Il Dipartimento per le politiche giovanili finanzia ben 567 programmi con fondi del Pnrr. Obiettivo è promuovere lo sviluppo individuale e professionale tra i 18 e i 28 anni
ROMA – “È una buona notizia che nei prossimi mesi potranno fare domanda i giovani per ben 71.741 opportunità di servizio civile universale. Il Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale ha scelto in modo positivo di semplificare la procedura e di concentrare le risorse ordinarie e i residui in un solo bando, il più grande di sempre. Adesso, Dipartimento, Regioni e Enti siamo chiamati a fare una capillare e corretta comunicazione verso i giovani e le famiglie”. A dirlo Licio Palazzini, presidente di Asc aps (Arci Servizio Civile)..
“Dentro la buona notizia – prosegue Palazzini – ci sono, comunque, alcune sfide da affrontare per dare stabilità e avere ogni anno un contingente di almeno 70.000 posizioni. La prima sfida è portare i giovani che fanno domanda e sono selezionati a vivere compiutamente l’anno di servizio, visto l’alto numero di giovani selezionati che non si sono presentati all’avvio del progetto o che hanno lasciato dopo qualche mese”.
“La seconda sfida – fa notare – è riportare al centro dei progetti le attività per la comunità e il ruolo degli operatori volontari. Le misure aggiuntive non possono essere usate per orientare la stesura dei progetti, come è invece accaduto quest’anno in modo specifico con l’infelice misura tutoraggio e certificazione delle competenze cui è stato attribuito un punteggio abnorme”.
“Questa misura – osserva Palazzini – dovrà essere riformulata già nelle prossime settimane. C’è infine un aspetto nell’allegato al Decreto di finanziamento che va chiarito. Forse voleva essere un’azione di trasparenza, ma scrivere importo finanziamento come se fosse tale per l’ente che realizza il programma, nel servizio civile universale non corrisponde al vero; forse si voleva indicare il costo del singolo progetto per lo Stato, sulla base dell’assegno mensile che il Dipartimento eroga agli operatori volontari”.
“Ma – avverte quella formulazione creerà invece equivoci e malintesi, tanto più che gli enti di terzo settore sono obbligati ogni anno a pubblicare i finanziamenti pubblici ricevuti. In questo caso non ricevono nulla perché le risorse vanno direttamente agli operatori volontari. è opportuno quindi che il Dipartimento chiarisca”.