Siciliani e sicurezza, peggiora la percezione nell'Isola - QdS

Siciliani e sicurezza, peggiora la percezione nell’Isola

Michele Giuliano

Siciliani e sicurezza, peggiora la percezione nell’Isola

venerdì 22 Dicembre 2023

I dati Istat nel rapporto sul benessere nei territori: focus, in particolare, su omicidi volontari e altri delitti mortali. Restano comunque sotto la soglia, rispetto al Nord Italia, i furti nelle abitazioni, i borseggi e le rapine

PALERMO – Sentirsi sicuri in Sicilia non è sempre facile. Secondo i dati recentemente pubblicati dall’Istat nel rapporto sul benessere nei diversi territori, la condizione dei siciliani in termini di sicurezza, sia oggettiva che in termini di percezione soggettiva del singolo individuo, è peggiorata tra il 2019 e il 2021.

L’indagine interessa tutte le province, in relazione agli elementi presi in considerazione dalla ricerca per cercare di costruire un quadro il più chiaro e dettagliato possibile. In particolare, l’Istat, a livello territoriale, pone la sua attenzione sul numero di omicidi volontari e su altri delitti mortali denunciati, che rientrano nella casistica al di fuori, per l’appunto, degli omicidi volontari.

Quindi, si passa all’analisi anche delle denunce di furto in abitazione, di borseggio e di rapina. La situazione siciliana non è per nulla rosea, sebbene in alcune categorie rimane comunque migliore che nel resto della penisola. Gli omicidi volontari nel 2021 si attestano su un valore di 0,7 su 100mila abitanti, in media con il Mezzogiorno, ma più alto della media nazionale, che si ferma a 0,5.

In tutte le province segnalato un peggioramento rispetto al 2019

I numeri peggiori si registrano a Enna, che sale a 1,9, seguita da Catania, a 1,1, e Siracusa, a un omicidio volontario ogni 100mila abitanti. Al contrario, né Ragusa né Caltanissetta segnalano alcun evento. In generale, in tutte le province è stato segnalato un peggioramento rispetto al 2019, in particolar modo a Enna, Catania Siracusa e Trapani, che si ferma alla media regionale.

Anche gli altri delitti mortali denunciati riportano un peggioramento dei risultati registrati nell’Isola rispetto alla media nazionale. Se nel 2021 in Sicilia si parla di 3,5 delitti mortali ogni 100 mila abitanti, in Italia ci si ferma al 3,1. I risultati peggiori, in questo caso, ad Agrigento, a 5,3, seguita da Messina, a 3,8, e Caltanissetta, a 3,6.

In termini di peggioramento rispetto al 2019, nel 2021 il territorio che ha fatto peggio è stato quello di Enna, seguito da Agrigento e Trapani a pari merito. I numeri ‘migliorano’ per quanto riguarda le denunce di furto in abitazione, borseggio e rapina. Se rispetto al 2019 è stato registrato un aumento dei casi, la Sicilia rimane comunque ben più bassa della media nazionale.

Per quanto riguarda i furti in abitazione, infatti, l’Istat segnala 110,9 casi ogni 100mila abitanti, mentre la media nazionale sale a ben 210,9. Sopra la media regionale e quasi al livello del resto della penisola, Trapani, che arriva a 200,6; Siracusa, a 170,5; Ragusa, a 136,6, e Catania, a 121,3. Il peggioramento più marcato rispetto al 2019 è stato invece registrato in provincia di Agrigento, a 109,1.

Borseggi più bassi della media nazionale

Anche per quanto riguarda i borseggi in Sicilia i numeri si mantengono ben più bassi che nel resto della penisola: se la media regionale si ferma a 39,9 episodi ogni 100 mila abitanti, in Italia si sale a 157,2. I dati più alti si registrano a Palermo, con un valore di 75,4, mentre a Catania si arriva a 59,5.

Lo scarto rispetto al 2019 è molto alto in particolar modo a Caltanissetta, Enna e Ragusa. Infine, le denunce di rapina, che in Sicilia si fermano a 25 ogni 100mila abitanti, mentre in Italia arrivano a 37,4. Superano di gran lunga la media isolana Palermo, a 39,3 e Catania, a 33. Ragusa è, invece, il territorio che segna il maggiore scarto in negativo tra 2021 e 2019.

Prevale un forte senso di vulnerabilità

Numeri oggettivi che si traducono, nella vita reale, in un forte senso di vulnerabilità: la paura di essere vittima di atti criminali, infatti, può influenzare molto le proprie libertà personali, la propria qualità della vita e lo sviluppo dei territori, perché tende ad inibire la voglia di fare e di crescere, in prospettiva personale e sociale.

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