello di Giuseppe e già coinvolto in vicende di mafia; Salvatore Galvano, 52 anni, titolare di un deposito giudiziario di auto e gia’ arrestato venti anni fa nell’operazione antimafia “San Calogero”, Francesco Centineo, 38 anni, di Palermo e Giovanni Cibaldi, 35 anni, commerciante di Licata. Obbligo di dimora, infine, per Luigi Montana, 40 anni, di Ravanusa.

Il sindaco Palumbo: “La mafia è un parassita infestante”

Il mio ringraziamento, a nome della città, va ai Carabinieri e alla magistratura per l’importante operazione condotta all’alba di oggi. Fermo restando che le colpevolezze saranno poi vagliate nelle opportune sedi, fa male apprendere come ancora oggi, a Favara, vi sia chi si rivolge alla mafia o alla stidda per ottenere la propria “messa a posto”, ha dichiarato il sindaco di Favara, Antonio Palumbo. “E’ il segno che lo Stato viene visto ancora oggi da troppi come incapace di garantire la sicurezza e il benessere proprio, della propria azienda, della propria famiglia, nonostante il lavoro giornaliero e coraggioso delle nostre forze dell’ordine e della magistratura. Ancora di più è grave, oltraggioso per la memoria di tante vittime della mafia, che si ritenga “normale” sottostare a queste richieste estorsive come se fosse una prassi irrinunciabile. Così non è, così non può più essere. Dobbiamo con ogni mezzo, in ogni contesto, con ogni sforzo possibile eliminare questo cancro, questo parassita che infesta ancora troppo la nostra terra e la nostra città”, ha concluso il primo cittadino ringraziando l’Arma dei Carabinieri.

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