Meloni in Cina. Nuova Via della Seta

Meloni in Cina. Nuova Via della Seta

Meloni in Cina. Nuova Via della Seta

giovedì 01 Agosto 2024

Indispensabile collaborare

Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è recata in Cina con una delegazione di imprenditori, oltre che di manager dello Stato, simpaticamente accompagnata dalla piccola figliola Ginevra.

Il suo viaggio in Cina ripristina in qualche misura e con altra definizione la cosiddetta “Via della Seta”, che a suo tempo siglò il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Allora fu un atto molto positivo che si contrappose a quei provvedimenti fortemente negativi come il Reddito di cittadinanza e il Superbonus delle ristrutturazioni.

L’iniziativa della Meloni dimostra che essa è un vero statista perché ha capito una questione di fondo – che noi ripetiamo continuamente su queste colonne – e cioé che il nostro Paese non dev’essere un cagnolino al guinzaglio degli interessi statunitensi, bensì deve spaziare e avere rapporti con la Cina, in quanto essa è fornitrice di materie prime a basso costo, di alte tecnologie e di un immenso mercato di consumo ove possono lavorare bene le nostre imprese.

Per altro, non è che agendo così la Meloni fa uno sgarbo all’Unione europea, perché prima è stata la Germania a stringere rapporti economici con la Cina, tant’è che – lo ripetiamo ancora – quando il cancelliere Scholz intimò alla Volkswagen di chiudere gli stabilimenti in Cina, fu mandato cortesemente a ramengo.

Dunque, nuovi e intensificati rapporti commerciali con il grande Paese asiatico per attirare i suoi investimenti nel nostro territorio poiché, bisogna dirlo senza tema, in quel Paese vi sono sessanta milioni di milionari e alcune decine di miliardari che vogliono investire i propri danari in giro per il mondo.
Se il ministro Adolfo Urso riuscirà a portare in Italia i produttori di auto elettriche cinesi in joint ventures con produttori italiani, come ha fatto Di Risio in Molise, avrà creato un forte volano per la nostra occupazione ed il nostro Pil.

Parimenti, questi accordi consentiranno ai nostri intraprendenti imprenditori di andarsene in quell’immenso Paese a creare imprese e far aumentare fortemente il proprio fatturato. Ricordiamo che durante il Covid le imprese del lusso italiano aumentarono del quaranta per cento il loro volume d’affari in Cina.

Gli accordi appena firmati ovviamente debbono essere un punto di partenza e non d’arrivo perché va da sé che man mano che i cinesi vengono in Italia e che gli italiani vanno in Cina, si dovrebbe mettere in moto un volano che moltiplichi gli accordi e le unioni fra i nostri imprenditori e quelli dall’altra parte del mondo. Sappiamo che quest’operazione è mal vista dagli Stati Uniti, i quali temono moltissimo l’intraprendenza cinese, tant’è vero che hanno imposto dei dazi pesanti sull’importazione di quei prodotti, con ciò commettendo un errore grossolano perché è noto che la politica dei dazi fa morti e feriti e non produce nessun vantaggio, non solo per chi li subisce, ma anche per chi li mette.

Errore grossolano anche perché esiste il Wto (World trade organization), il quale ha la funzione di regolare il commercio al livello mondiale. Ma negli Stati Uniti non è vero che comanda il Presidente, bensì i gruppi di potere e di pressione che lo fanno muovere come una marionetta. L’Unione europea purtroppo non è una vera unione, ma una sorta di associazione molto debole e fragile, perché il suo Parlamento e la sua derivazione, che è la Commissione, di fatto non hanno alcun potere. Ma allora la domanda che sorge spontanea è: chi ha il vero potere in Europa? La risposta lapidaria è: nessuno e vi spieghiamo perché.

Chi fa la politica è il Consiglio europeo, che riunisce i Capi di Stato e di Governo dei 27 Membri, ma questi devono deliberare quasi tutto all’unanimità e poche cose a maggioranza qualificata. Ora, ben si capisce che l’unanimità è difficilmente raggiungibile per questioni che dividono i Ventisette. C’è di più. Chi approva le leggi europee (Direttive, Regolamenti e Decisioni)? Sentiamo una risposta spontanea, ma sbagliata: il Parlamento. Non è vero, oppure è vero in parte perché tali leggi debbono essere approvate effettivamente in seconda battuta dal Consiglio dell’Ue (che non è il Consiglio europeo) e colà devono essere votate all’unanimità o a maggioranze molto qualificate. Questo è un modo per fare rimanere debole l’Unione. Cambierà? Non possiamo dirlo, ma sarebbe necessario.

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