Qualità dell’assistenza ospedaliera pubblica: la Sanità del Nord “batte” quella del Sud 6 a 0 - QdS

Qualità dell’assistenza ospedaliera pubblica: la Sanità del Nord “batte” quella del Sud 6 a 0

Adriano Agatino Zuccaro

Qualità dell’assistenza ospedaliera pubblica: la Sanità del Nord “batte” quella del Sud 6 a 0

mercoledì 08 Novembre 2023

Agenas.gov, focus su aree cliniche specifiche. Barbara Cittadini (Aiop): “Ora collaborazione virtuosa col privato per colmare gap”

Se la valutazione della qualità dell’assistenza ospedaliera di diritto pubblico articolata a livello di sette aree cliniche dovesse esprimersi in termini calcistici, potremmo dire che il Nord batte il Sud e le Isole 6-0.

Le strutture sanitarie di diritto pubblico del Meridione con livello di qualità alto o molto alto, in percentuale, infatti, inseguono sempre il Nord del Paese (escluso un pareggio). Il dato emerge tra le pagine dell’analisi nazionale che si propone una comparazione tra strutture ospedaliere in funzione della natura giuridica delle stesse.

Il Rapporto sulla Qualità degli Outcome clinici negli Ospedali italiani, elaborato a quattro mani da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e Aiop (Associazione italiana ospedalità privata), propone una valutazione della qualità dell’assistenza ospedaliera articolata, per l’appunto, a livello di sette aree cliniche: sistema cardiocircolatorio, sistema nervoso, sistema respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, gravidanza e parto e osteomuscolare.
Nel dettaglio l’area clinica “gravidanza e parto” presenta il 15% di strutture di diritto pubblico con livello di qualità alto o molto alto nel Sud e nelle Isole, percentuale che sale al 75% al Nord.

Approfondendo il livello di qualità alto o molto alto, la situazione non migliora di molto per i pazienti che si rivolgono al “privato”: 11% al Sud, 56% al Nord. L’area citata è quella in cui il dato ha la forbice più ampia ma il quadro è abbastanza sconfortante anche altrove: l’area del “sistema nervoso” nel pubblico fa registrare un 27% al Sud e un 59% al Nord, nel privato rispettivamente 55% e 65%. Male anche il “sistema circolatorio” dove il Sud si ferma al 47% e il Nord raggiunge il 58% con un assottigliamento nel privato (65%, 67%) e la “chirurgia generale” (pubblico 35% Sud vs 55% nord, privato 49% Sud e 56% nord).

Nelle tre aree restanti il privato offre performance in risalita al Sud: “Sistema respiratorio” (pubblico 6% Sud vs 14% nord, privato 68% Sud e 48% nord); “Sistema osteomuscolare” (pubblico 21% Sud vs 37% nord, privato 44% Sud e 41% nord). Nell’area oncologica il Sud pareggia col nord con il 47% di strutture di diritto pubblico con livello di qualità alto o molto alto, nel privato il Sud batte il nord (63% vs 59%).

A livello nazionale, delle 511 strutture di diritto pubblico valutate, 45 (pari al 9%) riportano tutte le aree cliniche validate di qualità alta o molto alta; delle 297 strutture di diritto privato, quelle con standard elevati sono, invece, 80 (pari al 27%). Per quanto riguarda le strutture di qualità bassa o molto bassa, queste rappresentano il 19% delle strutture valutate di diritto pubblico (54 su 511) e il 32% delle strutture di diritto privato (75 su 297).

Bisogna però puntualizzare che la concentrazione delle strutture – soprattutto di quelle di diritto privato – verso i livelli di qualità estremi deve tener conto della natura monospecialistica o del basso numero di aree cliniche valutabili: la maggior parte delle strutture (l’87% tra le pubbliche e il 92% tra le private) di quelle di qualità alta/molto alta e, rispettivamente, l’87% e il 97% tra quelle con un livello di qualità inferiore all’atteso sono, infatti, a indirizzo specifico o con sole due aree valutabili. In altri termini, possiamo far osservare che è molto più facile per le strutture monospecialistiche raggiungere l’obiettivo fissato per la raccolta dei dati “Strutture con tutte le aree cliniche di qualità alta/molto alta”: basta avere un livello alto in quell’area in cui si opera e non avere altri “reparti” che inficiano sul trend. “Se si considerano, infatti, le strutture con almeno tre aree valutate, la quasi totalità delle strutture valutate non è caratterizzata da un livello di qualità omogeneamente critico o omogeneamente positivo”.

