Il caso movida ha riacceso le polemiche dopo quanto già accaduto per la Ztl notturna. Uno scenario politico in continuo movimento e un percorso a ostacoli da qui al 2022
PALERMO – Ventiquattro ore. Tanto è durata la prima ordinanza sindacale sulla movida dell’11 giugno, che regolava la vendita di alcool nelle ore serali e notturne. Dopo il coro di proteste di esercenti e forze politiche, il sindaco Leoluca Orlando è tornato parzialmente sui suoi passi con una nuova ordinanza che ha allentato le restrizioni contenute nella versione precedente.
Nel primo provvedimento (l’ordinanza n. 62) il primo cittadino aveva vietato la vendita da asporto di bevande alcoliche e superalcoliche prima delle 8 e dopo le 20 con la sola eccezione degli “esercizi di vicinato che siano anche laboratori artigianali di produzione, ad esempio gastronomie, gelaterie, rosticcerie”, ma solo a condizione di non utilizzare contenitori di vetro. Dopo le 20 gli altri esercizi pubblici, inclusi bar, pub, pizzerie e ristoranti, potevano vendere alcolici e superalcolici solo per il consumo immediato all’interno del locale o nello spazio esterno di pertinenza regolarmente avuto in concessione. Tutti i locali, a prescindere, dovevano chiudere entro l’1,30. Multe salatissime per chi avesse trasgredito, da 500 a 5.000 euro.
Una misura molto rigida, immediatamente avversata dai gestori dei locali e da una buona fetta del Consiglio comunale, esponenti di maggioranza inclusi. Orlando l’aveva motivata con esigenze di “vivibilità, decoro e tutela della salute”. Dopo le proteste, però, il sindaco ha deciso di modificare l’ordinanza pubblicandone un’altra (la n. 66). Una semplice “integrazione e correzione di errori materiali dell’ordinanza n. 62”, si legge sull’albo pretorio.
A ben guardare, però, il nuovo provvedimento presenta novità sostanziali. Nella nuova versione “gli esercenti che svolgono anche attività artigianali di produzione e vendita di prodotti di gastronomia pronti per il consumo immediato quali gastronomie o rosticcerie” potranno vendere bevande alcoliche da asporto fino a mezzanotte. L’altra principale modifica riguarda l’orario di chiusura: resta confermata l’una e mezza, ma mentre la prima ordinanza includeva “tutte le tipologie di pubblici esercizi, esercizi di vicinato, alimentari, laboratori artigianali di prodotti alimentari”, la seconda introduce un’eccezione “per le attività di vendita di prodotti di gastronomia di produzione propria”, fermo restando comunque il divieto di somministrazione e vendita di bevande alcooliche. Dopo mezzanotte, infatti, scatta indistintamente per tutte le attività il divieto di vendere bevande alcooliche da asporto: “è consentito solo il consumo all’interno del locale o nello spazio esterno di pertinenza regolarmente avuto in concessione”.
Il resto è rimasto invariato: divieto per gli esercizi di vicinato (e per i distributori automatici) di vendere bevande alcooliche da asporto di qualsiasi gradazione prima delle 8 e dopo le 20; e divieto a partire dalle 20 per tutti i locali che non siano gastronomie, rosticcerie o pizzerie di effettuare vendita da asporto di bevande alcooliche in contenitori di vetro. Oltre all’obbligo di esporre un cartello con l’orario di apertura e chiusura dell’esercizio, come misura anti-Covid il proprietario del locale dovrà indicare anche “il numero massimo di soggetti ricevibili all’interno del locale e il rispetto di tutte le linee-guida in materia”.
Non è la prima volta negli ultimi mesi che Orlando è costretto a un dietrofront dopo un annuncio iniziale. E in più di un’occasione la ragione principale è stata la fragilità della maggioranza, che fatica tremendamente a tenere in mano l’Aula contro l’opposizione (anche per i numeri ormai risicatissimi). Si pensi alle estenuanti trattative sulla Ztl notturna, al “niet” dei renziani sulla ripresa della Ztl diurna, alla delicata questione dei costi extra della Rap ancora sul tavolo e alla sempiterna polemica sulle pedonalizzazioni.
Sullo sfondo uno scenario politico in continua mutazione anche a livello nazionale e le elezioni comunali del 2022 che vedranno equilibri profondamente mutati rispetto al 2017. Gli ultimi due anni di mandato del Professore si profilano come più incerti che mai.