Intervista di QdS.it al presidente della Regione Nello Musumeci che ha fatto un bilancio dell'operato del suo governo e dei progetti ancora da realizzare nell'Isola
Ai microfoni del Quotidiano di Sicilia, è intervenuto il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, facendo il punto della situazione su svariati aspetti.
Presidente, qual è il bilancio di questi quattro anni alla guida della presidenza delle regione?
“La mia non è una poltrona, bensì una trincea difficilissima. Come può essere difficile il ruolo di responsabilità di un presidente in una terra come la nostra che si porta dietro molteplici problemi ed a questi si aggiungono quelli del presente. Abbiamo lavorato con entusiasmo e determinazione iniziando l’azione di bonifica di una regione che era un cumulo di macerie, anche se ci vorranno ancora un paio di anni per completare l’opera di ricostruzione. Abbiamo dotato l’isola di strumenti di pianificazione che mancavano, abbiamo pagato ai dipendenti quello che in arretrato aspettavano da anni e che era un atto dovuto. Siamo diventati una delle più importanti stazioni appaltanti dell’Italia meridionale, così come afferma l’associazione dei costruttori dell’ANCI che apprezza lo sforzo del mio governo per aver aperto centinaia di cantieri senza tornare indietro un solo euro dei fondi stanziati dall’Unione Europea, come invece accadeva nel passato. E’ iniziata, invece, l’opera di ricostruzione di una regione che guarda al futuro con ottimismo pur fra mille difficoltà. Abbiamo trovato debiti per miliardi di euro accumulati negli ultimi tre decenni ed il personale demotivato senza un serio progetto di formazione. Nonostante queste difficoltà ereditate, noi abbiamo avviato la stagione del cambiamento per la quale ancora serviranno anni, sforzi e risorse.”
C’è qualcosa che si era prefissato di poter fare e che non è riuscito a realizzare in questi quattro anni, e che vorrebbe, quindi, reinserire nel programma per le prossime elezioni regionali?
“Certamente. C’è ancora tanto da fare. Se avessimo realizzato tutto in questi quattro anni, nonostante la pandemia, saremmo stati dei supereroi. Abbiamo avviato la stagione del cambiamento ed alla fine del prossimo anno avremo fatto solo una parte per riparare quelli che sono i disastri determinati nell’ultimo mezzo secolo. La pandemia, ha bloccato i cantieri e messo in ginocchio l’economia locale, ha creato particolari diseguaglianze sul territorio, ha fatto chiudere tante imprese creando nuova disoccupazione. A fronte di queste difficoltà contingenti, noi, abbiamo messo a disposizione centinaia di milioni di euro pur non avendo trovato alcun progetto nei cassetti, privilegiando essenzialmente le infrastrutture idriche, quelle dei rifiuti, quella scolastica, quelle legate alla viabilità seppur appartengono alla competenza delle province. Bisogna ricordare, infatti, che le strade non sono di competenza della regione. La vergogna delle strade in Sicilia, va attribuita alle province e allo Stato. Il mio predecessore, ha detto che le province erano inutili, decapitandole, e nessuno si è più occupato di strade. Quindi abbiamo dovuto farlo noi, togliendo risorse ad altri obiettivi importanti. Quello che ci sarà da fare nei prossimi cinque anni sarà: la riqualificazione di tutto il patrimonio culturale, ottenere dallo Stato almeno un miliardo e mezzo di euro per rifare le strade provinciali, aprire una vertenza con il governo centrale perché possa dotare la Sicilia delle infrastrutture strategiche (ferrovie, porti, aeroporti ed autostrade), ovvero quelle infrastrutture che permetteranno all’isola di diventare protagonista nell’area del mediterraneo. Ed ancora, l’aiuto ai comuni delle aree interne, a quelli montani ed a quelli particolarmente marginali e marginalizzati, anche in quelle aree, infatti, servirà un intervento fondamentale ed importante. I fondi del PNRR ci aiuteranno in questo senso e siccome non abbiamo trovato progetti, perché l’amministrazione precedente non ce ne ha lasciati, abbiamo provveduto ad indire alcune gare che ci permetteranno di poterci convenzionare con studi di progettazione in modo tale che si possa andare in tempi celeri dal progetto preliminare a quello esecutivo. E’ questo il lavoro che stiamo facendo, che abbiamo in parte fatto e che faremo nei prossimi dieci mesi che avremo a disposizione.”
A livello sanitario, si è da poco inaugurato il pronto soccorso dell’Ospedale San Marco di Catania ed altri lavori sono in corso anche in altri ospedali. Qual è la situazione?
“Quello che non si è fatto in cinquant’anni stiamo cercando di farlo in otto-dieci anni. Il nuovo ospedale di Siracusa è stato il mio primo impregno programmatico. Era un ospedale atteso da settant’anni. Abbiamo completato ed aperto l’Ospedale San Marco di Catania che rischiava di restare un’opera incompiuta. Lavoreremo per il secondo ospedale ISMETT che è un centro di alta specializzazione soprattutto per i trapianti nel mediterraneo e che verrà aperto nel palermitano. Sempre nel territorio del capoluogo, lavoreremo al pronto soccorso del Civico e del Villa Santa Sofia. Stiamo riqualificando tutti i pronti soccorsi delle città capoluogo di provincia e non solo. Abbiamo già realizzato 170 nuovi posti di terapia intensiva e semi-intensiva, con l’obiettivo di realizzarne nei prossimi mesi altri 100. La pandemia invece di essere stata, in parte, nella sanità un freno è diventata uno stimolo.
