Emiliano Abramo: "Occorre una visione di futuro che non dimentichi gli anziani" - QdS

Emiliano Abramo: “Occorre una visione di futuro che non dimentichi gli anziani”

Melania Tanteri

Emiliano Abramo: “Occorre una visione di futuro che non dimentichi gli anziani”

sabato 11 Febbraio 2023

Forum con Emiliano Abramo, presidente della Comunità di Sant’Egidio di Catania

Intervistato dal vice direttore, Raffaella Tregua, il presidente della Comunità di Sant’Egidio di Catania, Emiliano Abramo, risponde alle domande del QdS.

Negli ultimi anni le condizioni economiche della popolazione italiana sono in gran parte peggiorate per via della pandemia prima e dell’inflazione oggi. Qual è la situazione della povertà, quella della fascia media in particolare, a Catania?
“Dal nostro punto di vista possiamo parlare di un incremento molto serio della povertà che, in città, ha toccato il tasso più alto dopo la pandemia. D’altronde, in quel periodo, soprattutto durante il lockdown, non c’erano più le mani tese in centro storico, non c’era più nessuno che aiutava. Non c’erano luoghi dove andare in bagno, i bar erano chiusi, le ville comunali erano chiuse. C’era il problema serio di reperire cibo e non c’erano porte dove poter bussare. C’è una solidarietà importante a Catania, ma in quel periodo questa realtà è stata mollata. Il risultato è che, nel post pandemia, abbiamo registrato un incremento dello 0,7 per cento di poveri, ai quali si aggiungono i nuovi poveri e gli anziani, la cui situazione è precipitata. C’è stato un alto livello di abbandono anche delle persone più fragili, che la pandemia ha lasciato sole. Sono 637 gli anziani da noi seguiti e monitorati, per via del fatto che i figli non possono occuparsene. Dopo il Covid è rimasta la paura dell’incontro e il problema della socialità”.

Secondo quanto emerso da una delle nostre inchieste, in Sicilia ci sono circa quattromila senza tetto ufficiali, concentrati in particolare nelle grandi città. Qual è la situazione a Catania?
“La situazione dei senza tetto è particolare: poco prima pandemia è stata decretata la chiusura del Cara di Mineo, senza alcun pensiero per la sorte dei richiedenti asilo. Erano circa quattromila le persone che si sono riversate in strada e la pandemia ha creato difficoltà di movimento e impedito a questa gente di raggiungere gli altri paesi, con il risultato che queste persone si sono riversate nelle grandi città. Da qui è nata, tre anni fa, la proposta della Legge regionale sulla povertà che tiene conto di questi elementi. A Catania, per esempio, è rinato il quartiere ghetto di San Berillo, il luogo di chi non sa dove andare. Noi abbiamo operato tanto a San Berillo, anche in piena pandemia: c’erano quattrocento persone che vivevano lì e nessuno se ne è occupato. Il Covid è stata la pietra tombale rispetto all’integrazione per tanti”.

Nonostante queste enormi difficoltà, assistiamo a uno scollamento completo tra la politica e la gente. Perché?
“La cartina di tornasole sono gli anziani. Abbiamo impiegato tutto il Novecento per vivere di più e morire in salute, ma gli anni che abbiamo guadagnato sono i più brutti e peggiori della vita. Questo è lo scollamento. Dal mio punto di vista, ciò che occorre e non abbiamo è una visione del futuro anche per gli anziani, l’idea di costruire una vita che dia spazio anche ai vecchi. Oggi la Sicilia è la regione con più istituti per anziani: prima avevamo la stanza per il nonno. Abbiamo perduto in un ventennio il rapporto con gli anziani e abbiamo depauperato un’eredità umana importante”.

Cosa pensa dell’eliminazione o della modifica del Reddito di cittadinanza? Potrebbe produrre effetti ancora più devastanti sulla popolazione fragile? Anche se noi siamo convinti che chi può lavorare debba essere inserito nel mondo del lavoro, che dà dignità e permette l’appagamento personale…
“Temo che possano esserci ripercussioni negative, perché il Reddito di cittadinanza è stato vitale per molti in tempo di lockdown. Senza non saremmo stati in grado di tenere la pace sociale in città. Credo che non vada eliminato del tutto, perché non c’è stata una proposta alternativa o una visone del futuro di chi lo ha percepito. Detto questo, sono convinto del fatto che il Rdc non può essere percepito come forma assistenziale, né può entrare nelle politiche del lavoro. Ma indubbiamente ha avuto una ricaduta positiva in termini di welfare, quindi è qui che va inquadrato. Senza dubbio, il primo governo di Giuseppe Conte è stato quello che ha stanziato più soldi per i poveri. Ma, ripeto, la misura va sganciata dalle politiche per il lavoro, anche perché il risultato è stato che il lavoro nero è cresciuto dove impera questa cultura”.

