Sanità, nuovo fronte della guerra De Luca-Regione - QdS

Sanità, nuovo fronte della guerra De Luca-Regione

Massimo Mobilia

Sanità, nuovo fronte della guerra De Luca-Regione

mercoledì 28 Giugno 2023

Oltre a Teatro Antico e Taormina Arte, il sindaco è pronto ad aprire uno scontro anche sull’ospedale San Vincenzo e in particolare sul mantenimento del reparto di Cardiochirurgia pediatrica

TAORMINA (ME) – La Cardiochirurgia pediatrica, dell’ospedale San Vincenzo si è classificata terza in Italia nel Piano nazionale esiti per i servizi sanitari regionali resi. Un’ulteriore prova – se ancora ce ne fosse bisogno – dell’altissimo livello di eccellenza dimostrato da questo speciale reparto che opera nel nosocomio di contrada Sirina, gestito in convenzione con l’Istituto Bambino Gesù di Roma. Eppure ciò che allo stesso tempo caratterizza con fermezza il Centro di Cardiologia pediatrica del Mediterraneo è anche il livello di precarietà nel quale versa, ormai dal 2017, sopravvivendo al rischio chiusura con continue proroghe annuali e fino adesso con l’ultima “proroga tecnica”, così definita dal Governo regionale, che ha permesso al Ccpm di rimanere a Taormina oltre la prossima scadenza di luglio, ma soltanto per altri sei mesi.

La storia è nota, e riguarda appunto la gestione politica di questa convenzione tra la Regione siciliana e il Bambino Gesù di Roma, che dopo il primo contratto settennale dal 2010 al 2017, ha conosciuto soltanto ripetute proroghe annuali, in attesa che la cardiochirurgia pediatrica venisse riaperta a Palermo. Un passaggio che infine ha preso forma nell’ultimo anno, con la finalizzazione del reparto all’Arnas Civico del capoluogo e Palazzo d’Orleans che ne ha messo a bando la gestione, poi affidata per tre anni al San Donato di Milano – il cui presidente è l’ex ministro Angelino Alfano – per 8 milioni di euro. Insomma tutto pronto per chiudere a Taormina e aprire a Palermo, perché una norma, il Dm 70/2015, prevede l’istituzione di una sola cardiochirurgia pediatrica ogni cinque milioni di abitanti.

Se non fosse però che il Ccpm di Taormina in questi anni sia diventato un’istituzione nel settore, riconosciuto a livello internazionale. Guidato dal primario Sasha Agati, il Centro è punto di riferimento, non soltanto in Italia, ma anche per diversi Paesi in via di sviluppo di Asia, Africa e Sud America. Sono numerose le collaborazioni che i medici del San Vincenzo hanno instaurato in giro per il mondo, andando pure a operare in prima persona in zone disagiate del pianeta. Migliaia di prestazioni e successi, che hanno qualificato la Cardiochirurgia pediatrica di Taormina come sede della Congenit Heart Academy, e centro di formazione a distanza con i Children’s Hospital di Toronto e Miami. Fino all’ultimo riconoscimento di questi giorni, che ha piazzato la Sicilia al terzo posto nel Piano esiti, come detto, grazie a indicatori di performance che misurano la qualità dell’assistenza e favoriscono il confronto in un’ottica di miglioramento. Nonostante tutto, a dicembre il Ccpm potrebbe non esistere più, e a livello regionale si parla ancora di come depotenziare ulteriormente l’ospedale di contrada Sirina. Stando a quanto segnalato infatti dagli addetti ai lavori, criticità e rischio dismissione riguardano non solo il Ccpm, ma anche altri reparti, come il Pronto soccorso, l’Urologia, la Nefrologia e l’Ematologia, segnati negli ultimi anni da perdita di posti letto e di personale.

“Siamo pronti – ha dichiarato il sindaco di Taormina Cateno De Luca – ad aprire la battaglia sull’ospedale di Taormina. Stiamo completando la documentazione perché non soltanto non si tocca la Cardiochirurgia pediatrica, ma pretendiamo che venga restituito a questo territorio e a questo ospedale tutto quello che gli è stato rubato da dieci anni a questa parte”.

Eccolo il nuovo fronte di scontro tra il primo cittadino della Perla e la Regione, dopo quello su Teatro Antico e Taormina Arte, stavolta proprio sull’ospedale San Vincenzo. Al centro della questione c’è l’incertezza che permane sul destino del Ccpm, ma anche tutto ciò che riguarda appunto gli altri reparti del presidio, depotenziati e privati nel tempo di posti letto e risorse adeguate a gestire la crescita esponenziale del bacino di utenza del San Vincenzo.

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