"Si tratta di un lavoro già deciso qualche mese fa e che adesso verrà eseguito", le parole al QdS del rup Giancarlo Teresi
Duecentomila euro. È la cifra che la Regione Siciliana ha recentemente stanziato per rimettere mano a un problema che periodicamente si ripresenta: la necessità di dragare i fondali del porticciolo di Marinella di Selinunte, nel territorio di Castelvetrano. L’infrastruttura negli anni scorsi già più volte è finita sulle pagine dei giornali, per i problemi denunciati dai pescatori della zona, impossibilitati a muoversi a causa dei fanghi e della vegetazione che si trova nei fondali. Tra cui la posidonia, la cui gestione della rimozione già a inizio 2024 era finita all’attenzione del Quotidiano di Sicilia per gli importi sostenuti dalla Regione per finanziarne lo smaltimento. Nove mesi dopo, riecco una nuova spesa per tornare a effettuare il dragaggio nonché la necessità di valutare la qualità dei fanghi che saranno prelevati. Dai risultati, infatti, si capirà come gestirli.
Urgenza e indifferebilità
L’esigenza di un nuovo dragaggio dello scalo portuale di Marinella di Selinunte è emersa già in primavera. A inizio aprile, infatti, il dirigente generale del dipartimento Infrastrutture, Salvatore Lizzio, firmò il decreto con cui si autorizzava l’esecuzione di “un intervento urgente e indifferibile”. Nei giorni seguenti e poi nuovamente a fine luglio, il responsabile unico del procedimento Giancarlo Teresi ha effettuato alcuni sopralluoghi per verificare lo stato dei luoghi e, successivamente, arrivare alla progettazione dei lavori che andranno eseguiti. Tuttavia, soltanto a inizio di settembre si è avviato l’iter di affidamento. Considerata la cifra a disposizione di 200mila euro, dei quali oltre 109mila per lavori soggetti a ribasso – a cui vanno aggiunti gli oneri per la sicurezza, i costi della manodopera e le somme a disposizione dell’amministrazione – la scelta è ricaduta su una gara a inviti. Nello specifico, la Regione ha inoltrato la richiesta di preventivo a quattro imprese: la Battistella spa di Pasiano di Pordenone, in Friuli, la Chiofalo Costruzioni di San Filippo del Mela (Messina), la Pacos di Naro (Agrigento) e la Cosmak di San Piero Patti (Messina). A rispondere, tuttavia, è stata soltanto quest’ultima, presentando un’offerta con un ribasso del 5 per cento e aggiudicandosi, così, il contratto per un valore di poco meno di 104mila euro (a cui andranno aggiunti i costi per sicurezza e manodopera). Di pari passo, la Regione ha anche affidato – per poco meno di 20mila euro – le attività relative all’esecuzione dei rilievi topo-batimetrici, il prelievo di carote di sedimenti e la redazione degli elaborati e degli studi ambientali necessari al rilascio dell’autorizzazione per la gestione dei fanghi che verranno prelevati. A occuparsi di ciò sarà la società palermitana Sigma Ingegneria.
Obiettivo ripascimento
A parlare al Quotidiano di Sicilia dei nuovi lavori al porto è il rup Giancarlo Teresi. “Ci troviamo nella necessità di intervenire per consentire una normale fruizione dell’infrastruttura – spiega l’ingegnere contattato telefonicamente – Si tratta di un lavoro già deciso qualche mese fa e che adesso verrà eseguito, con l’intento di gestire il materiale che verrà dragato così come previsto dalla normativa di settore. Nello specifico, il nostro convincimento è che i fanghi possano essere riposizionati nei fondali distanti dal porto”. Per fare ciò, tuttavia, servirà che la qualità degli stessi sia compatibile con la loro immersione in mare. Un fattore non scontato, considerato che si agisce all’interno di un porto, un luogo dove transitano diverse imbarcazioni a motore e dove spesso la quantità di rifiuti è maggiore che altrove. “Verranno fatte le analisi necessarie a caratterizzare i fanghi, ma la normativa in vigore consente, con le opportune accortezze, come per esempio l’impermeabilizzazione, di utilizzarli per il ripascimento. Certo è – va avanti Teresi – che se risultassero eccessivamente inquinati verranno mandati negli impianti di trattamento specializzati”. Tra le operazioni previste dal progetto ci sarà una nuova rimozione della posidonia. Tra fine 2023 e inizio 2024, la gestione della vegetazione in passato rimossa e per lungo tempo abbancata a Castelvetrano aveva fatto discutere: “Si tratta di un quantitativo inferiore, per buona parte verrà riposizionata lungo il litorale”, chiosa Teresi. L’ultima battuta, inevitabilmente, riguarda la frequenza con cui è necessario intervenire a Marinella di Selinunte: “Non è un mistero che questo porto sia stato realizzato senza tenere in considerazione una serie di fattori, a partire dalle correnti, che portano periodicamente all’esigenza di dragare i fondali. La mia personale speranza è che si arrivi a un progetto che riveda l’infrastruttura apportando i correttivi necessari a far sì che il problema venga risolto una volta per tutte”.
I casi di Trapani e Mazara del Vallo
Negli ultimi mesi, il Quotidiano di Sicilia si è più volte occupato di lavori di dragaggio finanziati dalla Regione. In due casi, anch’essi in provincia di Trapani, gli appalti in corso hanno portato a polemiche per le modalità con cui si starebbero svolgendo i lavori.
Nella prima circostanza, il dragaggio nel porto del capoluogo ha destato le perplessità di un’associazione di pescatori che ha denunciato il ritrovamento tra le reti, al largo della costa, di sabbie apparentemente contenenti sostanze simile a idrocarburi. Come se – ma l’ipotesi è tutta da verificare – le sabbie prelevate dalle aree del porto e riposte nei fondali al largo fossero compromesse dal punto di vista ambientale.
Più di recente, invece, a Mazara del Vallo un’associazione ambientalista ha presentato un esposto alla procura di Marsala. Nel mirino è finita la gestione dei fanghi – contenenti anche rifiuti come pneumatici – al momento stoccate in alcune vasche a ridosso di una zona d’interesse per l’avifauna e destinate al ripascimento, seppure dai denuncianti considerati ad alto livello di tossicità.
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