Simonetta Cheli, uno sguardo tutto al femminile dallo Spazio - QdS

Simonetta Cheli, uno sguardo tutto al femminile dallo Spazio

Simonetta Cheli, uno sguardo tutto al femminile dallo Spazio

Biagio Tinghino  |
sabato 20 Maggio 2023

La prima donna a conquistare la nomina a capo dei Programmi di Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea

ROMA – “I dati satellitari sono l’unico mezzo che abbiamo per ottenere informazioni sullo scioglimento dei ghiacciai e del ghiaccio marino su scala globale. Questi dati sono fondamentali per poter fare un’analisi quantitativa dei cambiamenti: occorre capire nel dettaglio cosa sta succedendo ora per poter prevedere il futuro”. Così esordisce Simonetta Cheli, Direttrice dei Programmi di Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea, intervistata in esclusiva per il Quotidiano di Sicilia. Nata a Siena nel 1963, ha lavorato presso ESA per tre decenni ricoprendo vari ruoli.

Dott.ssa Cheli, lei è la prima donna che ha conquistato la nomina a capo dei Programmi di osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea. Qual è stato il percorso che ha affrontato in questi anni?

“Ho fatto degli studi di economia, scienze politiche sia negli Stati Uniti a Yale che in Italia, ed una tesi alle Nazioni Unite sul diritto internazionale delle telecomunicazioni spaziali, ed anche un master al centro di studi strategici ed internazionali di Parigi. Dopo gli studi, uno stage presso la Commissione Europea nel Gabinetto di un Commissario e poi sono entrata all’Esa nel 1988 e da allora ho ricoperto vari incarichi in Esa nel settore delle relazioni internazionali, Strategia, Comunicazione e della Direzione dell’osservazione della Terra dove dal gennaio 2022 sono stata nominata Direttore”.

Dalla crisi climatica fino alla gestione dell’emergenza legata ai disastri naturali, in che modo state affrontando queste sfide?

“Osservare la Terra dallo Spazio ci permette di avere una visione indipendente e costante dei cambiamenti che il nostro pianeta sta subendo. I dati satellitari ci permettono di vedere l’intero pianeta – da Polo a Polo – incluse lei regioni di difficile accesso. Possiamo monitorare la situazione dei ghiacciai nelle regioni polari, così come dei deserti e delle foreste pluviali. I satelliti, ad esempio, ci permettono di raccogliere informazioni sull’inquinamento atmosferico, sulle emissioni di incendi e vulcani o sulla concentrazione di ozono in determinate aree. Altri satelliti, invece, ci forniscono dati sull’innalzamento del livello del mare; ed altri ancora, sono stati sviluppati per fornire dati ad alta risoluzione della superficie terrestre in maniera da supportare le pratiche agricole e lo sviluppo delle nostre città. Tutti i dati raccolti ci consentono di comprendere come il nostro pianeta stia cambiando, sia a causa delle attività dell’uomo, che per i cambiamenti climatici e per i processi naturali. Inoltre, circa la metà delle 54 variabili climatiche essenziali possono essere monitorate solamente dallo spazio: senza l’esplorazione spaziale non potremmo avere dati fondamentali per analisi cambiamento climatico. Per quanto riguarda i disastri, infine, i dati satellitari vengono forniti direttamente alle organizzazioni di supporto sul campo per ottenere un quadro della situazione. In caso di alluvione o terremoto, ad esempio, è importante sapere quali strade di appoggio possono ancora essere utilizzate e dove si sono verificati gli allagamenti”.

L’Italia è una delle fondatrici dell’Esa. Quali sono i principali obiettivi che coinvolgono il nostro Paese?

“Nel contesto europeo, l’Italia è senz’altro uno dei protagonisti della ricerca spaziale. Tra le molteplici iniziative che hanno coinvolto il Governo italiano, non possiamo non menzionare la più recente: Iride, uno tra i più importanti programmi spaziali satellitari europei di Osservazione della Terra. Il programma sarà realizzato in Italia su iniziativa del Governo grazie alle risorse del Pnrr e sarà completata entro il 2026 sotto la gestione dell’Esa e con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana. La costellazione, insieme ad altri sistemi spaziali nazionali ed europei, è concepita per servire le Amministrazioni Pubbliche, quali la Protezione Civile e molte altre, per contrastare il dissesto idrogeologico e gli incendi, tutelare le coste, monitorare le infrastrutture critiche, la qualità dell’aria e le condizioni meteorologiche. Fornirà, inoltre, dati analitici per lo sviluppo di applicazioni commerciali da parte di startup, piccole e medie imprese e industrie di settore. In particolare, Iride offrirà 8 macro servizi relativi al monitoraggio marino e costiero, alla qualità dell’aria, al monitoraggio dei movimenti del terreno, alla copertura del suolo, all’idro meteo clima, al monitoraggio delle risorse idriche, alla gestione delle emergenze e alla sicurezza. Iride può essere considerata come ‘una costellazione di costellazioni’”.

Quali sono i suoi obiettivi per il futuro?

“Il mio obiettivo principale è quello di svolgere bene il mio lavoro, di implementare il programma di Osservazione della Terra dell’Esa con oltre 40 satelliti in fase di sviluppo, 15 in operazione e moltissimi progetti applicativi e scientifici sull’utilizzo dei dati satellitari come quello delle variabili climatiche e quello del modello digitale della Terra. Inoltre è importante garantire il passaggio di competenze e di expertise in questa fase di ricambio generazionale alle nuove figure che entrano in Esa ed anche motivare i giovani a studiare materie Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e cercare opportunità nel settore dello Spazio. Infine credo che sia importante garantire un collegamento tra il mondo scientifico e tecnico dell’Esa ed i decisori politici ed i cittadini per fare capire la rilevanza strategica dello Spazio e delle tecnologie di osservazione della Terra per la nostra vita di tutti i giorni”.

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