Il salario minimo è una bassa menzogna - QdS

Il salario minimo è una bassa menzogna

Carlo Alberto Tregua

Il salario minimo è una bassa menzogna

sabato 24 Giugno 2023

Pari livello donna/uomo

Non sapendo di che parlare, tanti blablatori continuano a portare in evidenza all’opinione pubblica la questione del salario minimo, asserendo che vi siano lavoratori/trici che percepiscono un compenso al di sotto di tale salario minimo.
Si tratta di una fandonia, ovvero una bugia. Infatti tutti i Contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) prevedono il compenso lavorativo per i diversi livelli e inquadramenti dei dipendenti nelle aziende datrici di lavoro, con la conseguenza che nessuno può essere pagato al di sotto di tali compensi, ma anzi potrebbe ricevere straordinari, premi di produttività e altri al di sopra dei compensi contrattuali.

Vi è un’altra balla che viene propalata, cioè che vi è una differenza fra i compensi alle donne e agli uomini. Ma nessun Ccnl esistente in Italia prevede tali differenze. Dunque, a parità di livelli – ed è qui che si possono porre rimedi per lottare contro il cosiddetto soffitto di cristallo – vi è parità di salari, indipendentemente dal sesso e dall’età. In più, quasi tutti i contratti prevedono compensi orari adeguati perché accettati dai sindacati.

Chi racconta balle, omette di aggiungere che lo stipendio percepito dai/dalle dipendenti nei dodici mesi viene aumentato per tutti/e dalla tredicesima. Per i contratti del settore commercio dalla quattordicesima, per i bancari dalla quindicesima e così via enumerando.
Bisogna per conseguenza suddividere le mensilità addizionali per dodici mesi, per cui la somma mensile deve essere addizionata allo stipendio.

Non è tutto. Questi blablatori e mistificatori non dicono all’opinione pubblica che il/la datore/trice di lavoro, pubblico o privato, ha l’obbligo di accantonare un’ulteriore mensilità per il cosiddetto trattamento di fine rapporto, con la conseguenza che quando cessa tale rapporto, il/la dipendente si troverà un tesoretto che gli verrà liquidato.

È il coacervo e l’insieme di tutti questi costi rispetto a quanto percepito dal/dalla dipendente, al netto delle imposte, che costituisce il cosiddetto cuneo fiscale, che di fatto raddoppia la somma che deve erogare il/la datore/trice di lavoro rispetto a quella che entra materialmente nelle tasche dei/delle dipendenti.
Inoltre, i/le dipendenti devono essere cautelati/e per ottenere alla fine di tutto il percorso lavorativo la pensione. Quella di vecchiaia può essere percepita a partire da 67 anni (o 66 per le donne); oppure, attraverso agevolazioni, è possibile anticiparla anche a 59 anni (donne).
Ecco, queste verità bisogna dire all’opinione pubblica perché si smonti il cumulo di menzogne che intossicano e non fanno capire bene come stanno le cose.
In quello che abbiamo esposto va evidenziato un aspetto che non dipende solo dai/dalle datori/trici di lavoro, ma anche da quella parte della Pubblica amministrazione che dovrebbe esercitare i controlli sulla regolarità degli stessi. Ma vi è una carenza di tali verifiche perché mancano gli ispettori del lavoro. Tali ispettori sono inseriti nell’Istituto nazionale del lavoro (Inl), che però non ne ha a sufficienza.

Se gli ispettori del lavoro fossero in numero sufficiente, andassero in giro ogni giorno, e tutti i giorni, per controllare la regolarità dei rapporti di lavoro nelle imprese piccole, medie e grandi, farebbero emergere le cose che non vanno.
Un evento abbastanza comune è che molti/e datori/trici di lavoro imbroglioni e incivili inseriscono nelle buste paga meno ore di quanto il/la lavoratore/trice effettua, con la conseguenza che questo/a viene sottopagato/a, ma non perché non ci sia il salario minimo, bensì per un comportamento disonesto dell’imprenditore/trice, non importa quale forma giuridica abbia la sua impresa.

Non parliamo poi di quei rapporti di lavoro totalmente in nero per i quali i/le dipendenti non ricevono tredicesima, quattordicesima o quindicesima, non viene accantonato il Tfr e neanche i contributi per la pensione: un disastro contro cui una Pubblica amministrazione dovrebbe operare costantemente con controlli continui e appropriati.

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2 commenti

  1. Giuseppe R ha detto:

    Prima di scrivere un articolo sarebbe meglio informarsi un minimo perchè altrimenti si fa disinformazione e si risulta ridicoli.
    Esistono vari CCNL la cui paga è sotto la decantata cifra dei 9euro l’ora ,tra cui ad esempio quello della Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari dove siamo addirittura a quasi la metà 5euro l’ora ,per uno stipendio di 800 euro su un full time.

    Il salario minimo è inopinabilmente una necessità per questo paese ,visto che la contrattazione collettiva ha palesemente fallito l’art 36 delle costituzione.

    Saluti.

    1. Marcello Giuffrida ha detto:

      Prima di scrivere sarebbe bene leggere con attenzione i testi. Non ho affermato il livello del salario minimo, per altro non ancora definito, bensì che esso è determinato nei CCNL che hanno valore di legge.
      Se il sindacato non è in condizione di fare elevare il livello degli stipendi, vuol dire che non ci sono le condizioni di mercato.

      Il Direttore Carlo Alberto Tregua

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