Morti sul lavoro, Sicilia quasi in zona rossa: l'intervista ad Albano

Sicilia vicina alla zona rossa per morti sul lavoro, l’assessore Albano: “Cultura della sicurezza parta dalle scuole”

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Sicilia vicina alla zona rossa per morti sul lavoro, l’assessore Albano: “Cultura della sicurezza parta dalle scuole”

Giuliano Spina  |
lunedì 26 Febbraio 2024

Al sud, purtroppo, manca ancora la cultura della sicurezza e della prevenzione: parlare di fatalità è sbagliato.

“Troppo spesso ci troviamo a piangere morti sul lavoro e non si può e non si deve parlare di fatalità. Ancora, purtroppo, soprattutto al sud, la cultura della sicurezza e della prevenzione manca o riesce ad affermarsi con fatica. Per ridurre e cancellare gli infortuni e le morti sul lavoro occorre una vera e propria alleanza tra lavoratori e datori di lavoro, per mettere in pratica tutte le regole e i comportamenti necessari perché gli incidenti non avvengano. Nelle regioni più povere di occupazione il dato è più evidente perché si cerca di contenere i costi e nella maggioranza dei casi le aziende sono piccole e poco organizzate ed è purtroppo più facile non tenere conto delle norme in materia. Il problema degli incidenti sul lavoro, a volte mortali, investe ambiti diversi, a cominciare da quello della prevenzione. È necessario che la cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro, basata sull’adozione capillare delle misure di carattere preventivo e protettivo, investa anche il mondo della scuola, dove si formano i lavoratori del futuro, il sistema degli appalti e quanto gravita attorno”.

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L’assessore regionale al Lavoro, Nuccia Albano, intervenuta al Qds.it, commenta così i dati relativi al numero di morti sui luoghi di lavoro in Sicilia registrati dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega al 31 dicembre 2023. La nostra Isola infatti si trova all’ottavo posto, in piena zona arancione e a un passo dalla zona rossa, con un’incidenza di 38.9.

L’intervista a Nuccia Albano

Risultati che tengono aperto il dibattito riguardante la sicurezza sui luoghi di lavoro, in particolare dopo l’ultima tragedia verificatasi a Firenze. Per contrastare il fenomeno i sindacati fanno sempre sentire la loro voce e il loro va sempre di pari passo con quello delle istituzioni, soprattutto per l’incremento delle ispezioni nei luoghi.

In piena sintonia con i sindacati

Il settore in cui si registrano più morti nei luoghi di lavoro è quello edile, seguito da quello manifatturiero, da quello dei trasporti e da quello del magazzinaggio. Nel Meridione ciò si fa sentire di più, in quanto “il settore dell’edilizia – prosegue Albano – è più esposto perché al sud è quello trainante e inoltre, negli ultimi anni, grazie anche a tutti i bonus legati alle ristrutturazioni c’è stato un incremento di lavoro e conseguentemente di incidenti. Abbiamo più volte incontrato i sindacati e siamo in piena sintonia: la sicurezza deve essere un requisito basilare sia per i lavoratori che per i datori di lavoro, gli enti pubblici e i governi, all’interno di un quadro condiviso di diritti, di responsabilità e doveri”.

“Pertanto – continua – voglio ribadire il nostro impegno, che abbraccia anche le organizzazioni sindacali e imprenditoriali e le agenzie del settore, per far cessare questi eventi drammatici e garantire un futuro di sicurezza e salute a tutti i lavoratori. In Sicilia, con l’arrivo dei nuovi ispettori nazionali del lavoro e di quelli del Nil dei carabinieri, sono già aumentate del 30% le ispezioni nei cantieri e la vigilanza nelle aziende. Stiamo continuando a collaborare con l’ispettorato nazionale perché il mio governo lavora intensamente con i fatti, e non con i proclami, per risolvere la piaga degli incidenti del lavoro a causa della mancanza di misure di sicurezza. La tutela delle vite umane dei lavoratori è un tema serio che va affrontato con attenzione, senza però cadere nel facile populismo. Ed è quello che abbiamo fatto avviando da tempo un’interlocuzione con il governo nazionale, che adesso ha dato i primi risultati”.

La scuola come mezzo per diffondere la cultura della sicurezza

I giovanissimi rappresentano una buona parte dei morti sui luoghi di lavoro. La formazione deve partire dalle scuole e per chi ha la responsabilità su eventi del genere le pene devono molto severe.

“La scuola deve diffondere la cultura della sicurezza – conclude Albano -. I corsi di formazione possono sicuramente contribuire al contrasto della piaga delle morti sul lavoro, ma, ribadisco, il problema va risolto con la prevenzione e facendo propria la cultura della sicurezza che oggi, purtroppo, nella stragrande maggioranza è assente. Sulla tutela dell’incolumità di chi ogni giorno lavora per vivere e non per morire c’è e ci sarà sempre il mio personale impegno e sicuramente incrementare il numero degli ispettori nell’Isola vuol dire garantire una maggiore vigilanza”.

Prosegue Albano: “Occorre anche che si intervenga sulle pene che devono essere certe e severe. Ho nella mente ciò che è avvenuto a Firenze qualche giorno fa: 5 uomini morti mentre lavoravano e altrettante famiglie distrutte. La magistratura farà il suo lavoro, ma in questo caso il problema non è stato organizzativo bensì legato al cedimento della trave e quindi di progettazione. Mi fa specie pensare alle pene previste, dai 2 ai 4 anni, a fronte di vite spezzate e famiglie distrutte. È ora che lo Stato intervenga inasprendo le pene quando si tratta di reati legati alla sicurezza”.

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