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Pasqua in Sicilia: per la Resurrezione, diavoli e morte sono dietro l’altare

Giuseppe Lazzaro Danzuso

Pasqua in Sicilia: per la Resurrezione, diavoli e morte sono dietro l’altare

domenica 21 Aprile 2019

La domenica alcune antiche rappresentazioni con protagonisti i “Diavulazzi”: ad Adrano, sull’Etna (cliccando all’interno potrete seguirla in streaming), e a Prizzi, nel Palermitano

La Pasqua non è solo un rituale inteso a scacciare le forze
del male, è anche la rappresentazione di un dramma in cui esse occupano il
ruolo di antagoniste al bene.

Non può dunque sorprendere che in alcuni riti pasquali
compaiano le maschere della morte e dei demoni, presenza attestata, ancora alla
fine dell’Ottocento, a Casteltermini, durante le processioni della Domenica di
Pasqua.

“Il diavolo dietro l’altare”, si usa dire, e i demoni, con
la Morte, sono presenti in Sicilia anche nella celebrazione della Pasqua ad
Adrano, sull’Etna, e Prizzi, nel Palermitano.

Ad Adrano – il cuore dell’Isola preistorica come dimostra la
presenza nella zona del Mendolito dei resti di un’antica metropoli sicula –
ogni anno per la Domenica di Pasqua si ripete una sacra rappresentazione che
riempie la piazza di turisti e visitatori.

Nella piazza antistante il castello normanno, va in scena infatti
la “Diavolata” o meglio “La Resurruzione dell’Umanità”, dramma sacro scritto
nel 1728 – nello stile alfieriano allora in voga – dal canonico Anzelmo
Laudine.

Ne sono protagonisti tre diavoli – Lucifero, dotato di tre
corna e dunque più alto in grado, con Astarotte e Belzebù, che di corna ne
hanno due – neri come l’inferno e la Morte gialla, oltre a due bambini che
impersonano l’Angelo e l’Umanità.

L’azione si svolge davanti a una scena che raffigura il
sepolcro del Cristo morto ed è piuttosto elementare: i tre “diavulazzi”,
approfittando della morte del Salvatore, cercano di rapire l’Umanità con l’aiuto
della Morte.

Non ci riusciranno per l’intervento dell’Angelo armato di
spada.

Di qui la reazione rabbiosa della Morte che spezzerà il
proprio arco gettandone i resti alla folla.

E tutti lotteranno per accaparrarseli visto che vengono
considerati dei potenti talismani portafortuna.

Per coloro i quali volessero assistere alla sacra
rappresentazione potranno farlo, grazie a Real event, cliccando qui.

 E passiamo a Prizzi,
in cui il momento culminante della processione della Domenica, l’incontro fra
la Madonna e Gesù, che si ripete per cinque volte, per quanti sono i quartieri,
ha un andamento tutto particolare.

A un capo e all’altro della via si dispongono la statua
dell’Addolorata e quella di Gesù Cristo.

Accanto a quest’ultima, due angeli con la spada in mano,
portano un lungo abito in tinta pastello, dal corpetto fittamente lavorato con
intrecci di collane, in testa un elmo da cui pendono posteriormente nastri di
vari colori.

Ai piedi della Madonna e del Cristo si chinano a baciarli,
due diavoli “prendono la pace prima di lu
ncontru
”.

Indossano due tute rosse, il viso è coperto da una grande
maschera larga di latta colorata in marrone, in cui sono praticati due fori
all’altezza degli occhi; dalla fessura che funge da bocca penzola una grossa
lingua di stoffa; sulle spalle una pelle di capra, in mano una catena di ferro.

Accanto ad essi la morte in tuta gialla, un simulacro di
balestra in mano, ghigna sotto una maschera in cuoio (o in cartone) simile a un
teschio.

Al momento dell’incontro i tre incominciano ad agitarsi
correndo da una statua all’altra, saltando come braccati, i diavoli sbattendo
la catena contro la maschera, la morte roteando la balestra. Questi movimenti
che simulano il tentativo di impedire l’incontro tra madre e figlio sono detti
abballu di li diavuli”.

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