Preghiera, poveri e pace sono le tre P che spingono l’attività sul territorio

In questo scenario, la Comunità di sant’Egidio fa tante cose. Ma quali sono le attività più importanti realizzate nel 2022?
“Papa Bergoglio qualche anno fa ci ha definito la comunità delle tre P: la prima è la Preghiera, fatto culturale e spirituale. Pregare per i malati è stata una risposta a chi li ha visti morire in solitudine durante la pandemia. Ma la preghiera è anche rivolta alla pace, la seconda P. A chi ci domanda noi rispondiamo che pregare per la pace è un fatto serio e noi, ogni mese, preghiamo per i 39 Paesi che al momento sono in guerra. Il 24 febbraio sarà un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina e, una volta al mese, i senzatetto della città vengono a Santa Chiara per pregare nel nome di Modesta Valenti, morta a Roma. Non fu soccorsa perché era troppo sporca. Nel suo nome, raccogliamo i senzatetto che portano una candela per i loro amici. La terza P su cui lavoriamo sono i poveri. Catania è un incrocio tra quartieri ricchi e poveri ma, per un catanese, andare in alcuni luoghi è una scelta. Con questo voglio dire che bisogna scegliere di incontrare i poveri. E in questa scelta, per me, c’è qualcosa di misterioso. Perché è difficile comprendere, per esempio, come mai una ragazza di buona famiglia scelga di andare a trovare chi non si lava, puzza e magari beve. Però i giovani vogliono andare a trovare i senza tetto. C’è una voce dell’anima che è più forte di una cultura che li vuole invisibili. Sant’Egidio è cresciuta dando spazio ai poveri”.

Questa attenzione si manifesta anche su altri fronti?
“Facciamo un grande lavoro sull’integrazione per i tanti migranti che sono passati in questi anni. Non solo accoglienza: ci accompagnano quando andiamo a trovare i poveri, cucinano e mangiano con gli anziani, vanno a trovarli in istituto. Negli anni ci sono stati nove matrimoni misti e undici bambini nati da queste unioni. Condividere le cose è il primo passo verso una vera integrazione. Inoltre, lavoriamo molto con i bambini, nelle nostre scuole gratuite della pace. A Catania abbiamo il record europeo di evasione scolastica e povertà educativa. I bambini che non vanno alla scola dell’obbligo sono sempre presenti con noi il pomeriggio”.

Emiliano Abramo e il Vicedirettore del QdS Raffaella Tregua
Emiliano Abramo e il Vicedirettore del QdS Raffaella Tregua

I punti forti da cui Catania può ripartire e rilanciarsi

Come vi sostenete? Chi finanzia le vostre attività?
“Il nostro bilancio è fatto praticamente con le donazioni di privati, con contributi pubblici ma anche con fondi che mettiamo di tasca nostra. Ognuno secondo le proprie possibilità. Durante il lockdown siamo stati l’unica realtà rimasta aperta e siamo riusciti a fare molto. La fila dei poveri partiva da piazza Duomo. Siamo passati in quel tempo da centinaia di persone a tremila nuclei familiari che sono rimasti”.

Cosa pensate della politica catanese? Dal punto di vista di Sant’Egidio, da cosa dovrebbe partire il nuovo sindaco?
“Innanzitutto dalla fruibilità della città. E dire, in tempi rapidi che c’è un centro. Catania è diventata una grande periferia, invece occorre ridare a Catania un’idea di decoro, pulizia e dinamiche sane che partano dal centro e contaminino la periferia. Dopo di che, la priorità è intervenire sulla condizione di abbandono e della povertà. Catania è senza dormitori, corso Sicilia è una bomba a orologeria, ci sono dinamiche malsane che vanno affrontate. Questo è un problema serio e invece, negli ultimi anni, si è armata una parte di residenti contro i poveri. E poi i rifiuti: la gestione va affidata agli specialisti del settore e non alla politica. Dobbiamo reperire la migliore risorsa per risolvere il problema che attanaglia da tempo la città che, però, non è mai arrivata a questo punto. Dobbiamo guardare in avanti e per farlo occorre correre. Inoltre, occorre affrontare la questione legata al commercio e al turismo. L’uno è legato all’altro per motivi quasi misteriosi. Abbiamo una città percepita bene e abbiamo un aeroporto che funziona perfettamente. Ma anche questo va liberato da mormorii e dalle piccole gelosie. Dobbiamo registrare il fatto che il turismo può morire dopo un passaparola di esperienze negative. La politica deve farsi da parte. Infine, bisogna lavorare sulle politiche green e sulla mobilità light. E su questo bisogna ascoltare le nuove generazioni, competenti ma ignorate”.

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