Palermo, confronto sul riutilizzo dei beni confiscati - QdS

Palermo, confronto sul riutilizzo dei beni confiscati

Palermo, confronto sul riutilizzo dei beni confiscati

giovedì 11 Marzo 2021

Evidenziata la necessità di assicurare ai Comuni il massimo supporto per favorire sia la fase progettuale che gestionale. Il Sunia, intanto, suggerisce: “Sfruttiamoli per l’emergenza casa”

PALERMO – La questione legata alla gestione dei beni sottratti alla criminalità organizzata è stata al centro di un incontro presieduto dal prefetto Giuseppe Forlani, che ha visto protagonisti, tra gli altri, il direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, Bruno Corda, il dirigente del competente ufficio della Regione Siciliana, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, nonché, dei primi cittadini dei principali Comuni della provincia e dei direttori del Consorzio sviluppo e legalità e del Consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo. Al vertice hanno altresì partecipato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uile e i rappresentanti delle associazioni impegnate nella lotta contro la mafia che, nei mesi scorsi, hanno avviato con la Prefettura una serie di interlocuzioni sui temi della legalità e della prevenzione delle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico-produttivo.

In particolare, sono state esaminate le situazioni dei beni confiscati nella provincia di Palermo e le possibili forme di partecipazione dei soggetti esponenziali della società civile al processo di riutilizzo degli stessi, anche attraverso il potenziamento della banca dati dell’Agenzia sul patrimonio confiscato alla criminalità organizzata: in tale prospettiva, è stata annunciata la prossima attivazione della nuova piattaforma denominata Copernico.

Si è convenuto, altresì, sulla necessità di assicurare il necessario supporto ai Comuni, sia in fase progettuale, che in quella gestionale, promuovendo il rilancio del sistema consortile, anche attraverso l’adesione di nuovi Comuni ai Consorzi già in essere, nonché, attraverso il completo conferimento, da parte degli Enti consorziati, dei beni già destinati agli stessi, nella consapevolezza dell’importanza che il riutilizzo dei beni confiscati assume per le collettività locali e come strumento di sviluppo del territorio.

Sotto il profilo del monitoraggio è stato evidenziato il ruolo fondamentale dei Nuclei di Supporto istituiti presso le Prefetture, quale “cinghia di trasmissione” tra l’Agenzia e gli Enti locali destinatari dei beni. Inoltre, è stata sottolineata la necessità di elaborare schede informative uniformi sui beni, anche ai fini della pubblicazione sui siti istituzionali, nonché l’esigenza di definire schemi regolamentari e bandi-tipo omogenei per l’assegnazione dei beni in argomento.

Con riferimento alle aziende confiscate, che sul territorio regionale ammontano a 154, di cui 55 attive, è stato sottolineato il ruolo del Tavolo provinciale permanente di cui all’art. 41- ter del Dlgs 6 settembre 2011, numero 159, al fine di favorire il reinserimento nel mercato delle aziende, anche attraverso il sostegno e la collaborazione delle associazioni imprenditoriali e dei lavoratori.

Nell’ambito delle azioni tese a valorizzare il patrimonio confiscato, l’Agenzia ha segnalato l’esistenza di specifici fondi per i cosiddetti beni esemplari, cioè, quelli che per la loro storia risultano particolarmente rappresentativi della presenza della criminalità sul territorio e la cui riconversione a scopi sociali assume, quindi, un rilievo simbolico di primaria rilevanza.

Sulla base degli spunti emersi nel corso della riunione, la Prefettura di Palermo ha deciso di avviare, di concerto con gli attori istituzionali coinvolti, una serie di azioni volte a dare concreta attuazione agli obiettivi individuati, nella piena consapevolezza dell’importanza che la valorizzazione ed il riutilizzo dei beni confiscati assume quale segno tangibile della lotta contro la criminalità organizzata.

Nel frattempo, un’ulteriore proposta sul possibile utilizzo di questi immobili è arrivata anche dal Sunia, che ha suggerito la possibilità di utilizzare i beni confiscati alla criminalità organizzata per mitigare l’emergenza casa nel capoluogo siciliano.

La questione è stata sollevata dai rappresentanti del Sunia Palermo, i quali hanno chiesto “modifiche al regolamento beni confiscati del Consiglio comunale e l’istituzione dei tavoli provinciali chiesti dal Codice antimafia” all’interno di una missiva inviata al prefetto Giuseppe Forlani e al presidente del Consiglio comunale, Salvatore Orlando.

“Nella nostra città – ha sottolineato il segretario del sindacato degli inquilini, Zaher Darwish – la graduatoria delle case popolari risale al lontano 2004, con oltre ottomila famiglie ancora iscritte in quella graduatoria, cui se ne aggiungono oltre duemila in quella dell’emergenza abitativa. La gravissima crisi economica del nostro Paese, oggi aggravata dagli effetti della pandemia, ha avuto inevitabili riflessi sulla condizione abitativa. E questo impone l’adozione di provvedimenti condivisi e non più differibili”.

Per queste ragioni il Sunia ha dunque elaborato alcune modifiche al regolamento e ha chiesto un ruolo più incisivo della Commissione di garanzia per i Beni confiscati, con la partecipazione del sindacato degli inquilini e degli Enti impegnati nel contrasto alla mafia.

Nelle modifiche recentemente approvate al Regolamento comunale per l’emergenza abitativa, è stata prevista l’equiparazione degli immobili confiscati alla mafia, destinati originariamente a soddisfare le esigenze delle fasce più deboli e disagiate della città, a quelli degli immobili di edilizia residenziale pubblica, destinati a chi, seppur vivendo un disagio economico, è nelle condizioni di pagare un canone sociale.

“Da una verifica – ha concluso Darwish – sui dati pubblicati sul sito istituzionale del Comune di Palermo, aggiornati al gennaio dell’anno scorso, risulterebbero assegnati ad associazioni ed enti 120 immobili confiscati, a fronte dei 159 immobili assegnati per finalità abitative. Segnale che non si è tenuto conto delle esigenze reali di chi non ha un tetto e non è nelle condizioni di trovarlo sul mercato”.

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