Leggi ingarbugliate o scritte male e attese infinite. Indispensabile semplificare per supportare le imprese
PALERMO – Una ricostruzione lucida ma per certi versi drammatica di come la Pubblica amministrazione nazionale e regionale rischi di affossare il sistema delle imprese anziché favorirlo e supportarlo.
L’analisi della Cna sulle pastoie burocratiche
La Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) ha deciso di accendere i fari sulle pastoie burocratiche che incontra chi vuole fare impresa. Nella V edizione dell’Osservatorio Burocrazia, presentato recentemente a Palermo nella Sala Piersanti Mattarella di Palazzo dei Normanni, l’associazione si è addentrata nel dedalo delle competenze legislative tra Stato e Regioni per sottolineare quali sono le principali difficoltà che incontrano alcuni mestieri artigiani, sia nella fase di avvio che nello svolgimento quotidiano dell’attività.
Lo scopo di questo studio è quello di quantificare l’impatto della riforma del titolo V della Costituzione (Legge n. 3/2001) sulla disciplina che regola l’esercizio delle attività e i relativi procedimenti amministrativi. Prima di questa Legge le Regioni si ritrovavano già assegnate alcune competenze in merito alle attività artigiane. Dal 2001 in avanti si è venuto a creare di conseguenza un “conflitto” tra Stato e Regioni, poiché non si è provveduto a effettuare una rigida suddivisione di competenze fra gli enti preposti. Il risultato è che ogni regione ha legiferato a seconda delle esigenze del proprio territorio, creando notevoli disparità e soprattutto introducendo a volte ulteriori limiti e restrizioni alle attività produttive in controtendenza rispetto alle esigenze del mercato.
Un sistema normativo dominato dalla frammentazione
Dall’analisi compiuta dalla Cna emerge un sistema normativo che, nei suoi tratti generali, risulta dominato dalla frammentazione, fatto per la maggior parte di leggi nuove e di riordino, periodicamente modificate o integrate senza che vi sia l’opportuno raccordo tra sistema centrale e regioni, quindi spesso senza la condivisione di standard di uniformità a livello nazionale.
Otto mestieri presi in considerazione dalla Cna
Sono otto i mestieri presi in considerazione: installazione e manutenzione di impianti, produzione alimentare, estetica, acconciatura, meccatronica, tatuaggio, piercing e toelettatori di animali. Lo studio racconta anzitutto il percorso a ostacoli che incontra chi opera nel settore degli impianti che, a seguito del bonus per i lavori di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica, deve conseguire un’attestazione di qualificazione professionale, sistema che, a questo punto, cambia da regione a regione. Per tale motivo si potranno immaginare le enormi difficoltà di chi lavora a cavallo di due regioni, dovendo osservare regole diverse ogni volta.
Giungla di norme restrittive per le imprese agroalimentariu
E che dire delle imprese artigiane agroalimentari, che devono barcamenarsi in una giungla di norme restrittive che non permettono in alcuni casi la somministrazione di bibite alla spina, mentre in altri viene vietato l’utilizzo degli spazi esterni? Addirittura in Sicilia alcune imprese alimentari non vengono neanche considerate artigiane.
Un sistema che disincentiva a fare impresa
Sul comparto alimentare, inoltre vigilano ben 21 Enti tra cui i Nas, l’Azienda sanitaria locale, la Siae e poi Inps e Inail. E addirittura Forestale, Guardie ecologiche, Polizia locale, Polizia di Stato, Vigili del fuoco e Guardia di finanza. E come se non bastasse anche l’Usmaff, Ufficio di sanità marittima aerea di frontiera. Un sistema di leggi che rischia di disincentivare a fare impresa e a scoraggiare a intraprendere un qualsiasi tipo di attività, viste le difficoltà a cui si può andare incontro, con il rischio anche di essere multati per non aver bene interpretato una delle tante leggi che si sono accavallate nel tempo.
Per quanto riguarda il settore estetica e acconciature il problema è creato dalle ore di formazione, che variano sensibilmente da regione a regione. In Basilicata sono sufficienti 198 ore, in Sicilia invece ce ne vogliono 1.056 da suddividere in quattro anni. Manca quindi uno standard formativo che sia univoco in tutta Italia.
Per la professione di toelettatore di animali addirittura manca una legge quadro. Nessuna Regione ha adottato una normativa che disciplini questo nuovo mestiere, ma il suo esercizio è regolato in linea generale da delibere regionali e da numerosi regolamenti comunali. Le leggi regionali approvate riguardano la tutela degli animali in senso ampio, ma non si soffermano puntualmente sull’attività di toelettatura. Quest’ultima, infatti, viene semplicemente elencata per la gran parte tra le attività commerciali relative agli animali, ma non viene delineato un percorso vero e proprio. Ma alcune regioni, tra cui la Sicilia, hanno previsto un corso di formazione, che può variare da un massimo di 21 ore a corsi che durano invece 600 ore a discrezione delle regioni.
