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Le nuove guerre hanno “oscurato” i migranti ma gli sbarchi in Italia continuano senza sosta

Fabrizio Giuffrida

Le nuove guerre hanno “oscurato” i migranti ma gli sbarchi in Italia continuano senza sosta

martedì 07 Novembre 2023

Qualche dato. Ottobre si è chiuso con 10.278 arrivi sulle coste italiane: meno del 2022 per ciò che riguarda il singolo mese, ma il conto annuale è già superato di 40 mila unità

PALERMO – Il mondo dell’informazione è spesso spietato. Ciò che fa più notizia viene davanti a ogni altra cosa e nella maggior parte dei casi la novità fa sparire dall’orizzonte temi che per mesi hanno fatto discutere l’opinione pubblica. Ne parliamo proprio oggi anche con un editoriale del nostro direttore sul conflitto in Israele, che ha fatto passare in secondo piano la guerra tra Russia e Ucraina. E approfondiamo questo argomento anche con una riflessione su un’ulteriore questione, quella dei migranti. Un tema al centro delle cronache nazionali e internazionali per tutta l’estate e ora finito in secondo piano, quasi dimenticato da molti.

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Oltre 10.000 sbarchi di migranti ad ottobre

Eppure – nonostante le attenzioni della comunità internazionale siano rivolte altrove – la situazione degli sbarchi nel Mediterraneo continua a essere ingombrante, come dimostrano gli oltre 10 mila arrivi sulle coste italiane registrati nel mese di ottobre. Numeri, quelli appena citati, inferiori nel singolo mese rispetto all’anno precedente (13.492 nel 2022) ma ben più ampi, nel complesso, rispetto a tutto lo scorso anno, quando furono 105.130 contro i 144.708 da gennaio a inizio novembre 2023.

A Lampedusa, per esempio, isola simbolo delle conseguenze del fenomeno migratorio, la macchina dell’accoglienza non si è mai fermata. Nella giornata di ieri, per esempio, sono ripresi i trasferimenti dall’hotspot di contrada Imbriacola, dove negli ultimi giorni sono stati accolti 576 ospiti, tra cui 30 minori non accompagnati. Ieri mattina in 220 si sono lasciati le spalle l’isola per essere imbarcati sul traghetto diretto a Porto Empedocle. E in serata la stessa cosa è avvenuta per altre 350 persone. Spostamenti che sono stati disposti con urgenza dopo il maxi sbarco di sabato sera con 531 persone. Ma i traffici non hanno interessato esclusivamente la Sicilia. Lo scorso fine settimana, per esempio, sono state completate a Taranto le operazioni di sbarco dei 75 migranti soccorsi dall’Ocean Viking mentre erano alla deriva nel Mar Jonio.

Il problema della gestione dei flussi è nazionale

Tutto ciò a conferma di come il problema della gestione dei flussi sia nazionale. E un appello a non trascurare la questione migratoria è stato recentemente lanciato anche da Papa Francesco, che nel corso di un’intervista esclusiva rilasciata al Tg1 ha chiesto all’Unione europea di fare la propria parte nella gestione di questo così complesso fenomeno ed evidenziato come una positiva gestione dei flussi possa rappresentare, anche per il nostro Paese, un’opportunità di crescita.

“Io vengo dall’Argentina – ha detto il Pontefice – che è un Paese fatto di migrazioni. Io sono abituato ad avere un Paese di migranti. Per me l’esperienza della migrazione è una cosa esistenziale, diversa dalla tragedia di adesso. Oggi la situazione è drammatica e ci sono cinque Paesi, Cipro, Grecia, Malta Italia e Spagna che soffrono maggiormente questo fenomeno e sono quelli che ricevono più persone. L’Europa però deve essere solidale e i Governi di questi Paesi devono essere supportati a livello comunitario”.

“Noi abbiamo bisogno dei migranti – ha aggiunto – perché non facciamo figli. Ci sono molti piccoli paesi in cui sono rimasti pochissimi anziani e lì i migranti potrebbero essere integrati gradualmente e inseriti nel lavoro. Una politica migratoria del genere costa, ma penso sempre all’esempio della Svezia, che in passato ha fatto un grandissimo lavoro su questo fronte ai tempi delle dittature latino-americane: arrivava il migrante, il giorno dopo veniva messo a studiare la lingua e poi si inseriva nel mondo del lavoro”.

Papa Francesco: “La parola chiave è integrare”

“La parola chiave – ha concluso Papa Francesco – è integrare. La politica migratoria deve essere costruttiva: nel bene del Paese e delle persone coinvolte”.

