Ad un anno dalla guerra in Ucraina la Comunità di Sant'Egidio, insieme all'Arcidiocesi di Catania, ha promosso dei momenti per riflettere e pregare per la pace.
Nel primo anniversario dell’invasione russa in Ucraina, che ha aperto una nuova e più drammatica fase di un conflitto che ha preso il via praticamente dieci anni fa, la Comunità di Sant’Egidio di Catania ha promosso un momento di riflessione e di preghiera per la pace.
L’importante iniziativa ha avuto inizio con una conferenza “Il grido della Pace – Un anno di guerra in Ucraina”, che si è svolta presso la chiesa di Santa Chiara.
A fare gli onori di casa e a coordinare gli interventi Emiliano Abramo, presidente, della Comunità di Sant’Egidio di Catania, di recente è stato protagonista di un forum del Quotidiano di Sicilia, con una intervista realizzata dal vice direttore, Raffaella Tregua.
Insieme ad Emiliano Abramo, protagonisti del dibattito, Yuriy Lifanse (Comunità di Sant’Egidio di Kiev, in collegamento da Leopoli) e Domenico Quirico, prestigiosa firma de La Stampa e noto reporter di guerra.
Al centro delle riflessioni l’importanza della pace e la capacità di mettere un freno alle ostilità, ai lutti e ai drammi che un conflitto porta con sé.
L’intervento di Yuriy Lifanse
“Le guerre troppo lunghe – ha affermato Lifanse – vengono dimenticate, passano in secondo piano. In questo anno sono stati tanti i momenti orribili da ricordare, perché la guerra è un demone improrogabile da ricordare, che risveglia i peggiori istinti del genere umano”.
Una situazione drammatica quella che si sta vivendo in questa fase del conflitto perché “la logica della guerra sta superando quella della pace. Perché ci sono tanti investimenti per le armi – e ringraziamo le nazioni che hanno inviato sistemi anti missili per permettere all’Ucraina di difendersi – però ci sono pochi investimenti, pensieri e scelte per la pace”.
Infine Lifanse ha voluto ricordare il valore e l’importanza della solidarietà: “Nei giorni successivi al 24 febbraio 2022 è arrivato il primo camion con aiuto dall’Europa, ad oggi ne sono arrivati settantanove. Arrivano vestiti, cibo e medicinali. È un supporto fondamentale per la popolazione che soffre. Io spero – conclude – che la guerra finisca presto, ma anche se la pace arrivasse oggi povertà e crisi per la popolazione dureranno ancora anni”.
L’intervento di Domenico Quirico
Domenico Quirico, invece, ha fatto riferimento alla sua esperienza come reporter di guerra, iniziata negli anni della guerra civile in Mozambico: “La guerra diventa eterna e dominante quando l’uomo diventa insignificante. Oggi in Ucraina non si contano più i morti, sono insignificanti. Ormai contiamo solo le armi. Invece i morti vanno sempre ricordati, anche quelli “sbagliati”.
Questo conflitto – ha aggiunto il giornalista – mi ricorda la prima guerra mondiale, gli uomini passano in secondo piano rispetto agli obiettivi militari. In questi mesi si è diffuso un concetto sbagliato, quello secondo il quale chiunque parli di cessate il fuoco, tregua o pace sia un codardo o un fiancheggiatore di Putin. Invece per portare avanti questo discorso ci vuole coraggio, molto più di quanto ne serve per combattere e vincere una guerra”.
Al termine della conferenza, la marcia per la pace, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, ha raggiunto Piazza Duomo. Lì, all’interno della Cattedrale, il momento più significativo con la veglia di preghiera per la pace in Ucraina presieduta dall’arcivescovo di Catania Monsignor Luigi Renna.
Vittorio Sangiorgi