Serve un cambio di passo: con il Movimento dello yogi indiano, la salute del suolo torna al centro del dibattito globale sul cambiamento climatico.
Il Movimento Salva il Suolo, guidato dallo yogi indiano Sadhguru, continua la sua attività contro il cambiamento climatico, in particolare al fenomeno del degrado del suolo, fenomeno dall’importante impatto sia sulla salute degli esseri viventi che sullo stato dell’economia ma spesso lasciato ai margini del dibattito internazionale sulla crisi ambientale.
Il movimento popolare, in appena due anni, ha raccolto un’adesione senza precedenti: 4 miliardi di individui a livello globale, pronti ad affrontare le sfide del cambiamento climatico e a salvare il suolo. C’è chi parla di una “conversione globale”, un primo passo verso l’auspicato cambio di passo nella reazione globale al cambiamento climatico.
Cos’è il Movimento Salva il Suolo
Nella nota divulgata in occasione del secondo anniversario dell’avvio dell’iniziativa, si legge che il Movimento Salva il Suolo “affronta l’allarmante realtà dell’estinzione del suolo, una crisi che mette a rischio la sicurezza alimentare, la biodiversità, la stabilità del clima e i mezzi di sussistenza dell’uomo”.
La storia del movimento è partita da un viaggio, quello del suo leader Sadhguru da Londra all’India. Un viaggio in moto, durato ben 100 giorni e lungo 30mila chilometri. Un viaggio che ha consentito a Sadhguru di entrare in contatto con persone di ogni estrazione sociale e mobilitare un vero e proprio “esercito” contro il cambiamento climatico. Al centro del programma non ci sono solo cittadini giovani e meno giovani, ma anche enti e organizzazioni, Governi e perfino influencer.
L’intervento al Cop 28
Il Movimento Salva il Suolo ha portato la sua missione anche di fronte alle maggiori autorità mondiali, riunite alla COP28 di Dubai per discutere del cambiamento climatico. La Conferenza delle Nazioni Unite dedicata all’ambiente e al clima si è conclusa con un accordo per “triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale” e accelerare gli sforzi per ridurre la dipendenza dall’energia prodotta dai combustibili fossili.
Durante la conferenza, Sadhguru ha ribadito l’urgenza di occuparsi – nell’ambito delle azioni contro il cambiamento climatico – anche del suolo: “Dobbiamo raffreddare il suolo”, è il suo appello, accompagnato al lancio della campagna “Soil for Climate Action” per sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo della cura del suolo per mitigare l’effetto dei cambiamenti climatici a favore di politiche e pratiche più “green”.
Soluzioni pratiche
Il Movimento Salva il Suolo non si occupa di realtà astratte, ma ricerca soluzioni politiche concrete per affrontare il problema del degrado del suolo. Ha sviluppato manuali di politica del suolo per 7 regioni, nonché cataloghi di soluzioni per una gestione sostenibile del suolo adattabili a tutte le nazioni. Una sorta di “linea guida” per i Governi, da integrare a tutte le azioni per una transizione energetica sostenibile e potenzialmente salvifica per l’umanità.
Il degrado del suolo e gli effetti su salute ed economia
Il Movimento Salva il Suolo mette in evidenza l’importanza di salvare le fondamenta della terra per contrastare la crisi climatica. In gioco, però, non c’è solo la salute dell’ambiente – già abbastanza importante – ma anche la sopravvivenza – economica e fisica – degli esseri umani.
Come spiega l’Ispra, infatti, il fenomeno del degrado del suolo “colpisce tutti attraverso l’insicurezza alimentare, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, i cambiamenti climatici, i rischi ambientali e la perdita di biodiversità e servizi ecosistemici”. La crisi avanza a ritmi sempre più veloci, con impatti potenzialmente devastanti sulla quantità e la qualità della produzione agricola, sulla qualità dell’aria e dell’acqua, sulla biodiversità e sulla sopravvivenza di ecosistemi unici al mondo. Incide sull’economia, sulla salute, sulla vita stessa. Per questo serve un’azione collettiva e urgente come quella richiesta dal Movimento Salva il Suolo.
E una delle terre più a rischio è proprio la Sicilia, che proprio pochi giorni fa ha dichiarato lo stato d’emergenza per la crisi idrica e che risulta tra le regioni italiane più a rischio desertificazione. L’isola è l’esempio perfetto di come il degrado del suolo abbia le potenzialità di cambiare totalmente – in peggio – il volto di una terra che vive di agricoltura e turismo, che si contraddistingue per le sue meravigliose coste e per le eccellenze enogastronomiche, che potrebbe in parte perdere senza puntare su strategie più “green” per salvaguardare la salute del suolo e degli habitat naturali.
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