Palermo, i “peccati” di Orlando nella mozione di sfiducia - QdS

Palermo, i “peccati” di Orlando nella mozione di sfiducia

Gaspare Ingargiola

Palermo, i “peccati” di Orlando nella mozione di sfiducia

giovedì 03 Settembre 2020

Un’analisi dettagliata del documento: dai cimiteri alla mobilità, passando per le tensioni politiche. Oggi la conferenza dei capigruppo per stabilire il calendario delle discussioni in Consiglio

PALERMO – Si dovrebbe tenere oggi in videoconferenza la riunione dei capigruppo per stabilire il calendario della discussione e successiva votazione della mozione di sfiducia al sindaco Leoluca Orlando, depositata il 26 agosto con la firma di tutti i 19 consiglieri dell’opposizione.

Il lavoro di “taglia e cuci” sul testo è durato a lungo prima di trovare la quadra ma alla fine la minoranza si è presentata compatta con la sottoscrizione di tutti i gruppi. Per essere approvata e porre così fine all’era Orlando, al suo ultimo mandato, la mozione dovrà ottenere i voti favorevoli del 60% dei consiglieri in carica (24 su 40). Il primo cittadino ha richiesto al Consiglio “l’immediata calendarizzazione” della discussione e ha annunciato che fino ad allora né lui né gli assessori parteciperanno ai lavori d’aula e delle Commissioni.

“In considerazione del fatto che sono trascorsi ormai più di tre anni dalla consultazione elettorale – si legge nel documento – è opportuno fare un bilancio puntuale, preciso e obiettivo dell’attività politico-amministrativa del sindaco e dei suoi tanti assessori che si sono avvicendati nel tempo, al fine di dimostrare come l’Amministrazione Orlando abbia sostanzialmente disatteso le grandi aspettative della città e le promesse della campagna elettorale, con un evidente arretramento in tutti i settori; questo arretramento ha causato una grave sfiducia dei cittadini nei suoi confronti”.

Arretramento che per l’opposizione non avrebbe soltanto motivazioni di carattere politico-amministrativo ma sarebbe acclarato anche dalle diverse emergenze che attanagliano la città (dai cimiteri ai rifiuti) e da singoli episodi come l’alluvione del 15 luglio. “A metà mandato – attaccano i 19 firmatari – assistiamo quotidianamente a una situazione di grave instabilità, a un’evidente crisi politica rappresentata plasticamente dalla difficoltà del sindaco a mantenere compatto ciò che resta della maggioranza, disgregata da continui dissidi interni o con singoli esponenti della sua Giunta, su alcune vicende fondamentali per Palermo. Tra queste spiccano la Ztl e le pedonalizzazioni legate al superamento dell’emergenza Covid, vicende che hanno registrato voti del Consiglio comunale, anche se adottati a maggioranza, che hanno pesantemente censurato l’operato di una parte della Giunta comunale; provvedimenti votati anche da parte di alcune forze politiche di maggioranza”.

“Analoga crisi politica – proseguono – è espressa dalle vicende dell’Esecutivo e testimoniata da ben otto avvicendamenti in quasi trenta mesi. Il quadro si è fatto via via sempre più grave e lacerante con le dimissioni a luglio 2020 dell’assessore alla Cultura e successivamente dell’assessore al Bilancio e alla Gestione cimiteriale; posto rimasto ad oggi vacante”.

Sul tema della mobilità, “l’Amministrazione si è contraddistinta per tre elementi: l’improvvisazione, la discrezionalità e il continuo rifiuto di attenersi alle indicazioni venute dall’Organo Consiliare, per altro ingenerando grave confusione in città, con un gravissimo danno ai cittadini. Le scelte dell’Amministrazione, che in realtà sembrano essere state scelte di un singolo assessore (chiaro riferimento a Giusto Catania, nda) subite dalla stessa maggioranza, sono state imposte alla città”.

L’opposizione snocciola poi “i capi d’accusa” legati all’alluvione del 15 luglio: “il piano fognario risulta ancora e in gran parte incompleto”; “l’attività di pulizia e manutenzione di caditoie e tombini affidata alla società partecipata Amap non ha ancora raggiunto livelli qualitativi adeguati in tutta la città”; “la riorganizzazione della protezione civile comunale, con un aumento di mezzi e personale, è rimasta, nonostante i proclami del sindaco, lettera morta e il piano di intervento in situazione di urgenze e pericolo è risultato del tutto inadeguato e inapplicato”. Altre bordate arrivano sul fronte delle inchieste giudiziarie che hanno investito in questi anni Palazzo delle Aquile e le partecipate e su quello della delicata situazione finanziaria dell’Ente, “testimoniata dalla certificazione dello stato di deficit strutturale registrata relativamente al rendiconto 2018”.

Sulla bilancia anche “la gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti e, più in generale, lo stato di sporcizia cronica della città”; le “scelte ondivaghe e prive di risposte tempestive” alle necessità delle attività produttive; “il silenzio e il lassismo” su alcune grandi opere; la “cronica e inaccettabile” emergenza cimiteriale e infine “i continui provvedimenti di riorganizzazione delle Aree e degli Uffici, di cui si è ormai perso il conto dal 2012 a oggi”, che “sono espressione della totale assenza di visione complessiva della macchina comunale, anzi sono espressione di una assoluta confusione. Assistiamo continuamente ad accorpamenti, soppressioni, nascite, modifiche di Servizi ed Uffici continuamente messi in discussione e che non appaiono finalizzati al miglioramento generale della struttura amministrativa, quanto piuttosto come rimedi a singoli problemi, anche personali, scaturiti dalle precedenti riorganizzazioni”.

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