La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per non aver fornito una adeguata assistenza scolastica ad una minore, affetta da una forma di autismo, nei primi anni della scuola primaria. Sono state respinte le ragioni portate in giudizio dell’Avvocatura di Stato che motivava la mancata erogazione del trattamento differenziato sulla base delle restrizioni in termini di risorse previste in legge di stabilità 2011. Lo rende noto l’Associazione “Luca Coscioni”.
La Corte europea dei diritti dell’uomo, spiega l’associazione, ha accertato la violazione dell’articolo 14 (Divieto di discriminazione), in combinato disposto con l’articolo 2 del Protocollo Addizionale n. 1 alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Diritto all’istruzione), rilevando il carattere discriminatorio dell’omessa assistenza. In particolare la Cedu ha sottolineato non soltanto che l’assistenza scolastica invocata dalla ricorrente le sarebbe spettata di diritto, in accordo con le disposizioni normative vigenti, ma anche le gravi conseguenze che in difetto di tale assistenza si producono ai danni di una minore nei primi e fondamentali anni di scuola primaria.
Per Filomena Gallo, avvocato e segretario nazionale dell’Associazione “Luca Coscioni”, “proprio nei giorni in cui in Italia è vivo il dibattito legato alle lacune del sistema scolastico alla riapertura post lockdown, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con una importante sentenza, ha quindi segnato una tappa decisiva verso il rafforzamento dei diritti delle persone con disabilità nello scenario europeo ed internazionale. Un grazie a questa famiglia che ha deciso di chiedere l’affermazione di diritti fondamentali per la propria figlia e Marilisa D’Amico, che ha patrocinato la difesa del caso che ha portato a questa importante decisione”.
“La storia di G.L. ricorrente – racconta Filomena Gallo – è la storia di tante persone con disabilità che ogni giorno devono combattere per poter vedere erogato ciò che è un diritto. Sono anni che con l’Associazione Luca Coscioni siamo costretti ad agire in giudizio per ottenere la piena affermazione di diritti fondamentali delle persone con disabilità, agiamo anche contro ogni forma di discriminazione in virtù della legge 67/2006. La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità risulta ancora non pienamente attuata nel nostro Paese come evidenziato ripetutamente dal Comitato Onu sui diritti delle persone con disabilità. Oggi la decisione della Corte assume ancor più rilievo e con valenza diversa poiché in tempi di pandemia, l’assistenza, l’inclusione per le persone con disabilità rappresenta una questione di emergenza nell’emergenza. Occorrono politiche adeguate per eliminare ogni discriminazione oggi purtroppo ancora esistenti, come la decisione della Corte evidenzia”.