Quelle parole che giocano con noi - QdS

Quelle parole che giocano con noi

Carlo Alberto Tregua

Quelle parole che giocano con noi

venerdì 20 Novembre 2020

Diceva Enzo Ferrari: ‘Se sogni l’impossibile, puoi realizzarlo’.
La differenza fra sognare e realizzare è tutta nella capacità e nella volontà di ciascuno di noi, il quale dovrebbe sapere la differenza fra sentire ed udire, guardare e vedere, dire e parlare.
Noi siamo abituati ad agire in base ai nostri cinque sensi: olfatto, udito, vista, gusto, tatto; ma ve ne sono altri: il sesto senso, il senso critico, il senso di nausea. Tutto sta nella capacità di impiegare il tempo per evitare che diventi tempo-impiegato.
E poi bisogna evitare che la Tv copra tutte le ore, perché si rischia che vi sia la copertura della mente.
Nella vita si prova attrazione, è naturale, però bisogna essere attenti per essere attratti, ma non a-tratti.
La verità è che ognuno di noi non dovrebbe ritenere che i propri pensieri siano problemi, bensì valutazioni, come fossero creature, per capire quello che accade, in modo da distinguere fra occhi e sci-occhi, mari da so-mari, belli invece di ri-belli.
E poi ricordarsi che l’arresto serve, ma l’arresto cardiaco, no.

Ricordate Ulisse quando rispose al Ciclope: ‘Nessuno’? Lo gabellò. Ebbene, occorrerebbe che il Signor Nessuno aiutasse Qualcuno.
E poi bisognerebbe pensare che è inutile farsi in-giustizia da solo, anche se fosse un caso di legittima pretesa, evitando che di qualcuno si possa dire ‘sembra una presenza, ma in effetti è un’assenza’.
Come si fa a mettersi in pari? Im-parare. Mentre qualche altro diffida del giro di boa, forse perché ha paura dei serpenti, come capita al pompiere innamorato che qualche volta lo è di una sua vecchia fiamma.
Il mondo della prostituzione c’è sempre stato perché questo ‘mestiere’ è nato con l’uomo e, insieme alla corruzione, morirà con esso. Però dobbiamo dare atto che vi sono prostitute velocissime: fanno duecento all’ora. E poi, quando abbiamo bisogno di un imbianchino, non ci dobbiamo imbronciare se esso è di colore.
La classe dirigente: ecco il problema, perché essa dovrebbe non solo avere un capo, ma capo-lavoro.
Si usa cercare la differenza fra sapere e sapore. Non ce n’è. Entrambi fanno bene, se usati adeguatamente.
Giocare con le parole è salutare perché bisogna sempre capirne il doppio senso, quando c’è, ed utilizzarle adeguatamente per ogni circostanza, per ogni modo di dire e per ogni cosa che si vuole esprimere.
Attenzione, però, che il gioco di parole non si trasformi in inganno. Esso dev’essere sempre chiaro, in modo che l’uditore, se ha normali facoltà di intendimento, possa capirne l’altro significato. Se non ne ha, pazienza.
Le parole sono come le pietre, sosteneva Alessandro Manzoni. Bisogna usarle in modo adeguato, soppesarle prima di pronunziarle, sapendo che possono colpire, stupire ed essere anche strumento di apprendimento.
Ma per adoperare un linguaggio adeguato a ciò che si vuole esprimere, non solo bisogna imparare bene grammatica e sintassi della lingua, ma anche i modi di dire, i proverbi, gli usi ed anche la qualità media di chi ascolta, per evitare di confonderla.
Il linguaggio è un’arma formidabile, secondo cui noi abbiamo la responsabilità del suo uso adeguato, proporzionato e ben finalizzato a ciò che si intende comunicare.

La fine di una questione di principio. Ecco un calembour che potrebbe confondere le idee, ma, se ci fate caso, le chiarisce.
Poi sorge un dilemma: se sia più veloce la lepre o la lumaca. Il dilemma non sembri azzardato perché potrebbe capitare che la lumaca in aereo sia più veloce della lepre in ascensore. A pensarci meglio i due animali sono uguali, proprio perché tali. Comunque ai poster l’ardua sentenza. Certo, di sentenze si può morire, ma bisogna evitare di farlo. Infatti, chi è senza steccato, scagli la prima pietra.
I politici dovrebbero distinguersi in credenti e non credenti; la verità è che basterebbe accomunarli nel fatto che non sono creduti, ricordando che occorre sempre usare la pazienza, come farebbe un batterista che suona coi grissini.
Non so se sono riuscito a divertirvi, anche se lo spero, nonostante questo non mi impedisca di confessarvi che ho attinto parecchie frasi dal libro di Alessandro Bergonzoni ‘Aprimi cielo’, che vi consiglio di leggere, per continuare, eventualmente, il divertimento.

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