Mai obbedire alle regole sbagliate - QdS

Mai obbedire alle regole sbagliate

Carlo Alberto Tregua

Mai obbedire alle regole sbagliate

mercoledì 24 Giugno 2020

In una Comunità, è necessario che vengano stabilite le regole di funzionamento dei rapporti fra i membri della stessa; diversamente si diffonderebbe il caos perché ogni cittadino chiederebbe di fare cose a lui più convenienti rispetto ad altre che potrebbero penalizzarlo.
Le regole debbono essere scritte dagli stessi cittadini, anzi da quelli di cultura e saperi più elevati, perché devono essere tenuti in conto i valori di equità, responsabilità, proporzionalità e giustizia, in modo da non penalizzare qualcuno e non avvantaggiare qualche altro.
Alle regole si obbedisce, salvo modificarle quando esse risultano inique, sempre mantenendo gli stessi principi etici che non possono essere mutati, perché costituiscono una sorta di Stella polare, che è nella sua posizione da migliaia di anni e vi resterà ancora per migliaia di anni. La questione che proponiamo è semplice ma di attuazione difficoltosa.

Perchè? Perché ogni persona ha una componente di egoismo non indifferente che solo l’educazione e la conoscenza riescono a mitigare per farla retrocedere rispetto ai buoni sentimenti e alle buone pratiche.
Tuttavia, non sempre, nonostante la buona volontà, si riescono a far prevalere le regole basate sui valori etici, perché l’egoismo cui prima si accennava è sempre presente e si combatte con estrema difficoltà.
Molti cittadini, quando devono fare qualcosa, chiedono: “Cosa c’è per me?”. Questo comportamento mentale è l’opposto di quello che si dovrebbe tenere, domandandosi cosa ogni cittadino possa fare per la Comunità e non viceversa.
Qui non è in discussione l’osservanza delle regole, piuttosto che esse siano eque ed osservabili senza vantaggio individuale. Solo agendo in questo modo una Comunità può progredire, perché mette al primo punto del suo funzionamento il benessere comune e solo dopo quello proprio.
È rendendosi conto di questa necessità che una Comunità può andare avanti. Diversamente è destinata a deteriorarsi, arretrare e diventare non competitiva con le altre Comunità con cui necessariamente si confronta, risultando perdente.
La domanda che sorge è: “Ma tutte le regole debbono essere osservate?”. Faremo l’esempio di quelle stabilite dai regimi dittatoriali, come quello nazista e fascista, che sono arrivati perfino ad approvare leggi (cioè regole) discriminatorie nei confronti di persone solo perché erano di razza diversa (ebrei). O altre leggi, come quelle degli Stati Uniti del 1800, che tenevano in schiavitù la razza nera, ovviamente per averne un tornaconto personale.
Ebbene, quelle regole non si dovevano osservare allora e non si dovrebbero osservare oggi. La discriminante, l’abbiamo già scritto, è se esse siano conformi o meno ai valori etici.
Le regole sbagliate che privano le persone della libertà di pensiero e di azione vanno combattute con ogni mezzo, anche con le armi, senza se e senza ma, ed anche con sacrificio personale.

Il legislatore di un Paese è colui che formula le regole di funzionamento. Se è savio e sapiente deve riuscire a formulare leggi (regole) che siano comprensibili, scritte nel linguaggio comune, di applicazione sicura e non complicata, in modo da evitare controversie e ricorsi alla Magistratura che è già molto intasata.
Formulare leggi di tal fatta non è semplice perché occorrono competenze, non sempre possedute da parlamentari improvvisati e chiamati spesso a dire Sì o No senza rendersi conto della portata del proprio Sì o del proprio No.
Tanta gente è approdata in Parlamento senza avere né arte né parte, con la conseguenza che, di fatto, si è trovata nelle mani di vecchi volponi, vestiti da burocrati che hanno fatto fare loro ciò che volevano.
Regole chiare, limpide, subito applicabili che generino pochi dubbi e poche perplessità, ecco cosa serve a una Comunità per crescere e per evitare quegli squilibri sociali che sono alla base di malumori e di situazioni incresciose. Per questo non è mai abbastanza l’uso del buonsenso, basato su cultura e conoscenze. Senza di esso non si costruisce niente, salvo che dissapori e lotte indebite fra classi diverse. Certamente da evitare!

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017