E ancora in Italia le attività di tatuaggio e piercing non sono al momento regolamentate da una specifica legislazione nazionale e a livello locale, solo alcune Regioni hanno disciplinato queste attività, adottando specifici provvedimenti normativi, altre si sono limitate a recepire le Linee guida del Ministero e altre ancora non hanno affrontato la questione. Anche in questo caso i corsi sono diversi nelle varie parti d’Italia.
Troppa burocrazia anche nel settore della meccatronica
Stessa sorte tocca al settore della meccatronica, in cui confluiscono le imprese che prima ricadevano nei settori della meccanica-motoristica–elettrauto, dove gli artigiani si devono districare nei meandri della burocrazia.
Mestieri che rischiano quindi di sparire nei meandri della burocrazia e possono essere salvati, così come di conseguenza gli operatori del settore da una decisa e rapida semplificazione delle procedure.
Focus sulle proposte da cui poter partire
L’Osservatorio Burocrazia della Cna non si è limitato a esaminare le criticità che affliggono questi mestieri artigiani, ma suggerisce anche le soluzioni per ciascuna tipologia, al fine di rendere omogenea in tutta la nazione le leggi che ne regolano l’attività.
Ed ecco che per l’artigianato alimentare la richiesta è quella di aggiornare la Legge quadro, per fare chiarezza sul concetto di strumentalità e accessorietà della prestazione, nonché sui confini della somministrazione non assistita di alimenti e bevande. Risulta necessario inoltre dare seguito all’agenda per la Semplificazione, strumento utile di concertazione e coordinamento tra Governo, regioni, Enti locali e associazioni di categoria per proseguire il lavoro sul catalogo delle procedure e della attività produttive avviato nel 2016 con il decreto legislativo cosiddetto Scia 2, finalizzato ad uniformare regimi amministrativi e modulistica. “L’unica differenza rispetto alla ristorazione – è scritto nella relazione dell’Osservatorio – è il servizio assistito, il resto sono complicazioni burocratiche che limitano la concorrenza”.
Le proposte per il settore dell’impiantistica riguardano l’allineamento temporale dei vari corsi di aggiornamento, automatizzare l’invio delle attestazioni dei corsi dall’ente di formazione alle Camere di commercio, approvare linee guida uniformi in materia di controlli sugli impianti termici e unificare i catasti regionali con un’unica piattaforma nazionale.
Simili le proposte per i settori estetica e acconciature: aggiornare le leggi di settore alla luce dell’evoluzione del mercato e prevedere standard omogenei a livello nazionale in materia di istruzione e formazione professionale.
Per le nuove imprese artigiane (tatuaggi e piercing e toelettatore di animali) si chiede invece di adottare una normativa di riferimento nazionale e approvare uno standard formativo condiviso a livello regionale unitamente a standard sui requisiti utili per l’avvio delle attività. Attualmente infatti queste attività fanno riferimento unicamente alle circolari emanate dal ministero della Salute, che definiscono solo criteri basici di igiene per eseguire le prestazioni.
Per l’attività di meccatronica, infine, viene proposta la creazione di un Codice Ateco ad hoc e semplificare il regime amministrativo per l’aggiornamento della posizione degli operatori già in attività.
Regione siciliana pronta a dialogare
Una legge quadro sull’artigianato che possa fare ordine sulla giungla di norme dentro cui oggi le imprese artigiane sono costrette a districarsi. Questa la richiesta di Piero Giglione e Nello Battiato, rispettivamente segretario e presidente della Cna Sicilia.
“Chiediamo inoltre alla Regione – hanno aggiunto – tempi più rapidi per il recepimento, sul piano della formazione professionale, delle norme di settore esitate dalla Conferenza Stato-Regioni. Le imprese siciliane non possono attendere anni”.
In risposta all’appello, l’assessore regionale alle attività produttive Edy Tamaio ha anticipato alcune iniziative. “A partire dalla prossima settimana – ha detto – mi adopererò per istituire un tavolo tecnico di confronto per semplificare le procedure burocratiche rispetto all’avvio di alcune attività e trovare le soluzioni necessarie per andare incontro alle esigenze delle imprese”.
Sul tema è anche intervenuto anche Gaspare Vitrano, presidente della Commissione Attività produttive all’Ars. “Cominciamo a lavorare – ha dichiarato Vitrano – per scrivere una Legge quadro sull’artigianato in Sicilia. Abbiamo bisogno di mettere ordine alle tante leggi e disposizioni, in alcuni casi contraddittorie, nel settore. Ci confronteremo costantemente con le organizzazioni di categoria per condividerne l’impianto. Confidiamo di poterla approvare entro l’anno”.
Apprezzabile l’interesse del Governo regionale per venire incontro alle esigenze di chi subisce i mali della burocrazia, ma l’Osservatorio nella relazione scrive come “meccanismi di raccordo e di collaborazione tra Stato e Regioni più efficaci avrebbero restituito un quadro istituzionale più chiaro e omogeneo”.