Occorre aumentare Pil, + investimenti - spesa - QdS

Occorre aumentare Pil, + investimenti – spesa

Carlo Alberto Tregua

Occorre aumentare Pil, + investimenti – spesa

giovedì 14 Dicembre 2023

Riparare il motore-PA

Il nostro Paese continua ad avere una crescita modesta, al di sotto dell’uno per cento, per una serie di cause più volte descritte e che ora proviamo a riassumere.
La prima è l’eccesso di spesa corrente, chiamata cattiva, al di fuori di quella per investimenti, che è invece buona.

Perché è cattiva la spesa corrente (non tutta)? Per la semplice ragione che non produce ricchezza e quindi nuova crescita. Da che cosa è composta? Da milioni di fiumi e rigagnoli che servono per accontentare questa o quella lobby, questo o quel sindacato, questa o quella parte di popolazione che chiede, chiede, chiede senza mai curarsi della fonte delle risorse necessarie per evadere tali richieste.

È un argomento vecchio come il cucco quello che continuiamo a scrivere, ma non possiamo farne a meno perché la situazione continua a permanere e riguarda l’incapacità di tutti i governi, da almeno trent’anni a questa parte, di tagliare, appunto, la spesa clientelare e perciò cattiva.

Fortunatamente quest’anno sono arrivate le risorse del Pnrr, le quali sono destinate per la maggior parte agli investimenti ed hanno quindi consentito di dare un impulso alla ruota economica, che aveva molto rallentato, quasi fermandosi.

C’è una scuola di pensiero, non condivisibile, secondo la quale per fare aumentare la ricchezza prodotta bisogna indebitarsi molto. C’è del vero e del falso. Il vero è che se l’indebitamento si effettua per investimenti, produce risultati positivi; ma se l’indebitamento si effettua per la spesa corrente, produce risultati negativi.

Perché i governi scelgono di aumentare la spesa cattiva e limitano quella buona? Perché quella cattiva soddisfa gli appetiti di tante parti, portatrici di voti e di consensi politici; invece, quella buona, cioé destinata agli investimenti, farà vedere i suoi effetti dopo anni, con la conseguenza che vengono meno i consensi subito, anche se poi arriveranno quando gli effetti diventano noti.

Che vi sia una necessità di fare aumentare il Prodotto interno lordo è pacifico, perché esso è una parte della frazione che si confronta con il debito, il cui coefficiente porta il Paese in una zona pericolosa.

L’indice del rapporto fra Debito e Prodotto interno lordo oscilla fra il centoquarantuno ed il centoquarantadue per cento, mentre per il Trattato di Maastricht non dovrebbe superare il sessanta per cento.
Ora, fra i ventisette Paesi, come è noto, diciannove fanno parte dell’accordo euro, il ventesimo è appena entrato e si tratta della Croazia.

Per stare dentro l’euro occorre mantenere quel parametro cui prima si accennava (60%), che non deve essere alimentato da un disavanzo annuale superiore al tre per cento. Se il disavanzo è frutto di spesa per investimenti, esso produce un aumento del Pil e quindi una diminuzione del quoziente nei confronti del debito. Se, invece, è destinato a spesa cattiva, rovescia il risultato perché aumenta il debito senza l’aumento proporzionale del Pil.

Se i nostri governanti avessero a cuore il futuro del Paese e quindi i/le giovani che verranno, si preoccuperebbero di ridurre il debito anche mediante un relativo aumento del Pil. Purtroppo questa capacità di vedere lontano non ce l’hanno perché la loro è un’attività del giorno per giorno. E poi si vedrà.

C’è un detto popolare che dice: “Il Signore dà il pane a chi non ha i denti”.
Fuori di metafora, il nostro Paese è ricchissimo di risorse naturali di vario genere. Il brand Italia è famoso nel mondo e attrae non solo turisti normali, ma decine e decine di milionari, i cosiddetti nuovi ricchi. Non è un caso che vi sia una forte crescita di alberghi a quattro, cinque e perfino sette stelle, dove le stanze costano fra due e tremila euro a notte.

Ecco, la ricettività, la ristorazione ed il turismo in genere sono il pane che il Signore ha dato al nostro Paese, ma chi non ha buoni denti per masticarli è il ceto istituzionale di tutti i livelli, il quale, anziché investire in questo settore adeguate risorse, ne rallenta la crescita. Chissà se il Signore oltre a dare il pane illuminerà le menti di questi Responsabili delle istituzioni, per farli diventare responsabili!

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