Uno studio realizzato da AlmaLaurea ha messo in evidenza questa per certi versi inattesa propensione da parte dei giovani messinesi. Un dato che supera anche la media nazionale.
MESSINA – Quasi l’otto per cento dei laureati messinesi punta sull’imprenditoria. Il risultato che emerge dal report realizzato per la prima volta dal Consorzio interuniversitario AlmaLaurea sulla propensione al rischio, non sorprende, se non forse per il fatto che rispetto al dato nazionale la percentuale è leggermente più alta.
Gli studenti dell’Università di Messina che hanno completato i loro studi e hanno intrapreso un’attività imprenditoriale, nel periodo 2004-2018, sono stati 4.418, il 7,9% del totale dei laureati a fronte del 7% di quelli dell’intero territorio italiano.
“La percentuale – ha spiegato Maimone Ansaldo Patti, delegato del rettore per AlmaLaurea – non deve apparire bassa, ma essa è la conseguenza delle caratteristiche della realtà italiana. La probabilità di intraprendere un’attività imprenditoriale spesso risulta più bassa tra coloro che hanno avuto accesso ai gradi più alti di istruzione, in particolare nei Paesi sviluppati. I laureati infatti hanno la possibilità di ottenere un lavoro dipendente sufficientemente retribuito, senza per questo assumere il rischio derivante dallo svolgimento di un’attività imprenditoriale”.
AlmaLaurea per questo studio si è avvalsa della collaborazione di Unioncamere, mentre l’analisi è stata condotta dal Dipartimento di Scienze aziendali dell’Università di Bologna. Al centro di questa analisi ci sono non soltanto i profili degli oltre quattromila laureati che hanno creato una nuova impresa, ma anche quelli di altri 987 individui che, invece, hanno acquisito quote in realtà già esistenti.
Il rettore Salvatore Cuzzocrea ha sottolineato con soddisfazione come il dato dimostri che i laureati UniMe si mostrino pronti a cogliere le sfide e le opportunità che il mercato presenta. Questo dato appare più significativo se si tiene in considerazione, ha aggiunto, anche che la realtà messinese dimostra numerose criticità, che non possono essere dimenticate e questo si ripercuote principalmente sui laureati che decidono di partecipare in realtà imprenditoriali già esistenti (l’1,8%), dato inferiore rispetto alla media nazionale (del 2,3%).
Sono inoltre più le laureate a fare impresa (50,5%) rispetto agli uomini (49,5%), dato in linea con l’andamento nazionale. Le donne sembrano più propense ad assumere il rischio di impresa tanto che tra le attività fondate ben il 42,2% sono imprese femminili. Un altro dato che mostrano le tabelle del report è che la maggioranza dei laureati, il 42,9%, che decide di intraprendere un’attività d’impresa proviene da famiglie di imprenditori o liberi professionisti. Non è però la maggioranza assoluta, perché se mettiamo insieme le altre percentuali (il 12,7% ha il padre dirigente, il 30,9% impiegato e il 12,6% operaio), vediamo che il background familiare esercita ancora una certa influenza sulle scelte dei laureati ma non è più determinante.
“Significativo – ha commentato il rettore Cuzzocrea – è anche il fatto che circa il 94% delle nuove realtà imprenditoriali sono localizzate in Sicilia o comunque nella medesima macroarea geografica. I laureati di Messina, quindi, se vogliono aprire un’attività tendono a non abbandonare la loro terra di origine, ma preferiscono investire qui, contribuendo alla crescita del tessuto economico, sociale e produttivo della Sicilia e del Sud Italia in genere”.
Per il 66,2% è una ditta individuale, il 21,0% una società di capitale e il 12,6% una società di persone. Alcuni corsi di laurea sembrano favorire una carriera imprenditoriale rispetto ad altre. “Mentre è del tutto prevedibile – ha sottolineato Maimone Ansaldo Patti – che i corsi di indirizzo economico–statistico (27%), politico–sociale (13,7%) e giuridico (10,3%) sono quelli da cui provengono maggiormente gli imprenditori–laureati di Messina, appare molto interessante il fatto che il 10,2% provengano dai corsi di area medico/professioni sanitarie. Si tratta di giovani professionisti che, una volta conseguito il titolo di studio, decidono di intraprendere in autonomia la loro professione”.