L’Intergruppo parlamentare dedicato ha posto l’accento su una patologia che interessa una persona su dieci
in collaborazione con ITALPRESS
ROMA – Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità l’obesità e il sovrappeso interessano 2,3 miliardi di persone nel mondo e l’obesità da sola 650 milioni di persone con un costo complessivo pari a circa duemila miliardi di dollari – impatto economico sovrapponibile a quello del fumo di sigaretta o a quello di tutte le guerre, atti di violenza armata e di terrorismo – ed è causa quasi di 5 milioni di decessi. Anche l’Italia non è da meno, infatti, secondo i dati Istat una persona su 10 è obesa, ovvero oltre 5 milioni di adulti, con un impatto considerevole sui diversi ambiti dell’assistenza sanitaria.
“L’obesità – ha spiegato Roberto Pella, presidente dell’Intergruppo parlamentare Obesità e diabete, vice presidente Vicario Anci – è ormai un problema molto rilevante di salute pubblica e di spesa per i sistemi sanitari nazionali, una spesa che diverrà insostenibile se non saranno adottate politiche di prevenzione adeguate, non disgiunte da programmi di gestione della malattia in grado di affrontare il fardello delle comorbidità. È quindi fondamentale un’attenzione specifica sul tema da parte dei decisori politici, affinché considerino l’obesità in tutta la sua gravità. A tal proposito, lo scorso 13 novembre, l’Assemblea della Camera ha approvato all’unanimità una Mozione che impegna il Governo ad adottare azioni per la prevenzione e la cura dell’obesità, richiedendo in primis il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica caratterizzata da elevati costi sociali, economici e clinici; l’implementazione di un Piano nazionale; l’avvio di una forte campagna di lotta allo stigma che, grazie alla sensibilità del ministro alla Salute Speranza, prende avvio proprio oggi”.
“Bisogna incrementare – ha continuato Daniela Sbrollini, presidente dell’Intergruppo parlamentare Obesità e diabete – la capacità del Sistema sanitario nazionale di erogare e monitorare i servizi per la persona con obesità attraverso l’individuazione e l’attuazione di strategie che abbiano come obiettivo la razionalizzazione dell’offerta, l’accesso alle cure e l’appropriatezza delle prestazioni erogate per migliorare la qualità di vita, la cura e la piena integrazione sociale delle persone con obesità, comprendendone i bisogni e le problematiche, attuando strategie di coinvolgimento all’interno dell’ambiente familiare, sociale e professionale”.
“L’obesità – ha aggiunto Giuseppe Fatati, presidente Italian obesity network – è una malattia epidemica e gli interventi di prevenzione, fino a ora, si sono dimostrati inefficaci perché basati sul paradigma della responsabilità personale, ovvero il soggetto ingrassa perché non rispetta le regole. Al contrario, l’obesità è una condizione complessa che deriva dall’interazione di fattori genetici, psicologici e ambientali. Le persone con obesità dovrebbero essere prese in carico dai medici di famiglia e ricevere una assistenza individuale dal Sistema sanitario nazionale al pari delle persone con diabete, in quest’ottica l’approvazione della mozione rappresenta un importante passo in questa direzione”.
“L’obesità – ha spiegato Ferruccio Santini, presidente della Società italiana dell’obesità (Sio) – è una malattia eterogenea e multifattoriale influenzata da fattori genetici, ambientali e psicologici e rappresenta un importante fattore di rischio per diverse malattie croniche; sovrappeso e obesità sono responsabili dell’80 per cento dei casi di diabete tipo 2, del 35 per cento dei casi di malattie ischemiche del cuore e del 55 per cento dei casi di malattie ipertensive tra gli adulti. Si tratta di una malattia potenzialmente mortale che influisce negativamente sull’aspettativa di vita, è causa di disagio sociale e spesso, tra bambini e adolescenti, favorisce episodi di bullismo, che più volte le cronache hanno riportato, tutti aspetti che concorrono a richiedere l’impegno sinergico di Istituzioni, Società medico-scientifiche e associazioni pazienti”.
“È necessaria – ha spiegato Andrea Lenzi, presidente del Comitato nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della vita della Presidenza del Consiglio dei ministri – una strategia che porti al riconoscimento dell’obesità quale malattia e problema sociale. La campagna ‘Io vorrei che’ è nata per coinvolgere membri del Governo, del Parlamento e delle principali Istituzioni per lavorare insieme per combattere questa complessa malattia cronica per la quale è necessario mettere in atto strategie integrate e multidisciplinari. Insieme ai partner, ha realizzato un libro con tutti gli ‘Io vorrei che’ raccolti tra coloro che si battono quotidianamente per contrastare l’obesità e vogliono garantire cure appropriate e una buona qualità di vita alle persone con obesità”.
“L’educazione a una corretta e sana alimentazione – ha sottolineato la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa – comincia a tavola fin dalla più tenera età. È la base per combattere contro l’obesità e rappresenta un obiettivo di sanità pubblica perseguito con progetti e interventi specifici sia a livello europeo che italiano. Fanno riflettere gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui su 50.000 bambini il 21,3 per cento è risultato in sovrappeso e il 9,3 per cento obeso. L’elevata prevalenza di sovrappeso e obesità costituisce una problematica a livello mondiale ed è un serio fattore di rischio di malattie croniche. Se presente in età pediatrica si associa ad una più precoce insorgenza di patologie tipiche dell’età adulta, come diabete e ipertensione. La diffusione di sovrappeso e obesità rende necessario rafforzare le azioni di prevenzione e contrasto di un fenomeno che ha dimensioni epidemiche, nel contesto di un disegno strategico complessivo, attraverso la identificazione di ruoli e responsabilità di tutti gli attori coinvolti ed evitando interventi settoriali e frammentari, anche al fine di assicurare la precoce presa in carico dei soggetti in sovrappeso e/o obesi e ritardare o evitare il ricorso a terapie farmacologiche o chirurgiche”.