A fare un punto sullo stato di attuazione del Pnrr è stata la Corte dei Conti, che ha tracciato un bilancio dei risultati raggiunti alla fine del 2023
PALERMO – La Sicilia – che tanto avrebbe avuto bisogno di sfruttare l’opportunità, forse irripetibile, che il Pnrr offre per porre le basi per uno sviluppo duraturo e sostenibile dell’economia – non è tra le regioni più proficue per numero di progetti. “Oscillano tra il 4 e il 6 per cento del numero complessivo la Toscana, la Sicilia, la Puglia, il Lazio e la Calabria” certificano le Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti nella Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr al termine del 2023. Nulla a che vedere con i numeri delle regioni settentrionali: come riportato nella Relazione, infatti, “nel complesso, i dati mettono in luce una netta prevalenza del numero dei progetti collegati alle 51 misure-submisure nel Nord Italia (53 per cento). In particolare, Lombardia, Veneto e Piemonte cumulano più del 38 per cento del numero totale di progetti (rispettivamente il 18, l’11 e il 9 per cento)”.
Tali calcoli percentuali non contemplano tutti i 145 mila progetti collegati alle 51 submisure scandagliate dai magistrati contabili: “Per circa 5,9 mila casi non risultano censite a sistema le informazioni inerenti alla geolocalizzazione delle iniziative”. È stato poi necessario “apportare alcune restrizioni al perimetro di analisi dei progetti, attraverso un’operazione di nettizzazione volta ad escludere: i progetti esplicitamente definiti come di ‘ambito nazionale’ (circa 6.000) e i progetti che, nonostante la chiave univoca Cup-Clp, risultavano insistere su più regioni (n. 65) e, pertanto, non potevano essere attribuiti territorialmente in modo univoco”. Al netto di queste operazioni di scrematura “il perimetro di analisi si è ristretto a 133 mila progetti”.
La Corte dei Conti ha poi calcolato il tasso di realizzazione
La Corte dei Conti ha poi calcolato il tasso di realizzazione, su base regionale, dei progetti: “Dai dati – si legge della Relazione – si desume che l’area regionale connotata dal tasso di avanzamento più alto in termini di realizzazione, pari a circa il 41 per cento, è quella del Lazio”.
“Presentano tassi di avanzamento realizzativo superiori al 30 per cento anche le aree della Toscana (35 per cento) e del Veneto (30 per cento). Ulteriori 11 aree regionali evidenziano risultati ricompresi nel range 25-29 per cento, mentre le restanti 6 si collocano su valori inferiori, ma comunque vicini, 23-24 per cento”.
L’Isola si piazza nella fascia più bassa (0-20 per cento) in sette delle dodici componenti prese in esame dai magistrati contabili: M1C1 (Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pa), M1C3 (Turismo e cultura 4.0), M2C1 (Agricoltura sostenibile ed economia circolare), M2C2 (Transizione energetica e mobilità sostenibile), M2C3 (Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici), M3C1 (Rete ferroviaria ad alta velocità/capacità e strade sicure) e M6C1 (Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale).
Se il basso piazzamento della Sicilia nella componente legata alla rete ferroviaria ad alta velocità/capacità e strade sicure è in linea con quanto registrato a livello nazionale nei settori delle infrastrutture e dei trasporti – la Corte dei conti rileva infatti che “il minor tasso di realizzazione fatto emergere dagli indicatori della categoria delle ‘infrastrutture’ (17 per cento) e, più in particolare, da quelli del settore dei ‘trasporti’ (circa l’8 per cento) è coerente con la maggiore complessità degli interventi, che richiedono fasi preparatorie e attuative più lunghe, come peraltro atteso nel PNRR che ad essi associa target finali quasi integralmente collocati nell’ultima annualità o nella seconda parte del 2025 – lo stesso non può dirsi per gli altri settori. Su quello relativo alla digitalizzazione, per esempio, il livello di avanzamento nella realizzazione delle misure “seppur inferiore al 50 per cento, appare comunque soddisfacente, anche alla luce della numerosità degli interventi rientranti nella categoria in discorso (n. 16) che, ad esclusione di due misure, hanno target finali non ancora scaduti e in prevalenza collocati nella coda finale del Pnrr”. O nel settore del welfare che, con un discreto 38 per cento, si attesta “su un range di avanzamento intermedio”.
