Le precipitazioni sono importanti per salvare le semine primaverili e pure le coltivazioni in campo messe a rischio dal periodo di siccità.
L’arrivo delle precipitazioni è importante per salvare le semine primaverili di mais, girasole, soia e riso ma anche le coltivazioni in campo messe a rischio dopo un lungo periodo di siccità. E’ quanto afferma la Coldiretti, nel commentare positivamente l’arrivo dell’ultima perturbazione con pioggia e neve in montagna. Una boccata di ossigeno per le campagne a secco dopo un inverno che dal punto di vista climatologico ha fatto segnare una temperatura superiore di 1,21 gradi la media storica ma l’anomalia è addirittura di 1,38 gradi in più al nord sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr che rileva le temperature in Italia dal 1800. In difficoltà, ricorda l’associazione, sono anche le colture autunnali come il frumento, l’orzo, l’erba medica e le altre foraggere che soffrono la prolungata siccità e con grandi preoccupazione per le rese della prossima raccolta.
Siccità, le difficoltà in Italia
Sono circa 300mila, indica la Coldiretti, le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana dove nasce quasi 1/3 dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento. Dalla disponibilità idrica dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al granoturco per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi ed i salumi più prestigiosi.
“Per tornare alla normalità servirebbero in realtà settimane di pioggia poiché l’inverno – spiega la Coldiretti – ha lasciato l’Italia del nord a secco con precipitazioni al di sotto della media dopo un 2022 in cui è caduta il 30% di pioggia in meno con danni stimati in 6 miliardi all’agricoltura nazionale. Gli effetti sono evidenti con i grandi laghi che hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 23% del lago di Como al 38% del lago di Garda la cui altezza è al minimo storico del periodo mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3,3 metri, come in piena estate, e si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico”.
“Se pioggia e neve sono dunque attese per ripristinare le scorte idriche in laghi, fiumi, terreni e montagne, i forti temporali con precipitazioni violente – aggiunge la Coldiretti – rischiano di provocare danni diretti sui terreni secchi che non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento con frane e smottamenti che compromettono colture e viabilità rurale. A preoccupare – conclude l’associazione – è anche il brusco e improvviso abbassamento delle temperature che può danneggiare le fioriture di mandorli, peschi, albicocchi e ciliegi, con il rischio della perdita dei futuri raccolti”.