Migranti, per l’Italia si chiude un anno disastroso. Nel 2023 lo Stato ha speso oltre tre miliardi di euro - QdS

Migranti, per l’Italia si chiude un anno disastroso. Nel 2023 lo Stato ha speso oltre tre miliardi di euro

Fabrizio Giuffrida

Migranti, per l’Italia si chiude un anno disastroso. Nel 2023 lo Stato ha speso oltre tre miliardi di euro

venerdì 01 Dicembre 2023

Una cifra monstre che non considera i cosiddetti “costi occulti”: così si arriverebbe anche a più di quattro miliardi

ROMA – Il mese di novembre – dato aggiornato a mercoledì 29, come si evince dal Cruscotto statistico del ministero dell’Interno – si è chiuso con 152.216 migranti sbarcati sulle coste italiane. Se anche a dicembre i numeri resteranno su quelli fatti registrare lo scorso mese, il dato complessivo per l’anno in corso raggiungerà le 160 mila unità. Un dato impressionante che fa comprendere come il fenomeno migratorio abbia raggiunto ormai un punto di non ritorno che rischia di far collassare il sistema italiano.

Le temperature più fredde, in ogni caso, non sembrano fermare gli arrivi sulle coste. Ci sono anche due donne incinte tra i 56 migranti sbarcati nella notte tra mercoledì e giovedì a Lampedusa: il gruppo è riuscito a raggiungere direttamente l’isola e i Carabinieri lo hanno rintracciato poco prima della mezzanotte a Cala Francese. Oltre alle due future mamme ci sono altre due donne e due minori accompagnati. I migranti, originari di Pakistan, Etiopia e Bangladesh, hanno riferito ai soccorritori di essere partiti dalla Libia. Nella giornata di ieri, invece, altre 49 persone, tra cui quattro donne e tre minori sono arrivate da Siria, Etiopia, Somalia, Eritrea ed Egitto. Ai soccorritori hanno detto anche loro di essere partiti dalla Libia, così come il precedente gruppo.

Gestire questo enorme flusso di persone sta costando parecchio

Il problema, ovviamente, è anche economico perché gestire questo enorme flusso di persone sta costando parecchio al Sistema Italia nel suo complesso. Dalla Legge di Bilancio 2024, infatti, salta all’occhio la spesa prevista per la gestione del fenomeno: le uscite previste sono di 3,1 miliardi quest’anno, ma nel 2024 arriveranno a 3,3 miliardi. Non possiamo però dimenticare i costi “occulti” che riguardano l’utilizzo di corpi dello Stato – sanità, burocrazia, Forze dell’Ordine e altri – con un gran numero di personale distolto dalle sue attività istituzionali e trasferito per la gestione degli sbarchi.

Il Governo sta cercando di correre ai ripari, come dimostra l’approvazione di ieri in Senato del Decreto legge Migranti, che adesso è diventato legge. Con 97 sì, 65 no e un astenuto, Palazzo Madama iha concesso la fiducia sulle norme su protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del ministero dell’Interno.

Far tornare il Mediterraneo un luogo sicuro

Ma la partita si gioca anche fuori dai confini nazionali e il Governo Meloni sta chiedendo insistentemente una presa di posizione netta all’Unione europea. L’Italia ha affermato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi intervenendo a Bruxelles a un convegno dedicato alla lotta contro i trafficanti di esseri umani organizzato dalla Commissione europea “continuerà a giocare un ruolo da protagonista, come avamposto dell’Europa, per far tornare il Mediterraneo un luogo sicuro, in cui non ci sia più spazio per trafficanti senza scrupoli. Non intendiamo retrocedere dal compito che la storia e la geografia ci hanno assegnato: a questo scopo faremo valere alla nostra esperienza e quel capitale immateriale di cultura e civiltà giuridica che il nostro Paese può vantare”.

“Ma siamo pienamente consapevoli – ha aggiunto – che una sfida di tale portata debba essere affrontata a livello europeo. È questo il messaggio che il presidente del Consiglio italiano ha portato all’attenzione del Consiglio europeo sin dalle prime riunioni, sin dal suo insediamento. Pertanto condividiamo pienamente il nuovo approccio, volto a rafforzare le iniziative di contrasto al traffico di esseri umani”.

Lottare contro i trafficanti di esseri umani

E per lottare contro i trafficanti di esseri umani, l’Ue intende stringere nuovi accordi di collaborazione con i Paesi di origine e di transito dei migranti. Lo ha spiegato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sempre nel corso della conferenza sulla lotta al traffico di esseri umani. “Gestire la crisi è importante – ha detto – ma non basta. Dobbiamo costruire una risposta sistemica, che metta fuori gioco i trafficanti di migranti e prevenga la perdita di vite umane. Questa è la logica alla base dei partenariati operativi anti-traffico che abbiamo instaurato in questi anni. In primo luogo, con i nostri amici dei Balcani Occidentali, che non sono solo vicini ma futuri membri della nostra Unione. E poi con alcuni paesi chiave attorno ai nostri confini. Per esempio con il Marocco e la Tunisia. Ma c’è spazio anche per una cooperazione globale molto più ampia”.

“Le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di migranti – continua – sono di natura internazionale. Operano oltre frontiera, lungo tutte le rotte che portano dai Paesi di origine alla destinazione finale dei migranti. Dobbiamo affrontare ogni anello di queste catene criminali. Il loro business è molto spesso diversificato e la metà delle reti del traffico di migranti sono coinvolte anche nel traffico di droga, armi da fuoco ed esseri umani. Non solo sfruttano la sofferenza umana, ma rappresentano anche una minaccia alla sicurezza. Questo è il motivo per cui vogliamo istituire nuovi partenariati bilaterali e task force operative, concentrandoci su tutte le rotte in cui avviene questo traffico criminale”.

“Abbiamo bisogno anche di un’alleanza globale – ha concluso – con una governance comune e obiettivi condivisi. Dovrebbe essere globale non solo in senso geografico ma anche nella sua portata. Concentrandosi sulla prevenzione, sulla risposta e sulle alternative legali alle rotte mortali del contrabbando”.

Le idee, insomma, ci sono e sono numerose. Quello che manca, però, sembra essere la forza di metterle in pratica. Purtroppo i Paesi come l’Italia, che vivono quotidianamente sul proprio territorio le difficoltà del fenomeno migratorio, non sembrano poter aspettare ancora oltre.

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