È necessario quindi accelerare e mettersi in pari al più presto con il cronoprogramma, che ha una scadenza tassativa: giugno 2026. Il rischio è quello di avere revocati i fondi. Nel dibattito sull’eliminazione di alcuni progetti dal Pnrr scoppiato nel settembre dello scorso anno, infatti, il ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto ebbe a dire che “se non completiamo gli interventi, non abbiamo solo il danno della revoca dei contributi” ma “anche la beffa di dover trovare le risorse per quegli interventi: parliamo di un impatto che potrebbe essere devastante per il bilancio del nostro Paese, oltre al danno reputazionale”. Danno e beffa che non possiamo permetterci.
Dopo quattro anni arrivano finalmente le Cabine di coordinamento
Meglio tardi che mai. A distanza di oltre quattro anni dall’avvio – e di conseguenza a poco più di due anni alla scadenza – ha avuto luogo il contestuale insediamento delle Cabine di coordinamento Pnrr, istituite ai sensi dell’art. 9, Dl n. 19 del 2 marzo 2024, convertito dalla legge n. 56 del 29 aprile 2024, presso tutte le Prefetture d’Italia.
L’insediamento della Cabina di coordinamento costituita presso la Prefettura di Roma è stata coordinata dal presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, in videocollegamento con tutte le altre Cabine di coordinamento, con la partecipazione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e del ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto.
Le Cabine di coordinamento per monitorare gli interventi
Tale organismo di coordinamento, istituito presso le Prefetture, è chiamato a svolgere, nei territori, i seguenti compiti: monitoraggio degli interventi del Pnrr; favorire le sinergie tra le diverse Amministrazioni e i soggetti attuatori qui operanti; attività di supporto in favore degli enti territoriali anche al fine di promuovere le migliori prassi; definizione del piano di azione per l’efficace attuazione dei programmi e degli interventi previsti dal Pnrr.
Secondo quanto previsto dalla citata norma, al comma 1, a queste cabine di coordinamento “partecipano il presidente della provincia o il sindaco della Città metropolitana o loro delegati, un rappresentante della Regione o della Provincia autonoma, un rappresentante della Ragioneria generale dello Stato, una rappresentanza dei sindaci dei Comuni titolari di interventi previsti dal Pnrr o loro delegati e i rappresentanti delle Amministrazioni centrali titolari dei programmi e degli interventi previsti dal Pnrr da attuare in ambito provinciale, di volta in volta interessati. Possono essere chiamati a partecipare anche i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e delle associazioni imprenditoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale nonché altri soggetti pubblici interessati”.
La legge prevede anche che “ove ritenuto strettamente indispensabile per la risoluzione di specifiche criticità attuative rilevate in sede di monitoraggio e suscettibili di compromettere il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Pnrr, la Struttura di missione Pnrr, d’intesa con la Ragioneria generale dello Stato – Ispettorato generale per il Pnrr, può proporre alla Cabina di regia Pnrr la costituzione di specifici nuclei, composti da personale messo a disposizione dalle pubbliche amministrazioni operanti nel territorio di riferimento del piano di azione, nonché dal personale dei soggetti incaricati del supporto tecnico-operativo all’attuazione dei progetti Pnrr”.
Tutto ciò, naturalmente, ha un costo: come indicato al comma 4, la partecipazione alle riunioni della cabina di coordinamento “dà diritto alla corresponsione di compensi, indennità, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati”.
Le Prefetture principali sedi confronto
Le Prefetture, individuate come principali sedi di confronto e collegamento con il territorio, saranno chiamate da adesso a svolgere un’azione di raccordo con la struttura di missione Pnrr istituita a livello centrale, al fine di sviluppare azioni mirate a rendere ancora più efficienti le progettualità finanziate.
Sarebbe stato opportuno, forse, attivare queste Cabine di coordinamento “contestualmente” all’avvio del Pnrr e non a più di metà dell’opera. Un Piano così complesso e imponente necessitava infatti sin dall’inizio di un’organizzazione ben strutturata che coordinasse e supervisionasse le attività di tutti gli attori coinvolti.