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Pedofilia, 50enne assolto dal Tribunale di Palermo

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Pedofilia, 50enne assolto dal Tribunale di Palermo

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mercoledì 21 Luglio 2021

L'uomo è stato assolto per non avere commesso il fatto dal reato di violenza sessuale e perché il fatto non costituisce reato dall'accusa di detenzione di materiale pedopornografico

La seconda sezione del Tribunale di Palermo, presieduta da Roberto Murgia, a latere Stefania Gallì ed Elisabetta Villa, ha assolto un uomo di 50 anni dal reato di violenza sessuale pluriaggravata ai danni di due minorenni e di detenzione di file pedopornografici.

L’uomo è stato assolto per non avere commesso il fatto dal reato di violenza sessuale e perché il fatto non costituisce reato dall’accusa di detenzione di materiale pedopornografico.

Il pubblico ministero aveva chiesto sette anni di reclusione. L’imputato, difeso dall’avvocato Gioacchino Genchi, è riuscito a dimostrare la sua estraneità ai fatti.

Le indagini difensive dell’avvocato Genchi sono state concentrate soprattutto su una analisi del traffico telematico del cellulare dell’imputato e della connessione, con l’indirizzo IP della wiFi dell’abitazione al “Mobil Banking” dell’Unicredit, presso cui aveva il conto corrente.

Decisiva si è pure rilevata l’analisi dei tabulati del traffico telematico, del traffico telefonico e dell‘hard disk eseguita dal consulente tecnico della difesa.

DALLA PRESUNTA AGGRESSIONE A DUE BAMBINI ALL’ASSOLUZIONE DEL 50ENNE

La mattina dell’11 aprile 2019 due ragazzine, dopo essersi recate a scuola, avevano riferito a una bidella e al vicepreside che un uomo le avrebbe prese per il collo e gettate a terra e molestate.

Subito dopo i carabinieri arrestavano il cinquantenne che ha sempre ribadito di non essere stato in quella zona il giorno dell’aggressione.

L’avvocato ha prodotto il tracciamento delle localizzazioni gps dell’antifurto satellitare dell’auto dell’imputato. e la cronologia delle posizioni registrate su WhatsApp nel cellulare. Contestata anche la presenza di materiale pedopornografico nell’hard disk del computer che sarebbe appartenuto all’imputato come affermato dal consulente della procura.

Il consulente della difesa ha dimostrato che i files contestati erano all’interno di una cartella di film, frutto di un procedimento di copia e incolla da parte di un amico e non erano stati scaricati o ricercati in rete.

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