Parole come sempre di buonsenso quelle del Pontefice, che però non sembrano trovare sponda nei protagonisti di questa vicenda: in un’Unione europea troppo lontana e in una politica nazionale più intenta a litigare che a trovare soluzioni efficaci e a lungo termine.

I canali irregolari, l’obiettivo integrazione e le speranze sul Piano Mattei

Il Consiglio dei ministri ha varato la scorsa settimana la strategia quadriennale per nuove iniziative e collaborazioni con il Continente africano

PALERMO – “Dobbiamo vivere le migrazioni come un fenomeno da gestire permanente, non come un’emergenza che deve suscitare paure, allarme sociale”. Lo ha detto il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni, a margine del meeting annuale di Cuamm, medici con l’Africa, a Milano.

“Certamente – ha aggiunto – serve capacità di gestione e integrazione e soprattutto serve gradualmente e sempre più trasformare i flussi clandestini illegali in flussi regolati e legali, di cui la nostra economia ha un enorme bisogno, però dobbiamo anche stare attenti a non considerare la relazione con l’Africa come un tema che riguardi principalmente il tema migratorio, è un tema che riguarda il nostro futuro da mille punti di vista, demografico, sociale, di sviluppo economico, di collaborazione e questo per l’Europa dev’essere la grande priorità per i prossimi 10-15 anni”.

Una linea, quella suggerita dal commissario Gentiloni, che però non sembra trovare sponda nel Governo retto da Giorgia Meloni. Lo si capisce, per esempio, dalle parole che il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha pronunciato dal palco della manifestazione pro Israele “Per la difesa dell’Occidente e delle libertà”, organizzata dalla Lega a Milano. “La nostra civiltà è universalista – ha affermato – nel senso che offre al genere umano i suoi valori. E tuttavia la nostra civiltà difende le frontiere, perché se esistesse un diritto umano a immigrare sarebbe travolte la libertà stessa dei cittadini e la democrazia e lo Stato non avrebbe significato e non servirebbe a proteggere i suoi cittadini”.

Il Governo, insomma, ha idee differenti e in questo contesto si inquadra il recente via libera da parte del Consiglio dei ministri al provvedimento che delinea la governance del Piano Mattei. “Di durata quadriennale”, il Piano “avrà l’obiettivo di potenziare le iniziative di collaborazione tra Italia e Stati del Continente africano, promuovere uno sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo di questi ultimi e prevenire le cause profonde delle migrazioni irregolari. Inoltre, rafforzerà il coordinamento delle iniziative pubbliche e private, anche finanziate o garantite dallo Stato italiano, rivolte a Stati del Continente africano”, come è stato scritto in una nota diffusa da Palazzo Chigi.

Il testo, si legge ancora nel documento diffuso post Cdm “prevede la condivisione e la partecipazione degli Stati africani interessati all’individuazione, alla definizione e all’attuazione degli interventi del Piano e l’impegno compartecipato alla stabilità e alla sicurezza regionali e globali. Saranno attuate azioni di partenariato nei seguenti settori: cooperazione allo sviluppo; promozione delle esportazioni e degli investimenti; istruzione, formazione superiore e formazione professionale; ricerca e innovazione; salute, agricoltura e sicurezza alimentare; approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche; tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici; ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture anche digitali; valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell’ambito delle fonti rinnovabili; sostegno all’imprenditoria e in particolare a quella giovanile e femminile; promozione dell’occupazione; turismo, cultura, prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare e gestione dei flussi migratori legali”.

Per il ministro degli Esteri e vice premier, Antonio Tajani, “l’Africa è una priorità assoluta per questo Governo: abbiamo cambiato approccio con il continente africano in maniera radicale, promuovendo partenariati paritari e non predatori, rafforzando la presenza in campo economico e dell’istruzione”.

“È questo lo spirito – ha aggiunto – con cui abbiamo approvato in Consiglio dei ministri il decreto Mattei, con cui stiamo lavorando per dare stabilità al continente africano e favorire il suo inquadramento in un più ampio piano Marshall europeo. Vogliamo essere capofila di una grande iniziativa dell’Unione europea e così vogliamo favorire la creazione di posti di lavoro, offrire un’alternativa di vita a tanti giovani africani, vogliamo aumentare le borse di studio e contribuire a creare una leadership africana responsabile e preparata, con l’obiettivo di affrontare in modo strutturato il tema dello sviluppo e contrastare il traffico di esseri umani”.

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