Un macrodato, però, rimane valido: i pazienti nel Sud del Paese, ad esclusione di alcune eccellenze, per accedere ad una sanità di qualità molto alta devono percorrere diversi chilometri. Ancora una volta un Paese, l’Italia, che continua a viaggiare a due velocità ma con un’unica direzione, quella che va dal Mezzogiorno al Nord.

Barbara Cittadini, Presidente nazionale Aiop, risponde alle domande del QdS

“Strutture private remunerate dal Ssn solo in base alle prestazioni erogate”

Sul sito Aiop si legge: “L’Ospedalità privata, nonostante eroghi annualmente il 22,8% del totale delle prestazioni ospedaliere dell’intera Sicilia, tutte qualificate, incide solo per il 12% sul totale della spesa ospedaliera regionale”. Come si spiega e cosa c’è dietro questo dato “nudo”?

“Per rispondere alla sua domanda occorre ricordare il funzionamento del sistema. Il Servizio Sanitario Nazionale garantisce l’erogazione delle prestazioni sanitarie incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), stipulando degli accordi o dei contratti con erogatori di diritto pubblico e di diritto privato e remunerandoli mediante tariffe predeterminate. Variano però le modalità di rimborso. Per le strutture di diritto pubblico le prestazioni sono remunerate tramite il sistema del “piè di lista”, a copertura di inefficienze e sprechi. Le strutture di diritto privato, invece, sono le sole a essere remunerate in considerazione delle prestazioni effettivamente erogate perché sottoposte ai tetti di spesa introdotti dal DL 95/2012. Questa evidente asimmetria nell’approccio agli erogatori in funzione della rispettiva natura giuridica, si traduce anche in un diverso approccio delle strutture e del management all’efficienza gestionale e all’ottimizzazione nell’uso delle risorse. Evidenzio che questa maggiore attenzione della componente di diritto privato all’economicità non avviene mai – così come confermano gli esiti del Pne – a discapito della qualità delle prestazioni che eroghiamo e della sicurezza dei pazienti”.

Il Rapporto sulla “Qualità degli Outcome clinici negli Ospedali italiani”, elaborato da Agenas e Aiop sottolinea che a livello nazionale, delle 511 strutture di diritto pubblico valutate, 45 (pari al 9%) riportano tutte le aree cliniche validate di qualità alta o molto alta; delle 297 strutture di diritto privato, quelle con standard elevati sono, invece, 80 (pari al 27%). Come è misurata la qualità?

“Il Rapporto propone una valutazione comparativa tra le strutture di diritto pubblico e le strutture di diritto privato del Ssn. L’analisi è condotta secondo la metodologia Treemap del Pne, nella quale viene proposta una valutazione della qualità dell’assistenza ospedaliera articolata a livello di sette aree cliniche – sistema cardiocircolatorio, sistema nervoso, sistema respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, gravidanza e parto e osteomuscolare – e sulla base di 50 indicatori selezionati in considerazione della relativa solidità e validità”.

Quali sono i punti di forza più significativi della sanità privata e quali i punti di debolezza su cui lavorare?

“Come dimostrato anche dal Rapporto sulla Qualità degli Outcome, le strutture di diritto privato del Ssn garantiscono elevati standard di qualità, comparativamente superiori alla componente di diritto pubblico, per la quasi totalità degli indicatori di esito selezionati. Il divario di performance, a favore delle strutture di diritto privato, è particolarmente accentuato nel Sud e nelle Isole, dove la qualità delle strutture accreditate supera di molto quella delle strutture pubbliche. Preoccupa l’eterogeneità interregionale e intra-regionale nell’accesso ai servizi e all’interno delle singole componenti, che si traduce in iniquità di accesso alle prestazioni, in migrazione sanitaria patologica e in rinuncia alle cure. È necessario, pertanto, creare le condizioni per una collaborazione virtuosa e sistematica tra le tra le due componenti del Ssn e interrompere una sterile dialettica di contrapposizione che non serve né al Sistema né agli italiani.

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