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Più immobili che isolati

Antonino Lo Re

Più immobili che isolati

Giovanni Pizzo  |
giovedì 20 Giugno 2024

Se uno volesse andare, dopo aver visto il Satiro danzante a Marsala, al teatro greco di Siracusa in treno deve partire all’alba e arrivare dopo la mezzanotte

Quello che c’è intorno all’isola, oltre ad un mare blu e profondo, sono polemiche sui trasporti. Il Ponte sullo Stretto, c’è chi lo vuole e chi no, il caro voli che tiene distanti le famiglie piene di ragazze e ragazzi emigrati in cerca di studi migliori, opportunità di lavoro, o solo un mondo più globale rispetto a quello glocale isolano. Ma queste dinamiche sono riguardanti il fuori dall’isola, che ricordiamo è la Regione più estesa d’Italia, perché dentro questa immensa landa, trinariciuta e triangolare, siamo praticamente immobili.

Oddio, il siciliano se non emigra è antropologicamente stanziale, tende a costruirsi un raggio di azione lavorativa e familiare molto corto, è un campione di campanilismo, non solo il divario culturale abissale tra arancina/o, ma il detto principale è il paese è dei paesani, nessuno che non sia dello stesso paese può comprendere. Però ora, non per cultura o abitudini, siamo diventati immobili. Il treno per motivi stratificati nel tempo, oltre che nelle lobbies, è praticamente scomparso. Caso simbologico l’interruzione dell’esercizio dell’asse Palermo-Catania. Se uno volesse andare, dopo aver visto il Satiro danzante a Marsala, al teatro greco di Siracusa in treno deve partire all’alba e arrivare dopo la mezzanotte. In auto non va molto meglio, la Palermo-Catania ha più interruzioni di un film visto su Rete4.

Prima ci si andava in 90 minuti circa, ora si va intorno alle 3 ore, causa un dissennato piano di manutenzione straordinaria. La Palermo-Messina ha vari problemi, nonostante sia un’autostrada più recente. Idem l’asse autostradale da Messina a Modica passando per Catania, questo viene gestito dal CAS, che non è un’allusione, ma il Consorzio Autostrade Siciliano, più dolori che gioie dell’isola. Ma quelle che sono in pessime condizioni sono le strade statali, 3.000 km in gestione Anas, alcune in condizioni orripilanti, come la 121, la mitica strada della Targa Florio che sa più oggi di percorso Parigi-Dakar.

E poi ci sono i 14.000 km di strade provinciali, spesso unico mezzo di collegamento tra un Comune e l’altro, che prima erano precarie, oggi, dopo lo smantellamento delle Province, praticamente abbandonate a se stesse. In sostanza siamo fermi, immobili, stanziali, non solo per cultura, ma perché non ci possiamo muovere. A Catania infatti c’è un detto, muoviti fermo, che la dice tutta sullo stato comatoso dei trasporti in Sicilia.

Così è se vi pare

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