Messina, necessario investire sulla sicurezza degli edifici - QdS

Messina, necessario investire sulla sicurezza degli edifici

Lina Bruno

Messina, necessario investire sulla sicurezza degli edifici

sabato 11 Febbraio 2023

Il Comune ha posto i riflettori sugli istituti scolastici investendo in particolare sulla stabilità sismica. Ma c’è ancora un vasto patrimonio su cui lavorare

MESSINA – Gli interrogativi sulla sicurezza del patrimonio edilizio in una città a rischio sismico come Messina si ripresentano ciclicamente.

In questi anni si sono attenzionati gli edifici scolastici, si sono fatte verifiche, interventi in alcuni plessi e altri sono in corso o si stanno progettando. Un lavoro mai fatto prima come ha ricordato in più occasioni il vice sindaco e assessore Salvatore Mondello: “Quando ci siamo insediati su 106 scuole comunali solo cinque plessi avevano il certificato di vulnerabilità sismica”.

Dal 2018 è stata fatta la valutazione di quasi tutti gli edifici scolastici. “Questa Amministrazione – ha affermato l’assessore – ha sempre riservato la massima attenzione alle verifiche sismiche, attività estremamente complessa, mai effettuata nei decenni precedenti. Tale omissione, ci ha consegnato un patrimonio edilizio vetusto e pericolante, che è stato necessario ristrutturare dalla base. Reperire grosse somme per queste attività complesse non è stato semplice, ma ci siamo riusciti”.

Una dichiarazione che Mondello ha tenuto a fare quando si è trovato davanti ai gravi problemi strutturali accertati della scuola Cannizzaro Galatti e alle polemiche che ne sono seguite. Il plesso del centro cittadino necessita di interventi di messa in sicurezza importanti e quindi gli oltre 200 alunni vanno trasferiti in una sede alternativa, decisione che non è piaciuta nella modalità al Codacons e alle famiglie.

Ma se sulle scuole c’è una fase progettuale e si sta lavorando per la sicurezza, come sottolineano ingegneri e architetti, non è così per gli edifici con sopraelevazioni e per quelli dei quartieri popolari dove non c’è manutenzione. Una residenzialità privata e pubblica con delle criticità differenti.

“Messina – spiega al QdS Santi Trovato, presidente dell’Ordine degli Ingegneri – è stata costruita secondo norme antisismiche quindi rispetto ad altre città dovremmo essere più tranquilli. Non siamo però in condizione di grande sicurezza non tanto per la capacità e la risposta strutturale quanto per la resistenza e usura dei materiali: il calcestruzzo ha una durata limitata e si dovrebbero quindi fare dei carotaggi e delle verifiche. Gli edifici con sopraelevazioni sono quelli che hanno le maggiori criticità: sono stati fatti su fabbricati antichi e non sappiamo come queste strutture reagiscano al peso dopo 30 anni, specie se si è sovrapposto un secondo e terzo piano”.

Lo stesso ci ha detto Pino Falzea, presidente dell’Ordine degli Architetti: “Nei fabbricati che dopo il 1977 sono stati sopraelevati in deroga rispetto ai parametri edilizi dell’epoca, senza intervenire negli edifici sottostanti, i problemi ci sono e sono sottovalutati. Non c’è uno studio sullo stato del patrimonio edilizio esistente. Sugli edifici privati dovrebbero intervenire i privati – continua Falzea- ma questi spesso non hanno le risorse. Pensiamo, per esempio, ai quartieri popolari ”.

Il Super bonus 110 poteva essere una grande occasione che Messina più di altri ha perso: qui il beneficio ha avuto un’incidenza quasi nulla. “Prima – spiega Falzea – c’erano dei bonus anche al 75%, solo che potevano essere utilizzati detraendo dalle tasse per 10 anni quanto si andava a spendere, quindi era un sistema che funzionava solo per chi aveva già una certa disponibilità economica. Il Super bonus nasce perché come categoria abbiamo chiesto di estendere a tutti il diritto a mettere in sicurezza la casa, specie alle fasce più deboli. Purtroppo questo da noi non ha funzionato perché c’è stato il blocco della cessione dei crediti. Si sono messi dei paletti, si è estesa la responsabilità solidale per gli eventuali errori durante la procedura anche alle Banche e queste hanno chiuso i rubinetti”.

“Dovrebbero accettare di lucrare meno – ha aggiunto Trovato – si tengono il 30% dell’operazione e le imprese sono penalizzate”.

“La misura – ha concluso Falzea – è continuata per le piccole case e per chi aveva la possibilità di portarsi a detrazione in 4 anni le spese per case singole o bifamiliari. Stiamo sollecitando un nuovo testo unico sulle detrazioni fiscali in edilizia che possa funzionare a scaglione di reddito. Intanto partiamo con la messa in sicurezza dei fabbricati e poi rendiamoli anche più sostenibili dal punto di vista energetico. Bisogna reinvestire su un’economia basata sul lavoro. Il bonus 90% può funzionare, ma si deve allungare nel tempo, dare più margini per la conclusione dei lavori per non avere un alto costo dei materiali e incidenti sul lavoro”.

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