Cotrugli dedica un intero libro del tutto ortodosso ai doveri religiosi del mercante
Come già Albertano da Brescia, su questi temi Cotrugli si discosta dall’insegnamento ufficiale della Chiesa. E poiché non intende fare una fine simile a quella che farà Galilei, dedica un intero libro del tutto ortodosso ai doveri religiosi del mercante (libro secondo).
Tuttavia sui cambi e sulle vendite a termine si discosta, in modo intelligentemente motivato, dalla dottrina della Chiesa. La sua spiegazione è che la materia, difficile per i mercanti stessi, lo è ancora di più per chi non esercita la professione e perciò coloro che condannano queste operazioni probabilmente non le hanno capite. «Sono posizioni coraggiose – scrive Tucci – che scagionano l’autore dall’accusa che gli si potrebbe muovere di piatto conformismo per la stretta osservanza alla quale è improntata un po’ tutta l’opera».
Ma anche in altre parti del libro si fa strada una morale laica che spesso coincide con i principi della morale religiosa ma che non deriva più dalla stessa, quanto piuttosto dai principi laici del buon mercante e del buon cittadino, e dai principi dell’impresa stessa.
Cotrugli muore probabilmente nel 1469. Siamo nel pieno Rinascimento e parecchie città italiane, e soprattutto Genova, sono all’inizio di un periodo di intenso sviluppo. Ma siamo anche all’inizio di un lento processo di afflosciamento, con la crisi economico-politico-militare di tanta parte d’Italia, con il lento spostarsi verso Nord dei centri di potere economico come effetto dei grandi mutamenti geopolitici, con il trionfo della Controriforma, con l’appagamento per troppa ricchezza, con il passaggio graduale di ricchezza e di potere dai mercanti ai proprietari terrieri.
Nel corso del Cinquecento in molte città italiane, compresa Firenze, si sviluppa la mania nobiliare, già allora chiamata tendenza a «inspagnolare la vita», i cui precipui elementi erano il disprezzo del lavoro e la moda dei titoli aristocratici. La forte spinta operativa e intellettuale, scaturita dai nostri piccoli comuni, si esaurisce. Ma essa continua e si alimenta di nuove energie altrove, nei Paesi del Nord e soprattutto nel nuovo grande Paese emergente, l’America.
Tra l’etica imprenditoriale iniziata con Albertano che si sviluppa con i grandi mercanti del Trecento e Quattrocento, prende coscienza con i grandi cantori fiorentini come Coluccio Salutati e Poggio Bracciolini, passa attraverso L’arte di mercatura di Benedetto Cotrugli e culmina con la «santa masserizia» dell’Alberti e quella dell’americano Franklin, esiste una forte coincidenza. L’operosità ora si chiama industry, la moderatezza si chiama frugality, l’uso accorto del tempo si chiama time is money, la correttezza si chiama honesty. Ma il quadro di riferimento, i valori fondanti e le matrici culturali sono gli stessi. In America sta iniziando un nuovo ciclo che, come vedremo, porterà a importanti discontinuità. Il quadro di partenza, però, resta comune, resta quello dei grandi valori borghesi e segnatamente della borghesia imprenditoriale italiana.