Questo l’appello lanciato proprio in questi giorni dalle federazioni pensionati di Cgil, Cisl e Uil. L’emergenza Coronavirus ha messo in evidenza tutte le falle di un sistema in difficoltà
MESSINA – Costruire un’efficace rete di assistenza integrata sul territorio. Superata la fase emergenziale del Coronavirus, che ha mietuto tante vittime soprattutto tra i più anziani, con ricadute pesanti sul piano economico e sociale, adesso bisogna ripensare a diverse modalità d’approccio e di supporto.
Lo stanno evidenziando in vario modo sindacati e associazioni di tutela dei diritti del malato, che chiedono la costruzione di un nuovo welfare, partendo dalla riorganizzazione del servizio sanitario a tutti i livelli, da quello nazionale alla rete territoriale, fino alle politiche dei servizi sul territorio. Insieme alle criticità, in questi mesi, specie nelle piccole realtà, sono emerse anche esperienze innovative e buone pratiche che si potrebbero prendere come esempio per ridisegnare un sistema che sembra adesso più che mai anacronistico. Ma intanto è necessario capire cosa non ha funzionato.
La fase più critica nella Città dello Stretto è stata vissuta nella casa di riposo di via Primo settembre, al centro adesso di un’inchiesta giudiziaria dopo i trenta anziani morti per Coronavirus su un totale di settanta ospiti e alcuni contagi tra gli operatori. Il Covid non ha risparmiato altre strutture private di Messina e provincia né le Rsa, anche se in misura contenuta. Ma ci sono anche gli effetti collaterali della pandemia, come la morte dell’85enne di Milazzo portato a Barcellona perché sospettato di esser positivo al Coronavirus ma che invece aveva bisogno di un intervento chirurgico per una perforazione intestinale. Nessuna sala operatoria funzionante, da qui una serie di disguidi che hanno fatto perdere tempo prezioso, riproponendo il dramma di una rete sanitaria che andrebbe ripensata, così come ha sottolineato Franco Scicolone, coordinatore di CittadinanzAttiva Milazzo.
Un generale abbassamento dei livelli di assistenza per i ricoverati in ospedale per altre patologie, questa la percezione che trapela dai racconti dei pazienti più anziani, il senso di abbandono provato perché confinati in reparti senza potere ricevere le visite dei familiari (vietate dai protocolli) e in balia di operatori non sempre in grado di cogliere le loro esigenze, con un approccio multidisciplinare alla patologia principale, con la presenza magari di un geriatra e di un sostegno psicologico. Gli ospedali non lo prevedono, al massimo si ricorre, in presenza di più patologie, a delle consulenze specialistiche fuori reparto, ma spesso manca una visione d’insieme che tenga conto dell’età avanzata.
La richiesta delle federazioni sindacali dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil è quella che venga realizzato un report per analizzare i limiti e le inefficienze che si sono riscontrati durante la pandemia, nell’assistenza alle persone più fragili. “Questa emergenza – dicono- deve innescare maggiore sicurezza e migliori condizioni di vivibilità, per le persone anziane, in modo particolare per quelli che vivono in strutture residenziali. Le case di riposo vanno subito riformate. I morti per Coronavirus, l’assistenza non sempre adeguata, testimoniano le falle del sistema siciliano e messinese. Si rende necessaria l’istituzione di un osservatorio provinciale per monitorare costantemente la situazione nelle Rsa”.
I sindacati ritengono essenziale la ripresa a pieno regime dell’assistenza domiciliare integrata, compresa quella psicologica. “È fondamentale – aggiungono – un capillare monitoraggio del rispetto dei requisiti previsti dalla vigente normativa, da parte di istituzioni pubbliche, o private, operanti sul territorio, quali Rsa, case di riposo, case-famiglia, comunità-alloggio”.
I segretari Tanino Santagati, Bruno Zecchetto e Giuseppe De Vardo, hanno così scritto ai sindaci dei Comuni capofila dei Distretti, al dg dell’Asp e ai vertici delle Aziende ospedaliere chiedendo l’istituzione di un tavolo permanente di confronto per capire come organizzare e sostenere l’attività di sorveglianza epidemiologica, medicina territoriale e continuità residenziale.