Inutile contrasto Governo-Anm
Nel Forum che ho svolto con Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), pubblicato il 26 marzo 2022, ho raccolto la sua testimonianza relativa alla carenza di organico dei magistrati. Mi diceva Santalucia che su una pianta di 10.400 magistrati, ne sono presenti circa 9.000, quindi con una carenza di 1.400 giudici.
Gli ho posto la domanda sul numero di essi “distaccato” nelle stanze dei ministeri o di altri luoghi che non fanno la professione per cui hanno vinto il concorso. “Sono circa 400”, mi ha risposto Santalucia.
Ora, mi è sembrato del tutto illogico che una forte carenza di magistrati sia peggiorata da un’ulteriore distacco di 400 unità. Ma tant’è, diceva Santalucia, il Governo ha bisogno di magistrati-consulenti e quindi la questione non è modificabile.
D’altro canto, i concorsi (lunghissimi) non sono mai coperti dai vincitori, per cui su 300 posti ne vengono occupati 250.
Eppure vi sono migliaia di giovani che vorrebbero fare i giudici. Fra essi, anche brillanti, con grandi capacità, che hanno studiato bene e si sono laureati bene. Non si capisce perché non venga moltiplicato il numero dei concorsi e quindi l’acquisizione di nuove leve fino a completare tutto l’organico.
Qualcuno osserverà subito che è una questione finanziaria, vale a dire le casse dello Stato non possono pagare, in atto, retribuzioni e tutto il corollario per altri 1.400 giudici.
Cosicché sembra che il Governo risparmi, ma non tiene conto del danno che viene prodotto alla Collettività, anche in termini di Pil, per i ritardi macroscopici dei processi di tutti i settori.
Non solo, ma la lentezza della Giustizia provoca un ulteriore danno al Pil nazionale, perché molti gruppi mondiali, quando valutano di fare i loro investimenti nel nostro Paese, si informano su come funziona la Giustizia; quando hanno referenze negative declinano la possibilità.
Quindi, si dovrebbe mettere sul piatto della bilancia l’ulteriore costo per assumere 1.400 magistrati, da un canto, e quello che si sostiene per i mancati investimenti delle imprese in conseguenza dei ritardi che ancora persistono nonostante le riforme.
È da parecchi anni in atto la digitalizzazione dei processi, per cui piano piano le carte vengono eliminate, anche se molti/e protagonisti/e degli stessi processi preferiscono leggere sulla carta e non sugli schermi dei pc.
Di fatto, la presenza nelle aule dei tribunali è prevista nei processi penali, mentre nei processi civili, amministrativi, fiscali e contabili viene preferita la documentazione digitale.
In ogni caso, la digitalizzazione non è ancora completata in tutti i versanti dei vari processi, per cui si rende urgente l’ultimazione del piano dei governi precedenti e di quello attuale. Prima si arriva al completamento totale della informatizzazione di tutti i processi e prima essi diventeranno efficienti e rientreranno nei tempi previsti dalla Costituzione (la “ragionevole durata del processo”, articolo 111) facendo risparmiare allo Stato i risarcimenti della legge Pinto n. 89 del 2001.
Vi è in atto un forte contrasto fra il Governo e i magistrati d’accusa sulla riforma che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, vorrebbe fare approvare dal Parlamento. Il disegno di legge è già stato approvato dal Governo, ma è probabile che esso subisca sostanziali modifiche nei percorsi di Camera e Senato fino ad approdare nelle relative aule opportunamente emendato, ma che probabilmente nel dibattito che si svolgerà nelle stesse subirà ulteriori modifiche.
Qualcuno dice migliorative, per altri sono peggiorative, ma alla fine sarà il Governo a decidere, non escludendo di porre la fiducia sul testo finale, per tagliare la testa al toro.
Non entriamo nel merito della riforma perché gli argomenti pro e quelli contro sono tanti, ve ne sono di validi e meno validi. Tuttavia, non possiamo esimerci dall’esprimere l’auspicio che essa tuteli l’immagine e la privacy dei cittadini e delle cittadine e sia più efficace nel riscontro fra indagini e sentenze definitive e irrevocabili.