Mario Venuti reinterpreta "Ma che freddo fa" in salsa brasiliana. E racconta le passioni riscoperte durante la pandemia, la sua stima per Colapesce e Dimartino, il suo sogno nel cassetto.
Il 7 maggio segna il ritorno di Mario Venuti sulla scena della musica italiana. È stato rilasciato “Ma che freddo fa”, il nuovo singolo nel quale il cantante siciliano reinterpreta il brano scritto da Claudio Mattone e Franco Migliacci e cantato nel 1969 da Nada, in una coinvolgente samba-pagode.
Oltre al singolo, distribuito in tutte le piattaforme digitali, è stato pubblicato il video ufficiale diretto da Giacomo Triglia con illustrazioni di Mirella Nania. Inoltre, è disponibile il primo dei quattro 45 giri a edizione limitata firmati dall’artista. Le quattro copertine dei vinili bianchi, create dall’artista Monica Silva e dal Creative Director Valerio Fausti, formeranno un’opera d’arte unica, caratterizzata da colori forti e vivaci, un tributo alla grande Carmen Miranda e al movimento tropicalista.
MARIO VENUTI: “IO, AUTORE CHE DIVENTA INTERPRETE”
In un’intervista esclusiva rilasciata a QdS.it, Mario Venuti racconta le motivazioni della sua ultima scelta. “Da tempo volevo fare un disco di cover, anche se io mi reputo più un autore che un interprete. Col tempo, però, mi sono costruito una vocalità che mi rende riconoscibile. In questo caso il mio lavoro di interprete viene valorizzato e messo in luce – dice -. L’idea era reinterpretare delle canzoni della tradizione che vanno dagli anni ’30 fino agli anni 2000 ma in salsa tropicale, vista la mia grande passione per il Brasile. Con la produzione di Tony Canto visto che è un chitarrista con cui collaboro da tanti anni e con la partecipazione di alcuni musicisti brasiliani, soprattutto percussionisti come Mauro Fosco e Marcelo Costa”.
La scelta di “Ma che freddo fa” come primo singolo estratto non è stata facile: “Scegliere delle canzoni nel mare magnum delle migliaia di canzoni che sono state prodotte nel corso dei decenni in Italia era un’impresa titanica per cui si è andato a istinto – aggiunge l’artista -. Bazzicando sulla rete, cercavo delle canzoni e facevamo la prova se riusciva il gioco di trasformarle dandole il ritmo della musica brasiliana. Non c’è stato un ragionamento, solo istinto. Alla fine il cerchio si è ristretto e abbiamo mantenuto una certa temporalità: c’è una canzone degli anni ’30, alcune degli anni ’60 e via via fino al 2000 con l’unico intento di vestirle con sonorità brasiliane. Molte di queste canzoni sono molto conosciute in Brasile perché lì la musica italiana è molta apprezzata. Credo farà piacere anche ai brasiliani perché spero che questo progetto sbarchi anche dall’altra parte dell’oceano”.
IL PROGETTO DEI 45 GIRI E LA STIMA PER COLAPESCE E DIMARTINO
Sul progetto dei 45 giri, spiega Mario Venuti: “Abbiamo pensato di pubblicare tutto su dei 45 giri proprio per rendere onore. I singoli usciranno in 45 giri, vinile ed edizione limitata, autografati. I 45 giri una volta messi insieme, comporranno il titolo dell’album che uscirà a metà settembre, anch’esso in vinile. Ci sembrava carino dare la possibilità di possedere un gadget, quindi una musica concreta come oggetto agli appassionati. Oramai sono sempre di più quelli che sono tornati ad apprezzare il fascino della musica ascoltata su vinile”.
A proposito della musica italiana oggi, “Il livello di creatività tra i giovani è ottimo, c’è sempre fermento – sottolinea -. Non si può dire lo stesso del mercato che è diventato oramai piuttosto asfittico, però la musica gira, le proposte interessanti si fanno strada e questo è l’importante”. Tra i suoi preferiti, Colapesce e Dimartino: “Prima che diventassero questo fenomeno commerciale, li apprezzavo da tanto tempo oltre al fatto di essere dei conterranei. Con Dimartino abbiamo fatto dei concerti insieme tempo fa perché io apprezzo molto il loro lavoro. Sono contento che finalmente raccolgano i frutti di un lavoro che non è iniziato ieri, ma da diversi anni”.
Anche per Mario Venuti – che sogna di potere un giorno cantare con Mina – la pandemia è stato un evento di sofferenza, nel quale però ha riscoperto nuove passioni: “Questo silenzio forzato e l’immobilità indotta dalla pandemia la stiamo soffrendo tutti dal punto di vista economico e artistico. Siamo tutti un po’ depressi e demotivati. Contiamo di poter recuperare al più presto e di far ripartire il volano della musica – conclude -. Visto che i ristoranti sono chiusi, o si cucina o si muore di fame. La cucina per me è sempre stata una passione, ma ho avuto modo di approfondire alcune cose: il piacere di farsi il pane da sé a casa”.
Sandy Sciuto