Il Consiglio comunale ha approvato il documento proposto dall’Amministrazione, ma per le associazioni antimafia il testo licenziato in Aula resta una grande “occasione mancata”
PALERMO – Il Consiglio comunale ha approvato nei giorni scorsi il Regolamento sui beni confiscati, una delle quattro “proposte urgenti” che il sindaco Leoluca Orlando ha sollecitato all’Aula nella sua lettera indirizzata ai consiglieri. Le altre tre, com’è noto, sono il Piano triennale, il Bilancio consolidato e il contestatissimo Pef Tari che contiene l’indigesto aumento della tassa sui rifiuti.
Com’è facile intuire, quello sui beni confiscati era il voto dall’esito più scontato, tant’è vero che la delibera è passata senza grossi patemi con 27 “Sì”, un astenuto e nessun contrario. Diverse le novità, dalla long list per rendere le assegnazioni più efficienti a un sistema di pubblicazione dei dati più trasparente e facilmente consultabile, fino all’uso dei beni per il contrasto al disagio abitativo.
Soddisfatto l’assessore al Patrimonio Toni Sala: “Si tratta di un risultato importante e molto significativo, che consentirà di gestire al meglio i beni sottratti alla criminalità organizzata, restituendoli così alla collettività. L’assegnazione dei primi nove terreni confiscati, frutto di un bando emanato l’anno scorso, è stato solo il primo passo di un processo virtuoso che continuerà con l’assegnazione di ville, magazzini e appartamenti”.
Tuttavia, a lasciare con l’amaro in bocca le associazioni antimafia è stata la bocciatura dell’emendamento che istituiva un Osservatorio comunale per coinvolgere maggiormente le stesse associazioni, i sindacati e tutti gli enti interessati a vario titolo alla gestione dei beni confiscati: soltanto i partiti che sostengono il sindaco hanno votato a favore dell’emendamento.
“L’approvazione del Regolamento per l’utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata – hanno detto i consiglieri di Pd, Avanti Insieme e Sinistra Comune – è un fatto significativo per la città: siamo riusciti a intervenire sull’atto rendendolo, in molte parti, un regolamento innovativo. Viene finalmente definita la prevalenza dell’uso abitativo che oggi il Consiglio sancisce ma che è frutto di lotte portate avanti, nel tempo, da tanti e tante, perché non c’è utilità sociale più grande di dare una casa a chi non ce l’ha. Si apre pure a sperimentazioni possibili sempre nell’ambito del contrasto al disagio abitativo, che speriamo che l’Amministrazione presente e quelle future sappiano cogliere, dal cohousing all’autorecupero. Una modalità più trasparente di pubblicazione dei dati, che potrà determinare un controllo diffuso più efficace ma anche favorire, in generale, l’attività di ricerca sul campo”.
“Rincresce moltissimo, invece – hanno sottolineato – che un percorso lungo più di un anno, svolto insieme a molte associazioni ed esperti, che aveva portato alla definizione della proposta di creazione di un Osservatorio come pratica innovativa di partecipazione in cui sindacati, enti, associazioni, gestori, potessero confrontarsi con l’Amministrazione sia stato rifiutato dall’aula. Palermo, che è la città che ha più beni confiscati in Italia, segno di una storia martoriata, merita di avere un modello innovativo di partecipazione nella vicenda dell’amministrazione dei beni confiscati e continueremo a impegnarci per questo scopo, ritenendo questa scelta dell’aula una grave occasione persa”.
E di “occasione mancata” parlano in una nota congiunta anche Libera, Acli Palermo, Comitato Addiopizzo, Arci Palermo, Associazione San Giovanni Apostolo Onlus, Ceipes, Centro Impastato, Centro studi Paolo e Rita Borsellino, Centro Pio La Torre, Ciss, Clac Ets, Emmaus Palermo Comunità e Mercatino Solidale dell’Usato, Fablab Palermo Onlus, Fondazione Chinnici, Fondazione Costa, Fondazione Giovanni Falcone, Hryo (Human Rights Youth Organization), Le Onde Onlus, Legacoop Sicilia, Lega navale Palermo, Moltivolti, Per Esempio Onlus, Sartoria sociale Al Reves, Laboratorio Zen Insieme, Cgil Palermo, Cisl Palermo Trapani, Uil Palermo: “Pur introducendo importanti novità sul fronte della trasparenza dei dati e dell’utilizzo abitativo – hanno scritto – il Consiglio ha bocciato la proposta di un osservatorio comunale sui beni e di periodiche assemblee di progettazione partecipata, avanzata unitariamente da associazioni e organizzazioni sindacali. Riteniamo grave la mancata istituzione di spazi di ascolto e di partecipazione che avrebbero consentito l’attivazione di percorsi di confronto tra soggetti gestori, associazioni, sindacati e amministrazioni”.
“A farne le spese – hanno concluso – sarà Palermo, città che conta il maggior numero di beni confiscati in Italia, e alle cui politiche di gestione dei beni avrebbe giovato avvalersi di spunti innovativi frutto di una riflessione ampia e condivisa. Dispiace che la proposta, elaborata dalle associazioni e recepita da un emendamento firmato da alcuni consiglieri comunali, sia stata bocciata senza che le forze politiche che vi si sono opposte abbiano mai cercato un confronto, nonostante da mesi fosse in atto un dialogo con l’Amministrazione e nonostante la proposta di un osservatorio fosse a tutti ben nota. Più volte c’era stata assicurata ampia convergenza politica, venuta evidentemente meno proprio in sede di votazione”.