Tema viabilità, un’altra opera che rischiava di rimanere incompiuta è quella dell’autostrada Catania-Ragusa. A che punto siamo?
“Sulla Catania-Ragusa, di cui si discute da trent’anni ,abbiamo aperto un confronto sereno col governo. Prima perseguiva l’obiettivo di un progetto pubblico-privato, poi si è deciso di affidare soltanto al pubblico l’esecuzione dell’opera. Il progetto esecutivo sarà definito nei prossimi giorni ed io sono stato nominato commissario, mentre il sub-commissario sarà il direttore dell’ANAS. Abbiamo già completato la fase preliminare e se non ci dovessero essere intralci di carattere giuridico, in primavera pubblicheremo già il bando per l’esecuzione di quest’importante arteria di circa 70km, con quattro corsie suddivise in due carreggiate, che potrà finalmente consentire un celere e dignitoso collegamento tra l’area iblea e quella catanese. Stiamo lavorando bene e con impegno, anticipando fino a questo momento la gran parte economica ma abbiamo avuto rassicurazioni dal governo centrale che anche dal punto di vista finanziario, lo Stato farà la sua parte.”
Un altro tema importante è quello legato ad Intel, che potrebbe essere un’importante risorsa non solo per la città di Catania, ma per l’intera regione, creando nuova occupazione. Quali sono le ultime novità a riguardo?
“Questo bisognerebbe chiederlo ad Intel. L’azienda ha detto che avrebbe voluto investire in Sicilia, chiedendoci centocinquanta ettari di terreno contiguo, riscontrando anche qualche difficoltà nel trovarlo, ma abbiamo già delimitato una possibile area. Da mediatori con il Ministero dello Sviluppo Economico, abbiamo comunicato qual è l’area che vorremmo mettere a disposizione, offrendo tutto il nostro appoggio. Speriamo che Intel si convinca ad investire in Sicilia, perché qui c’è la S.T che è un’industria leader nel settore, per cui tutto verrebbe più facile. Inoltre, vi è un’ottima facoltà di ingegneria che opera nell’ateneo catanese e comunque a trarne vantaggio sarà tutta la Sicilia. Speriamo che da Intel arrivi una risposta positiva. Noi, quello che dovevamo fare come governo, lo abbiamo fatto anche tempestivamente in un regime di concorrenza con le regioni del nord che avrebbero voluto e continuano a volere che Intel decida per i loro territori e non per il nostro.”
Una curiosità, lei ha iniziato a fare politica a soli quindici anni. Cosa l’ha spinta ad intraprendere questo percorso così giovane?
“Militello era una palestra di politica. Una città che ha dato ai parlamenti ed ai governi personaggi di grandi rilievo come la famiglia dei Majorana. Una città in cui il codice genetico c’è già nella politica. A quindici anni, mi ha spinto la voglia di giustizia, comprendevo già l’inequità di alcune scelte. Io ho deciso di stare contro corrente e di andare a destra. Mi hanno detto che era la parte sbagliata, ma quella “giusta” era già occupata e non vi era più un posto libero, perché si sa che in questi casi è facile occupare le aree giuste mentre è difficile scegliere le strade sbagliate. Io ho scelto quella “sbagliata”, rimanendo sempre coerente. La coerenza mi ha premiato ed oggi ho l’onore di guidare la nostra isola con un governo di centro-destra, formato, quindi, da anime con diverse sensibilità e diverse storie tutte improntate allo spirito di libertà e di democrazia. Oggi ho l’onore di guidare questa regione difficile, complessa, amara e bella al tempo stesso e quindi sono contento di avere compiuto questa scelta in età adolescenziale. Adesso comincio ad avere anche un po’ il ruolo di chi diventa riferimento per tanti giovani. Un ruolo indegnamente occupato, però mi fa piacere poter dare alcuni consigli ed alcune raccomandazioni ad un giovane che si avvicina a me per avere alcune dritte, perché la politica così devastata e delegittimata nel corso degli ultimi anni, è invece un’arte nobile ed insostituibile che va esercitata da persone pulite.”
Infine, cosa si aspetta di poter trovare il presidente della regione sotto l’albero?
“Io all’albero, preferisco il presepe (ride ndr). Sono un po’ più tradizionalista e identitario. Anch’io ho il mio presepe realizzato con le figure dell’artigianato calatino e ne sono talmente legato che lo tengo allestito tutto l’anno non facendo più differenze tra il mese di Dicembre e quello di Agosto. A parte le battute, credo che noi dobbiamo rispondere delle nostre scelte ai cittadini. Sono loro gli unici a cui dobbiamo rendere conto ed è per questo motivo che io mi confronto ogni giorno mi misuro con la gente con chi la pensa come me e con chi soprattutto non la pensa come me, accettando le critiche quando sono prive e libere da ogni pregiudizio e da ogni malafede e facendo tesoro dei miei errori. So che c’è ancora tanta gente da recuperare e portare dalla nostra parte, ma continuo a dire che col Natale e senza Natale io sono il presidente di tutti i siciliani, sia di chi mi ha votato e sia di chi legittimamente ha ritenuto non farlo. La Sicilia, in questo momento, ha bisogno di quiete e di unione. Vedo troppo veleno in giro, anche verbale, troppa diffidenza ed egoismi. Abbiamo bisogno di ritrovare le ragioni che ci uniscono ed è questo uno dei compiti al quale sto lavorando insieme alla mia squadra di governo ed ai partiti della coalizione. Abbiamo ancora tanto da fare nei prossimi dieci mesi e se i siciliani vorranno anche nei prossimi cinque anni.”
Antonio Licitra